Berlusconi basta. Hai rotto. Vattene. Elettori rinsavite

Battute scambiate per programmi

Con le simpatie e antipatie non si fa politica ne si riforma l’Italia ma la si tiene  bloccata su datate soluzioni.. Incolpare uno di tutti i mali di questo mondo mi sembra dargli troppa importanza diminuendo la propria ( per chiedere aiuto in Italia ci sono 8 numeri  con 20.000 addetti poliziotti paesi ’esteri ne hanno 1  !!)

Se ha perso o ancora no e se stiamo ancora  discutendo su questo dopo 20 anni  significa che alternative politiche e di leadership più credibili gli avversar di Berlusconi non ne hanno saputo costruire.

Questo antiberlusconismo è diventato un paravento, un esercizio per nascondere fallimenti politici, una battuta scambiata per programma. . La Fornero nella  intervista  di ieri dice che “..la politica, quanta vigliaccheria”.

Di fatto La sinistra vince, come si diceva  e sperava un tempo, le elezioni solo se il ceto medio non vota come inei Comuni  dove si è recato alle urne 1 su 3 elettori e dove per raggiungere il 51% del Sindaco si è dovuto ricorrere a movimenti e partiti i più eterogenei programmaticamente salvo poi formare una giunta più omogenea politicamente lasciando a compiti  marginali i compagni di cordata elettorale.

La politica della simpatia e antipatia e non quella politica e programmatica non ha portato in questi anni consensi al PD ma a una sinistra radicale e, dopo la Lega, alla nascita del Movimento 5 Stelle che poi, secondo i vecchi schemi, si è cercato di attrarre nel polo ritenendola una  “ costola della sinistra” non accorgendosi  o facendo finta che questi hanno ben altro per la testa che non il miglioramento dell’attuale struttura statale e sono anche per  una diversa  partecipazione politica alla gestione del governo “ Se cade Letta governiamo noi” dicono.  

Promesse. La politica italiana è piena di promesse e dichiarazioni dei suoi leader che poi non sono state mantenute  perché i governi italiani sono sempre stati composti da maggioranze  di più partiti uniti per prendere maggiori voti alle elezioni, ma divisi e in competizione poi nella gestione del  programma di governo e alla ricerca di mantenere e aumentare i consensi del proprio elettorato di riferimento anche con il sottogoverno e privilegi dando sempre più spazio alle corporazioni e alla politica della concertazione che porta inevitabilmente a rallentare e  a volte bloccare le decisioni dello esecutivo.  E’ stato così per Prodi e Bertinotti, per Berlusconi con Casini e Fini. A tutto questo si è cercato porre rimedio modificando la legge elettorale che è uno strumento della politica e non un postulato, ma non l’organizzazione la forma  del governo senza la quale non esce dalla politica dei rinvii e delle irresponsabilità collegiali.  In Italia  il massimo raggiunto è la durata di un Governo che non è poco anche se insufficiente e non nati e morti o “estivi”. Il problema vero è la divisione della società, l’antagonismo ideologico ancora presente che fa premio sul fare.

Provvedimenti. Se guardiamo indietro, troviamo le lenzuolate riformatrici di Bersani (Taxi e farmacie!), le 36 (?) elencate da F.I.  le riforme scolastiche mai andate a regime e proposte da ognuno degli ultimi 5/6 Ministri contrastati  e dimissionati come Berlinguer del PCI.  Siamo tutti pronti  a riempirci la bocca di “riforme” riferendoci a quanto esiste all’estero. Ma poi all’interno troviamo difficoltà a farne passare di simili: dai contratti di lavoro e rappresentanze in fabbrica e liberalizzazione del lavoro dove per alcuni il posto di lavoro è un diritto e per altri no;  la giustizia e la divisione interna fra giudici e pubblici ministeri; la politica lontana dai centri di potere economico, i privilegi e sperperi (la presidente della Camera sta spendendo 4 milioni di euro l’anno per il sito della Camera). Finchè tirava da buoni italiani non ci siamo preoccupati del futuro e ora ci troviamo in una situazione dove l’opposizione incolpa la maggioranza per il non fatto in passato e viceversa per gli ostacoli frapposti strumentalmente a fini di partito e non del bene comune ( ci viene in mente il provvedimento del 2012 sulla casa di Berlusconi per ampliamento controllato che poteva dar respiro all’edilizia e invece boicottato da  diverse Regioni  per spirito di partito).

Un recente articolo di Stagnaro su Leoniblog  esaminando la situazione Italia nei vari settori dà queste percentuali di realizzazione che riassumiamo:

-          Stato provvedimenti per tornare a crescere: 0 per cento

-          Stato  contrattazione salariale collettiva: 0 per cento

-          Risanamento finanze pubbliche: 66 per cento

-          Indebitamento locale: 50 per cento

-          Riforma dello Stato: 15 per cento

E allora le domande che vengono spontanee sono : via Berlusconi tutto questo sopra raggiungerà l’attuazione del 100 per cento o ci saranno le solite distinzioni politiche partitiche  che frenano da 30 anni l’ammodernamento del  Paese? La rottura interna del PD tra ex PCI e ex DC si comporrà magicamente?

Non sarà che via Berlusconi la sinistra, che trova compattezza interna ma con tante riserve solo se contro Berlusconi , spera che alle prossime elezioni vada a votare il suo storico 30/35% e gli altri rimangano a casa e così governare, il come e per fare cosa da vedere dopo,  il Paese con una minoranza elettorale dimenticando ciò che disse Berlinguer “ Con il 51% si vince ma non si governa?”

Allora avanti con larghe intese e impegniamoci a pacificare questa società che sembra trovare consensi  convinti ma altri ipocriti sul non chiamare più genitori ne madre ne padre ma un indistinto lui e lei e che per dare giusti diritti alle minoranze, sacrifica quelli delle maggioranze e parla di diritti ma mai o poco di doveri.

Ci manca solo l’impeachment di Napolitano che ripete quello occhettiano verso Cossiga .E Berlusconi allora non c’era.  

CW, OPACT Conegliano, 20/8

Solo gli utenti registrati possono commentare gli articoli

Per accedere all'area riservata