La Ministro Kyenge inneggia alla poligamia
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ROMA - "Mio padre è cattolico e poligamo,
nel rispetto della tradizione del Congo. Ha 38 figli da mogli diverse e a me avere tutti questi fratelli ha dato l'idea di vivere in una comunità".
Ha lasciato di stucco molti il racconto familiare fatto a Rai3 dal ministro Cecile Kyenge. Primo ministro di colore, di origine congolese, medico in Italia dal 1983, naturalizzata italiana dopo le nozze con un italiano.
La poligamia di cui parla è legale, spiega la Kyenge, che precisa come suo padre “cattolico” non abbia fatto nulla di proibito, perché in alcuni stati la legge permette di sposare fino a 4 mogli. E alla richiesta di spiegazioni su come un cattolico possa avere 4 mogli, il Ministro pare suggerire che la Chiesa dovrebbe aprirsi: “Questi sono paesi dove religione e tradizione hanno imparato a convivere”.
Per il neo-ministro, già nell'occhio del ciclone per le polemiche scatenate dalla volontà di applicare in Italia, in tema di cittadinanza, lo ius soli, la poligamia "facilita i rapporti con l’altra parte della società, al di fuori della famiglia”.
Per il ministro dell'integrazione facilita i rapporti con la società. Julia Gardiner da Oggi Treviso, 8/5
Alla luce di quanto sopra facciamo, tentiamo di fare qualche riflessione non ideologica ne razzista: 1) si sostiene che l’occidente non può esportare la democrazia con la forza (Iraq) nei paesi ove la dittatura o il malgoverno condannano il popolo alla fame ma non ci accorgiamo che quei popoli attraverso l’immigrazione forzata e alla ricerca di una vita migliore (?) ci portano una rivoluzione e nei nostri valori e nel nostro modo di vivere; 2) la carità è un concetto della Chiesa. Noi l’abbiamo nella nostra cultura assieme all’accoglienza e il sostegno dei bisognosi. Noi, società civile, dobbiamo coniugare queste sensibilità con la nostra organizzazione culturale, economica e legale senza cedere al buonismo che permea spesso queste discussioni e senza strumentalizzare politicamente queste situazioni ; 3) questo intervento del Ministro sta a dimostrare che è in atto una “guerra pacifica ma invasiva” di un altro emisfero per cambiare la nostra cultura. Dobbiamo accettare tutto questo in nome della carità e dell’accoglienza e assistenza dei bisognosi? Ciò senza giudicare se sia più giusto o migliore la loro visione rispetto la nostra ; 4) Le battaglie italiane di una certa sinistra, sinistra che sta sostituendo alla vecchia lotta di classe quella ideologica sui diritti, dovuti ma da dire come si possono godere, degli immigrati, per la concessione di alcuni diritti senza i necessari equilibri e contrapartite, non sono una resa incondizionata” alla cultura estera” pur con l’onore delle armi? Corvo rosso, 8/5