Contrordine, catastrofisti
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Sorpresa: il riscaldamento globale è in ritardo, scrive l’Economist.
L’Apocalisse è in ritardo. Eppure fino a qualche anno fa gli esperti e gli scienziati più alla moda assicuravano che la scienza era concorde sul fatto che non ci fosse più tempo da perdere e che le temperature globali avrebbero raggiunto livelli pericolosi entro breve. Così non è stato, e ieri l’Economist riportava la “notizia” spiegando che “i cambiamenti climatici sono più lenti di quello che gli scienziati pensavano”. La svolta culturale è importante (in attesa di vederne un seguito sugli altri media): “Negli ultimi dieci anni le temperature non sono aumentate”, scriveva ancora il settimanale inglese, sdoganando un argomento spesso censurato dal pensiero mainstream. E’ la fine della “retorica climatica basata sulla paura”? Forse: dopo oltre un decennio passato a sentir dire che il clima cambia per colpa della CO2, leggiamo finalmente che esso varia naturalmente, che le nuvole hanno un ruolo decisivo e che ci sono molti meccanismi ancora sconosciuti che lo regolano.
Ci si chiede adesso se chi dubitava dell’influenza delle emissioni umane sul clima continuerà a essere considerato un nazista (Al Gore dixit) o sarà riabilitato e se è il caso di auspicare un rinascimento del dialogo tra chi sosteneva che sull’argomento la scienza non avesse più nulla da aggiungere e chi ha sempre avuto qualche dubbio. In attesa di scoprirlo, l’Economist fa un po’ il paraculo: “Tutto questo vuol dire che il mondo non deve più preoccuparsi?”, si chiede l’articolo. Naturalmente no (altrimenti di cosa abbiamo parlato fino a oggi?). Il global warming ci sta solo concedendo una pausa durante la quale dobbiamo agire. Fino al prossimo rinvio.
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