Come muore l’auto elettrica
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La Norvegia dimostra che la batteria è più utopia che sogno
Qualche tempo fa le due parole chiave dei sostenitori del global changing erano auto elettrica. Un mito di cui hanno parlato tutti, da Grillo a Obama. In realtà, secondo un’analisi di Reuters, è solo nella ricca Norvegia che l’automobile a batteria sembra avere avuto un timido successo (il 3 per cento delle auto vendute a febbraio non vanno a idrocarburi). Ma è una piccola consolazione per il settore. Che infatti è sussidiato dallo stato scandinavo tramite incentivi fiscali per cercare di pareggiare il prezzo dell’auto elettrica con quello delle macchine a benzina. “La Norvegia è un’oasi nel deserto”, ha detto a Reuters Peter Schmidt, direttore di Automotive Industry Data. “Ma è un esempio che non può essere seguito – ha aggiunto – funziona solo perché la Norvegia ha delle ‘supertasse’ sulle auto normali”.
Per l’Europa sarà quindi difficile che in piena crisi economica possa permettersi di sussidiare il settore e raggiungere l’obiettivo di 9 milioni di veicoli verdi in circolazione entro il 2020, contro i centomila attuali. Negli Stati Uniti l’economia a “trazione elettrica” era uno dei sogni promessi dal presidente Barack Obama durante il primo mandato alla Casa Bianca. Un sogno che l’esempio norvegese ha ufficialmente trasformato in utopia. Infine, non è affatto detto che una quattroruote a batteria inquini meno. Semmai succede dove circola, ma non dove viene prodotta. Gli impianti situati in Cina sono una macchina da smog che sparge acidi, polveri e fumi nell’aria. Per essere anche più dannosi di quelli che sfornano auto normali. Quotidiano, 14/3