Quante sono le truppe di Bersani?
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I numeri dicono che l’opzione “voto” esiste. Le ipotesi sul piano B. I calcoli
in Parlamento, la geografia delle correnti e la ragione per cui il “fronte elezioni” spaventa il Quirinale
Quante truppe abbiamo segretario? Arriverà un momento in questa traballante e sgangherata legislatura in cui il mondo del centrosinistra dovrà mettersi attorno a un tavolo e controllare il pallottoliere. Il momento da fissare con una puntina sul calendario arriverà verso la fine del mese, quando Pier Luigi Bersani sarà costretto fare i conti al Senato con quella che sembra essere sempre di più, per lui, un’amara realtà: il no del Movimento 5 stelle al “governo Gargamella” (ricordiamo che al Senato Bersani e Monti hanno 142 senatori, cioè sedici voti in meno rispetto ai 158 della maggioranza). Sarà in quel momento, dunque, quando tra Quirinale e segreteria del Pd rischierà di scoccare l’ora del Far West, che il centrosinistra dovrà decidere se premere il tasto “elezioni” oppure mettere la legislatura in stand by e tentare, triangolando con Giorgio Napolitano, di seguire un’altra strada con un altro primo ministro e una nuova coalizione che, oplà, improvvisamente potrebbe allargarsi anche al Popolo della libertà. Si dirà: che c’entrano le truppe? Che importanza può avere il calcolo di quanti deputati i vari capi corrente del Pd sono riusciti a eleggere in una legislatura destinata a non avere lunga vita? La ragione è semplice: la Carta degli intenti firmata a ottobre da tutti i leader della coalizione prevede che i “progressisti e democratici si impegnano a decidere a maggioranza qualificata tra i gruppi parlamentari in caso di dissenso su temi rilevanti”; e dunque semmai il centrosinistra dovesse ritrovarsi a scegliere se spingere o no il bottone “elezioni” si dovrà andare alla conta in Parlamento; dove le truppe del Pd, a sorpresa, potrebbero essere sufficientemente attrezzate per intimorire il Quirinale.
I numeri, già. Il Foglio ha fatto i conti dei soldati di cui possono disporre a Montecitorio i vari “capi corrente” (a Palazzo Madama la proporzione è identica) e il risultato è questo: Bersani può contare su 91 deputati (più i 3, non molti, dalemiani), Vendola su 37, Renzi su 34, i giovani Turchi di Fassina e Orfini su 33, Franceschini su 27, Letta su 17, Fioroni su 13, Veltroni su 8 (più 3 di Bettini), Bindi su 7, il centro democratico su 6, i socialisti su 4, Civati su 3, Marino su 3, Puppato e Prodi su un solo deputato (dal calcolo restano fuori circa 50 deputati, 15 di questi sono indipendenti, gli altri sono ibridi e difficilmente incasellabili in una categoria). Seguendo questi numeri, e una volta fatte tutte le riflessioni del caso (visto quanti veltroniani sono rimasti? Visto quanti giovani turchi sono stati eletti? Visto che equilibrio tra franceschiniani, lettiani e fioroniani?), si capirà che i numeri a favore delle elezioni subito ci sarebbero eccome. Il condizionale è d’obbligo perché, per uno strano scherzo del destino, anche qui le cifre non sono scontate. A favore del voto, sommando bersaniani, vendoliani, giovani turchi, civatiani e mariniani, ci sono 168 deputati, quasi la maggioranza assoluta. Contro il voto subito, invece, sommando i parlamentari che fanno capo alla vecchia classe dirigente, e che hanno buon feeling con il Qurinale (D’Alema, Bindi, Franceschini, Letta, Veltroni), ci sono circa 75 deputati. Restano fuori i renziani. I quali però, come risulta al Foglio, dovendo scegliere se appoggiare un governo col Pdl o andare a ottobre al voto col sindaco di Firenze candidato, probabilmente sceglierebbero la seconda opzione.
Dunque, al netto delle variabili difficilmente calcolabili (per esempio, chissà quanti bersaniani, una volta fattosi da parte il segretario, continuerebbero a sostenere con convinzione la linea “elezioni subito”), i numeri sono questi. E viste anche le polemiche registrate ieri tra il fronte del voto subito e quel del voto non subito (il deputato lettiano Marco Meloni ha definito “irresponsabili” Fassina e Orfini che voglono il voto subito) più ci si avvicinerà all’ora del Far West e più questi calcoli potrebbero tornare particolarmente utili. di Claudio Cerasa – @claudiocerasa, 8/3