«Quando Coppi fu tradito dalla Dama Bianca»
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Fausto , l'amore, e quella «vendetta» per gelosia. La biografia inedita:
il Campionissimo fece allontanare dalla squadra il rivale Petrucci reo del flirt con Giulia Occhini
Un campione sulla strada, anzi un Campionissimo. Ma con debolezze umane, terribilmente umane, nella vita di tutti i giorni. Roso dalla gelosia e vendicativo, al punto da mandar via dalla sua squadra quel coequipier colpevole di aver avviato una liaison dangereuse con la sua compagna. Questo, almeno, stando a quanto riporta una biografia choc su Fausto Coppi appena pubblicata in Belgio. Straordinarie vittorie, ma anche doping, corse vendute e comperate. E quel «triangolo» sentimentale. Appunto, lui: Fausto, il semidio vincitore di cinque Giri d’Italia e due Tour de France adorato e idolatrato dai tifosi di tutta Europa. E poi lei: la «Dama Bianca», Giulia Occhini, che per stare accanto al campione lasciò il marito, scioccando e scandalizzando un’Italia dove la parola divorzio sarebbe stata sdoganata soltanto una ventina d’anni più tardi, grazie a un referendum. E infine l’altro: Loretto Petrucci, grintoso sprinter toscano vincitore di due Milano-Sanremo consecutive nel 1952 e nel 1953.
IL RIVALE ALLONTANATO - La vulgata ufficiale racconta che dopo quella strepitosa doppietta il velocista - sorta di «meteora» del pedale perché poi non vinse più nulla - fosse entrato in rotta di collisione con il Campionissimo. Per la stagione successiva Petrucci pretese gradi da capitano e gregari al suo fianco. Fausto non gradì e lo fece mandar via dalla squadra. Ma di questo allontanamento la biografia su «Fausto Coppi» - che è il titolo dell’elegantissimo volume di 164 pagine accompagnato ad un vasto repertorio di fotografie in gran parte inedite - dà una diversa e nuova motivazione: quella della gelosia dovuta a un tradimento sentimentale.
LA BIOGRAFIA - Autore della biografia e dell’indiscrezione -gossip è un giornalista belga, Frederick Backelandt, 30 anni, redattore della rivista sportiva «Grinta», innamorato del ciclismo al punto da essere diventato campione del mondo nella gara che ogni anno disputano i giornalisti. Del Campionissimo, Backelandt è un tifoso sfegatato e il libro – che raccoglie, tra Belgio e Italia, decine di testimonianze di ex corridori, gregari, massaggiatori e giornalisti vicini a Fausto – è una testimonianza d’affetto mescolata a molti aneddoti che oggi guardiamo con indulgenza e nostalgia perché ricordo di un ciclismo eroico, ma in fondo non troppo lontani dagli scandali recenti che hanno travolto il pedale. Appunto: il doping, le vittorie vendute in gara. Ma anche le donne e il corollario piccante di quel tradimento.
PETRUCCI «NON GRATO» - «Fausto era un uomo di rare qualità: umile, disponibile, alla mano, nessun dubbio su questo. Ma come ogni grande campione del ciclismo – scrive il giornalista nella biografia – non amava avere accanto corridori ambiziosi che potessero fargli ombra. Alla fine del 1953 Loretto Petrucci venne dichiarato “persona non grata” alla Bianchi. Petrucci aveva osato sfidare Coppi vincendo due volte la Milano-Sanremo. Questa è la ragione ufficiale per cui il velocista venne allontanato dalla squadra. Ma diverse fonti indipendenti mi hanno confermato che coltivava una relazione segreta con la Dama Bianca e questa fu la ragione vera per cui Coppi non lo volle più accanto a sé».
FAUSTO ASSEDIATO DALLE TIFOSE - Backelandt non svela il nome di chi gli abbia raccontato della liaison e di questo segreto custodito per mezzo secolo nella pancia dei fedelissimi del Campionissimo. Certo non Petrucci - che oggi ha 83 anni - al quale il giornalista belga ha chiesto brutalmente se avesse avuto una storia proibita con Giulia Occhini, la «Dama Bianca» che Fausto conobbe sulle strade del Giro e per la quale lasciò la moglie Bruna Ciampolini, scuotendo lo Stivale con quella decisione presa tra passione folle, am0re per una donna e il coraggio di sfidare la morale imbalsamata di un Paese appena uscito dalle rovine della guerra. «Petrucci non mi ha risposto di sì - racconta Backelandt - ma nemmeno di no». Più probabile che la fonte sia stata uno dei gregari del Campionissimo. «Angeli» come Ettore Milano, Pino Cerami e Andrea Carrea. O magari come Gino Oriani, l’autista personale di Coppi, intervistato nella casa poco lontano dal Ghisallo dove vive ancora. Oriani racconta di come il Campionissimo fosse assediato dalle tifose, proprio come le groupies che oggi attendono i calciatori fuori dallo stadio per impalmarli. «Prima di una tappa dolomitica decisiva per una vittoria al Giro - è il ricordo - i dirigenti della squadra mi fecero fare la guardia davanti alla stanza d’albergo dove dormiva Fausto per evitare che la vincitrice del concorso di Miss Italia, Fulvia Franco, che alloggiava nello stesso piano, lo disturbasse».
TIFOSI ARRABBIATI - E poi certo, c’erano anche i tifosi inferociti proprio con la Dama Bianca, bella, bruna, sexy, colpevole di aver ammaliato il Campionissimo: svelato a quel punto nelle sue fragilità terrene, non più - o non solo - un eroe omerico, ma un uomo qualunque, incapace di sfuggire alle tentazioni della carne, a scapito delle vittorie. Quale fosse il clima di quel periodo, lo descrive Riccardo Filippi, che di Coppi fu gregario fedele: «Quando lo scandalo esplose e la storia con Giulia Occhini divenne di pubblico dominio, piovvero sempre di più gli insulti dei tifosi che divennero improvvisamente ostili. Ricordo che in gara e negli allenamenti dovevamo pedalare tutti accanto a lui. Dovevamo proteggerlo come fossimo degli scudi».
IL DOPING - Ma la biografia dedicata a Coppi contiene altri gossip, che però del ciclismo sono il sale. Ad esempio quell'accordo con il fuoriclasse belga Rik Van Steebergen di cui parla il connazionale Raymond Impanis: «Rik offerse a Fausto 100.000 franchi belgi in vista dell'arrivo della Roubaix del 1952. Van Steenbergen vinse la corsa, Coppi arrivò secondo. La sera stessa Coppi mandò qualcuno a prendere la somma. Cash». E poi il doping. È il gregario belga Roger Decock a «fotografare» una specie di istantanea: «Vidi Coppi fermarsi d'improvviso sulla salita del Ghisallo al Lombardia del 1956. Qualcuno dal ciglio della strada si avvicinò per fargli un'iniezione. Ricordo l'ago che attraversava i pantaloncini».
CAMPIONE BENVOLUTO - In ogni caso nel lungo ritratto che gli ha dedicato il giornalista belga Fausto emerge anche, e forse soprattutto, come un campione di umiltà che del gruppo era l'indiscusso leader. «Quando nel 1952 sull’Alpe d’Huez mi strappò la maglia gialla - sono le parole ancora commosse del coequipier Andrea “Angelo” Carrea, scomparso poche settimane fa - venne da me per scusarsi». E «bruciato» sul fil di lana da Coppi, apparso d’improvviso sul traguardo del Puy-de-Dôme, il belga Jan Nolten ancora oggi non riesce a prendersela con il Campionissimo: «Lui vinse, io persi. Ma ero contento lo stesso. Mi aveva battuto Coppi». ,
per il Corriere della Sera, 28/ di 2Alessandro Fulloni