Settantamila morti in Siria
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Cifre inquietanti dall’Onu. Chissà qual è la linea rossa dell’occidente.
Settantamila morti in meno di due anni, e noi ancora non abbiamo fatto nulla. E’ questa la sintesi del discorso sulla Siria tenuto dall’alto commissario per i Diritti umani dell’Onu, la signora Navi Pillay, che ha spiegato: “La mancanza di consenso e la conseguente inazione sono state disastrose, e i civili di entrambe le parti hanno pagato il prezzo più alto. Saremo giudicati per questa tragedia che sta avvenendo sotto i nostri occhi”. Del giudizio non importa molto ai leader occidentali che sono ben più interessati a fare i calcoli degli effetti collaterali di un’eventuale caduta del regime di Assad. La situazione sul campo è complicata: “Abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti”, ha detto un ribelle nella zona di Hama al nostro Daniele Raineri, giustificando così la presenza massiccia di islamisti nella lotta contro le forze di Damasco: il gruppo che va per la maggiore, Jabhat al Nusra, è stato messo sulla lista nera dei terroristi di Washington, ma questo non ha portato a grandi cambiamenti sul terreno.
E’ stato l’estremo tentativo da parte dell’ex segretario di stato Hillary Clinton di dividere i ribelli tra buoni e cattivi, in modo da trovare una strategia per i buoni (è la stessa tattica adottata con i talebani, e i risultati sono sotto i nostri occhi, pure se oggi si festeggerà l’Obama-che-chiude-le-guerre dopo l’annuncio del ritiro di 34 mila soldati dall’Afghanistan). Ma il segretario alla Difesa uscente, Leon Panetta, ha ammesso che sulla Siria si brancola nel buio: non c’è strategia, ci si augura che il regime imploda da sé. In un articolo su Newsweek, Mike Giglio aggiunge elementi inquietanti alla già inquietante assenza di strategia: la Cia ha tradito i ribelli?, chiede il reporter di guerra. Il suo resoconto è piuttosto preoccupante, se si pensa che la presenza degli 007 è stata l’unica garanzia presentata dagli americani per una transizione siriana governabile e controllabile. I ribelli sono armati, si sa, ma il movimento delle armi è diventata un’altra fonte di preoccupazione, “né Turchia né America possono controllare il movimento delle armi”, dice un contrabbandiere. Chissà qual è la linea rossa invalicabile per Obama e gli occidentali, chissà se vicino alla minaccia delle armi chimiche c’è anche un numero di vittime civili ritenuto intollerabile. E chissà che numero è. Rainieri, 13/2