Scenario post elezioni 5°

1. L’INCIUCIONE TRA CULATELLO BERSANI E SHERPA MONTI GIA'

DEFINITO E ADDIRITTURA CON I MINISTRI PRINCIPALI GIA' INCASELLATI. ECCOLI: LO SHERPA, MANCO A DIRLO, VA AGLI ESTERI. IL DIRETTORE GENERALE DI BANKITALIA, FABRIZIO SACCOMANNI VA ALL'ECONOMIA, LETTA ENRICO ALLO SVILUPPO ECONOMICO SPACCHETTATO PER ACCONTENTARE LE COALIZIONI ALLEATE E GLI INTERNI AL ROTTAMATO D'ALEMA, CHE TANTO CI TIENE - 2. LA TREGUA NASCE DA UNA VALUTAZIONE REALISTICA DELLE RECIPROCHE DEBOLEZZE: MONTI SA CHE NON PRENDERÀ VOTI TALI DA ESSERE DECISIVO, QUINDI GLI CONVIENE ABBASSARE I TONI A SINISTRA. BERSANI SA CHE L'OMBRA LUNGA DEL MONTE DEI PACCHI NONOSTANTE I RIGUARDI DELLA PROCURA DI SIENA SI MUOVE COMUNQUE SEGUENDO I PASSI DEL PD - 3. TATTICAMENTE, UNA MOSSA CHE E’ L'ENNESIMO FAVORE A SILVIO BANANONI CHE NON MANCHERÀ CERTO DI ADDITARE I CONTRAENTI COME COMUNISTI E UTILE IDIOTA DEI COMUNISTI, NONCHÉ UNITI DALLE TASSE E DAGLI INTERESSI NELLE BANCHE E PER LE BANCHE

DAGOREPORT, 6/2

Nella Roma che oscilla tra inverno e primavera a seconda dell'ora e dell'altezza del sole, anche la repentina tregua tra Bersani Pierluigi e Sherpa Monti rischia di passare per un solido accordo di governo gia' definito e addirittura con i ministri principali gia' incasellati. Eccoli: lo Sherpa, manco a dirlo, va agli Esteri. Il direttore generale di Bankitalia, Fabrizio Saccomanni va all'Economia, Letta Enrico ovviamente allo Sviluppo economico debitamente spacchettato per accontentare altre componenti delle due coalizioni alleate (e anche per evitare di ripetere le magre figure di Passera Corrado) e gli Interni all'ex leader rottamato, D'Alema Massimo, che tanto ci tiene.

Diamo conto di tale nocciolo duro di un governo Pd/Scelta Civica solo per dovere di cronaca e perché, oggettivamente, Bersani e Monti si sono finalmente accorti che stavano facendo soltanto il gioco di Berlusconi Silvio e si sono correttamente divisi i compiti tra di loro: il primo e' andato qualche giorno in giro per l'Europa a presentarsi, spiegare e rassicurare. Il secondo ha continuato ad attaccare Berlusconi, non mancando tuttavia nel frattempo di fare personalmente qualche promessa fiscale, sia pure meno voluttuosa della restituzione in contanti dell'Imu 2012 avanzata dal fidanzato di Francesca Pascale.

In realtà, la tregua nasce da una valutazione più realistica delle reciproche debolezze: il premier attuale sa che, pur mettendo nell'ombra il genero di Caltariccone Franco, non prenderà voti tali da essere decisivo, quindi gli conviene abbassare i toni a sinistra.

Bersani sa di non essere il D'Alema dei tempi migliori, sa che Vendola Niky (a proposito, nel futuro governo gia' definito dove lo mettono, visto che ad ottobre si vota in Puglia?) qualche cazzata come quella della violenza sui gay nella tollerante Roma dell'imbelle Aledanno prima o poi l'avrebbe fatta e che, infine, l'ombra lunga del Monte dei Paschi nonostante i riguardi della Procura di Siena si muove comunque seguendo i passi del Pd.

Tatticamente, se dovesse esistere gia' un accordo, si tratterebbe comunque di una mossa non appropriata, dal tempismo sbagliato e che rileva nervosismo a go go in entrambi i soggetti. Una mossa che può rivelarsi come l'ennesimo favore al proprietario del cartellino di Balotelli Mario, che non mancherà certo di additare i contraenti al pubblico ludibrio elettorale come comunisti e utile idiota dei comunisti, nonché uniti dalle tasse e dagli interessi nelle banche e per le banche.

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