Il lavoro diritto si può perdere
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Ma il problema è uno solo: il lavoro non è un diritto, e lo si può perdere.
Passato questo principio, ci sarà lavoro, e meglio pagato, e ci saranno misure per sostenere il lavoratore, non i posti improduttivi. Approfondimento
Al direttore Ferrara, il Foglio - Ho letto con molto interesse il suo “Siamo fondati sul lavoro…”. Un mito radicato nel passato, come tutti i miti. Qualcuno, tempo fa, disse a ragione che la società italiana è fondata, invece, sulle piccole rendite delle famiglie. Ma da dove e quando nasce questa ideologia del lavoro come base dell’Italia?
Friedrich Overbeck dipinse negli anni 20 dell’800 un bellissimo quadro, che si trova a Monaco nelle Raccolte di stato della Baviera, ed è intitolato “Italia e Germania”. La Germania accosta il suo viso a quello assai dolente dell’Italia, e tiene nelle sue mani la destra di questa in atteggiamento consolatorio: perché? La risposta è: perché l’Italia è povera, e va commiserata e soccorsa dalla meno povera Germania. Ma di cosa è povera l’Italia? E’ povera di capitali… E nella seconda metà dell’800, in atmosfera ormai socialista, si noterà che essa è ricca di mano d’opera, ossia di lavoro. L’Italia è la grande proletaria.
D’Annunzio nella Carta del Carnaro e Mussolini nella Carta del lavoro daranno rilievo costituzionale al lavoro, sul quale l’Italia deve fondare la propria essenza, poiché l’aratro che traccia il solco è una priorità rispetto alla spada che lo difende. E niente più emigrazione, per carità! Ciò solo avrebbe consentito all’Italia proletaria e fascista di dire la sua, con l’assenso di quelle forze un po’ cattoliche e un po’ romantiche che inneggiavano al corporativismo. Ecco in breve da dove trae origine la Repubblica fondata sul lavoro.
Bisogna però ricordare che negli anni ’20-’30 l’ideologia italiana del lavoro piacque: parve una terza via tra capitalismo e comunismo sovietico. Piacque a Pound, per esempio. Naturalmente, la storia d’Italia ha anche ben altro: ha i suoi banchieri lombardi, astigiani o piacentini; e altri, senesi o fiorentini, così presenti nei vertici della chiesa e nelle monarchie europee. Ma questi protagonisti sono stati isolati nei testi di storia, e nella storia dell’arte in particolare. Ma chi frequenta i primi e la seconda sa che l’Italia è una gloriosa e antica Repubblica fondata sul capitale, non meno che sul lavoro.
Francesco Molinari, giornalista estero de La Stampa 5/2