Inviato Onu paragona Hamas ai partigiani
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Israele boicotta. Per la prima volta uno stato membro non va al
Consiglio dei diritti umani. Netanyahu: “Su 91 risoluzioni, 39 contro di noi”. Per la prima volta da quando esiste un organismo all’Onu addetto ai diritti umani, la delegazione di Israele non si è presentata per l’“esame periodico universale”. Si tratta del meccanismo che prevede lo scrutinio della situazione umanitaria in tutti i paesi membri delle Nazioni Unite. Dal 2006 è la prima volta che uno stato boicotta l’appuntamento. Amnesty International accusa Israele di mettere a rischio l’intero processo di verifica dell’Onu, mentre il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ha detto che il Consiglio per i diritti umani “ha adottato finora novantuno decisioni: trentanove di esse riguardavano Israele, tre la Siria e una l’Iran. Con grande coerenza, il Consiglio Onu per i diritti umani, in cui siedono vari campioni delle libertà civili come Arabia Saudita, Bangladesh, Cina, Indonesia, Giordania, Kuwait, Angola, Benin, Botswana, Burkina Faso, Camerun, Congo, Gibuti, Mauritania, Nigeria, Senegal, Uganda, Malesia, Qatar e Cuba, non trova mai nulla di cui occuparsi che sia più urgente delle presunte violazioni di Israele”. Un Consiglio talmente ossessionato da Israele che di recente ha reso possibile una conferenza del leader di Hamas Ismail al Ashqar nel quadro di un evento organizzato all’interno dell’agenzia Onu a Ginevra.
D’ora in avanti, l’ambasciatore d’Israele all’Onu non comparirà più di fronte al Consiglio, né risponderà alle sue chiamate, né coopererà con esso in alcun modo. Già la scorsa primavera Gerusalemme aveva annunciato la sospensione di ogni rapporto con il Consiglio per i diritti umani, dopo che l’organismo aveva approvato un’inchiesta speciale sugli insediamenti israeliani in Cisgiordania. La risoluzione sulla missione d’inchiesta nei Territori è stata approvata dai 47 stati membri del Consiglio con trentasei voti a favore, uno contrario e dieci astenuti. Soltanto gli Stati Uniti hanno votato contro, definendola “prevenuta”.
“Anche la resistenza metteva a rischio i civili”
Ieri la tensione è aumentata dopo che l’inviato del Palazzo di vetro in Israele e nei Territori, Richard Falk, ha paragonato Hamas ai partigiani francesi durante la Seconda guerra mondiale.
“Immaginate che i ruoli siano capovolti come durante l’occupazione nazista di Francia e Olanda”, ha detto Falk. “Combattenti per la resistenza erano percepiti dall’occidente liberale come eroi e non c’era alcuna attenzione critica sulle loro tattiche che mettevano a rischio la vita dei civili innocenti”, ha aggiunto Falk, dicendo che Hamas (come la resistenza antinazista) è legittimata a usare metodi che portano alla morte di civili israeliani, il nuovo oppressore secondo il commissario Onu. “Coloro che hanno perso le loro vite nella resistenza sono stati onorati come martiri”, ha continuato, spiegando che “Khaled Meshaal e altri leader di Hamas hanno fatto simili affermazioni nel loro esercizio di resistenza visto il fallimento della diplomazia e della sicurezza che l’Onu non ha garantito sotto la legge internazionale”.
Professore emerito all’Università di Princeton, celebre teorico del “nuovo diritto internazionale” e avvocato in cause dibattute davanti alla Corte internazionale di giustizia, Falk era stato appena coinvolto in aspre polemiche a seguito della pubblicazione su Twitter di una vignetta che raffigura un cane con la kippah e la scritta “Usa” che urina sull’immagine della giustizia e un commento circa la responsabilità della “comunità ebraica organizzata” per la politica israeliana nei Territori. Ci mancava soltanto il paragone fra lo sceicco del terrore Ahmed Yassin e il leader della resistenza antinazista in Francia Jean Moulin.
di Giulio Meotti