Crescere si può, un parere
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Domani sera venerdì Francesco Daveri, economista, sarà alla libreria Quartiere Latino. Ecco
alcuni argomenti tratti dal suo libro.
D. Qual è il motivo principale per cui abbiamo smesso di crescere, e per cui (plausibilmente) non potremo più tornare a crescere come in passato?
Con una formula sintetica, si può dire che abbiamo smesso di crescere da quando siamo diventati un paese VERDE, vale a dire, un paese Vecchio, Ricco e Densamente popolato. Siamo vecchi perché già oggi 20 italiani su 100 hanno più di 64 anni; una quota così alta di persone anziane la si trova tra i paesi ricchi solo in Giappone. In un paese vecchio si formano maggioranze politiche contrarie al cambiamento e all’innovazione: e senza innovazione non c’è crescita. In secondo luogo, siamo molto più ricchi di una volta: il nostro reddito pro-capite è circa il doppio di mezzo secolo fa. E in un paese con la pancia piena diminuisce la voglia d’inventarsi (o cercarsi) un lavoro dove c’è, mentre cresce l’aspirazione a trovarselo sotto casa. (…)
D: Ma se i limiti che fanno di noi un paese VERDE non si lasciano scalfire, perché non cercare di sostenere la crescita riducendo le tasse o aumentando la spesa pubblica?
Penso che la via fiscale sia una strada pericolosa, e soprattutto senza sbocchi, perché presuppone una crescita hard che all’Italia, paese VERDE, ormai è preclusa. Inoltre, noi italiani siamo abituati da troppo tempo a convivere con un debito pubblico enorme; e allora penso, se anche il governo ci desse uno stipendio mensile a titolo gratuito, ognuno di noi sarebbe portato a chiedersi: e domani cosa succede?
D. È stato detto che le liberalizzazioni di Monti non hanno funzionato perché sono state pensate dal punto di vista dell’offerta dei servizi, anziché dal punto di vista dell’utente.
È così. E aggiungerei che anche in quei casi in cui guardavano ai consumatori, hanno ottenuto poco. Aumentare il numero delle farmacie, in che senso mi beneficia, se sono un consumatore di farmaci? Mi può dare un beneficio se i farmaci vengono a costare meno. Se aumentiamo il numero delle farmacie, ciò che si riduce nel migliore dei casi è il costo di andare in farmacia, perché ci metto meno tempo, ho un vantaggio di prossimità. Però bisognerebbe chiedere agli anziani se preferiscano fare 300 o 500 metri in più per andare a prendere il farmaco nel paese vicino e pagarlo meno; oppure pagarlo come prima (perché i farmaci di fascia C non vanno nelle parafarmacie) ma fare meno strada. (…)
Francesco Daveri, Crescere si può, Il Mulino 2012
Intervista a cura di Sergio Levi