LE DONNE NON CONTRATTANO AUMENTI
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Questa non è una lamentela. Non è nemmeno una pipa, di quelle che fumano
gli uomini che hanno appena chiesto e ottenuto un aumento di stipendio. Perfino nel momento economico più sventurato, quando il massimo della fortuna applicato al lavoro è riuscire a non perderlo. L’audacia, la competitività e l’incoscienza maschile funzionano anche in stato di crisi: secondo uno studio molto recente (novembre 2012) del National Bureau of Economic Research, gli uomini sono più propensi a negoziare gli stipendi quando non ci sono le condizioni per farlo, quando nessuno ha detto loro che quel compenso è negoziabile, quando la logica e i superiori consigliano di starsene buoni in un angolo e aspettare.
Assumono un’aria spavalda, si sentono dentro una specie di Fantacalcio, si divertono anche, spesso vincono. Le donne, invece, sono un disastro. Non chiedono e quindi non ottengono. Restano ferme, aspettano che lo stipendio le insegua, le chiami gridando: fermati, sei così brava eccoti qua quanto ti spetta. Il loro stato d’animo, nel negoziare un compenso, è quello del paziente che si avvicina al trapano del dentista, scrive l’Atlantic nella sua nuova sezione, “Sexes”, che racconta i rapporti fra uomini e donne. Le donne si preparano prima, con sofferenza, rimandano, bussano alla porta cariche di aspettative negative, si sentono in colpa e quando chiedono, chiedono poco: il trenta per cento in meno degli uomini. In Europa guadagnano il sedici per cento in meno degli uomini, in Italia il venti, e il venti per cento delle donne adulte e oneste lavoratrici dichiara di non negoziare affatto, anche quando sarebbe opportuno.
Anne-Marie Slaughter, la prima donna ad avere l’incarico di Director of Policy Planning del dipartimento di stato americano guidato da Hillary Clinton, nel suo famoso saggio “Perché non possiamo (ancora) avere tutto” aveva analizzato molti aspetti della fatica femminile in un mondo (ancora) dominato da regole maschili, e in un inciso aveva scritto: le donne non chiedono abbastanza. Non chiedono abbastanza soldi, visto che gli uomini contrattano quattro volte più delle donne. Possono essere bravissime a negoziare per gli altri, a trattare per i bisogni collettivi, ma quando si tratta di sé, arrossiscono. Secondo l’Atlantic si tratta solo di farsi le ossa: sono entrate relativamente tardi nel mondo del lavoro, la loro metamorfosi da madri a squali non è ancora completa, e anche se le carriere femminili hanno superato quelle maschili durante la crisi economica in America, tra il 2009 e il 2011, per ogni dollaro guadagnato da un uomo una donna ha ottenuto settantanove centesimi. Non è la metamorfosi, però, è la natura, è un certo orgoglio che fa pensare, contro ogni logica: si accorgeranno di quanto valgo, verranno a offrirmi quello che merito, non sono io a dovere chiedere. E’ una forma di romanticismo che si estende a tutto, e ricopre anche i sentimenti di domande non fatte e risposte aspettate. Così, quando lui si chiederà perché lei se ne sia andata, mentre era tutto così perfetto e lei non aveva mai chiesto niente di diverso, non avrà ancora capito molto delle donne. Non chiedono, attendono testarde, sostenute da un’incrollabile fiducia nella meritocrazia dell’esistenza. Mentre tutti i nuovi manuali strillano: “Ask for it”, le donne aspettano ancora di non avere più voglia di aspettare.
Annalena - Il Foglio, 23/1