Indice delle liberalizzazioni 2012: 52%
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L’Indice delle liberalizzazioni è un tentativo di misurare il grado di apertura di sedici
settori dell’economia italiana rispetto ai paesi più liberalizzati d’Europa. Quest’anno, l’Indice viene valutato al 52%, 3 punti in più rispetto al 2011. La ragione di questa crescita deriva dal miglioramento di quasi tutti i settori censiti: infatti, dei sedici settori indagati, dieci migliorano (di cui quattro in maniera rilevante, cioè guadagnano almeno 5 punti), tre restano stabili e tre subiscono un modesto arretramento. Ciascun settore ha una storia a sé, ma in generale si può affermare che si iniziano a vedere gli effetti delle riforme operate dal governo Monti che, per quanto timide, segnano una cesura rispetto al passato e mettono in moto un processo che, presumibilmente, l’anno prossimo porterà a ulteriori passi avanti.
L’Indice generale delle liberalizzazioni esprime semplicemente la media aritmetica delle valutazioni settoriali. Queste ultime derivano dallo impiego di indicatori qualitativi e quantitativi. Istituto Bruno Leoni
Sintesi:
- Mercato elettrico (77%)
- Mercati finanziari (66%)
- Trasporto aereo (65%)
- Mercato del gas naturale (64%)
- Televisione (61%)
- Mercato del lavoro (60%)
- Mercato dell’arte (58%)
- Ordini professionali (52%)
- Servizi postali (52%)
- Fisco (47%)
- Trasporto pubblico locale (45%)
- Telecomunicazioni (45%)
Mercato elettrico (77%)
Benchmark: UK
Il mercato elettrico si conferma come quello più liberalizzato tra i settori considerati, guadagnando altri cinque punti rispetto al risultato già elevato raggiunto nel 2011. Il progresso è riconducibile alla maggiore competizione che si rileva sul mercato, anche in conseguenza della crisi economica che ha determinato una condizione di eccesso di capacità produttiva la quale costringe i produttori a farsi una concorrenza più serrata. Tuttavia, vi è pure un elemento di forte criticità che potrebbe portare, nei prossimi anni, a rivedere la valutazione al ribasso: l’eccesso di capacità produttiva è dovuto in parte al boom della produzione rinnovabile incentivata e caratterizzata da obblighi di ritiro, dunque sottratta sia al rischio-prezzo sia al rischio-volume. Inoltre essa potrebbe portare all’adozione di schemi di remunerazione della capacità non utilizzata a scopi di sicurezza tale da ridurre ulteriormente la quota del mercato contendibile. Se l’indice
viene ricalcolato tenendo conto di questo fatto, la valutazione crolla dal 77 % al 61 %.
Mercati finanziari (66%)
Benchmark: Svizzera
Rispetto alla Borsa svizzera, quella italiana si mostra sufficientemente aperta, anche se in modesta diminuzione rispetto al 2011 (-3 punti percentuali). Restano pertanto significativi spazi di miglioramento, legati soprattutto alla forte presenza pubblica all’interno della capitalizzazione borsistica e allo insufficiente indipendenza ed efficacia del regolatore di settore (la Consob). Inoltre il peso del
listino milanese rispetto al prodotto interno lordo italiano rimane limitato, il che riflette una generale arretratezza del nostro mercato finanziario.
Trasporto aereo (65%)
Benchmark: Irlanda
Il trasporto aereo continua a vedere migliorare la propria situazione concorrenziale, crescendo di 3 punti rispetto all’anno scorso. Si osserva lo effetto della liberalizzazione europea, da un lato, e del venir meno del monopolio legale sulla linea Linate-Fiumicino, dall’altro.
Mercato del gas naturale (64%)
Benchmark: UK
Il mercato del gas naturale vede crescere in misura modesta il proprio grado di liberalizzazione di 2 punti percentuali rispetto al 2011. La principale area di criticità resta lo scarso dinamismo della domanda, con un tasso di switching ancora estremamente basso soprattutto tra i piccoli consumatori (domestici e pmi). È tuttavia positivo che sia stato avviato il processo di separazione della rete dall’incombente, seppure in modo non del tutto convincente in quanto operata attraverso una cessione dell’infrastruttura a Cassa depositi e prestiti che è anche azionista di controllo di Eni.
Televisione (61%)
Benchmark: Spagna
Il mercato televisivo arretra, seppure di un solo punto, rispetto al 2011. Tale piccola variazione è dovuta, in realtà, non a un peggioramento della situazione italiana ma principalmente a un miglioramento di quella spagnola, col ridimensionamento dell’operatore pubblico iberico. Proprio l’estensione e il peso dello intervento pubblico sono la maggior causa dell’arretratezza italiana
Mercato del lavoro (60%)
Benchmark: UK
La valutazione del mercato del lavoro rimane stabile rispetto al 2011. Viene giudicata positivamente la scelta compiuta nell’ambito della recente riforma delle pensioni di fare leva sull’età pensionabile, piuttosto che su altre variabili del sistema pensionistico, per evitare di incidere ulteriormente sulle dinamiche del mercato del lavoro. Restano i vincoli legati all’estinzione del rapporto di lavoro, in relazione ai quali non si sono ancora prodotti gli effetti della riforma Fornero. Quest’ultima sarà oggetto di studio nell’edizione 2013 dell’Indice delle liberalizzazioni.
Mercato dell’arte (58%)
Benchmark: UK
Il mercato dell’arte fa registrare un lieve aumento di due punti rispetto all’anno precedente. Questo piccolo miglioramento è dovuto al peggioramento della performance del paese
benchmark nell’indicatore riguardante il regime #scale: l’aliquota massima dell’Iva è infatti passata dal 17,5% al 20%, allineandosi quasi a quella italiana (passata dal 20% al 21%). Rispetto all’edizione 2011 dell’Indice è inoltre intervenuto un cambiamento nella metodologia, dal momento che è stato aggiunto un quinto nuovo indicatore riguardante l’esercizio delle professioni.
Ordini professionali (52%)
Benchmark: UK
Le professioni guadagnano 5 punti di liberalizzazione rispetto al 2011. Ciò dipende essenzialmente dal “pacchetto Monti” che integra le “lenzuolate Bersani”, ampliando i margini di libertà nell’organizzazione ed esercizio dell’attività professionale. In particolare, incide sulla valutazione la rimozione dei vincoli residui all’esercizio della professione in forma societaria, con la possibilità di includere anche soci di capitale.
Servizi postali (52%)
Benchmark: Olanda
Il mercato dei servizi postali cresce di 5 punti rispetto al 2011. Il miglioramento è spiegabile con l’”onda lunga” del Terzo pacchetto postale europeo, recepito proprio nel 2011.
L’aspetto più importante sta nella scelta, presa con 17 anni di ritardo, di attribuire funzioni regolatorie su questo mercato a un’Autorità indipendente (l’Agcom), e sottraendole agli uffici ministeriali in patente conflitto di interesse. Pesa tuttavia sul nostro paese, al di là dei numerosi tentativi di interpretare in
senso restrittivo le direttive comunitarie, la natura pubblica del quasi-monopolista, che è riuscito – presumibilmente proprio in virtù di questo suo status – a sollecitare l’adozione di regole più favorevoli a sé che al mercato e alla concorrenza.
Fisco (47%)
Benchmark: Svizzera
La valutazione della nostra liberalizzazione fiscale arretra di un punto rispetto all’anno scorso. Tale valutazione riflette un giudizio negativo sul nostro sistema tributario in tutte e tre le aree qui considerate: la tassazione delle imprese, la tassazione degli individui e la pressione fiscale nel suo complesso.
Trasporto pubblico locale (45%)
Benchmark: UK
Il trasporto pubblico locale cresce solo di un punto rispetto al 2011. In parte questo risultato risente degli effetti del referendum 2011 e della decisione della Corte Costituzionale 2012, che hanno cancellato l’obbligo di gare per lo affidamento del servizio. Di conseguenza il settore rimane vittima di una normativa opaca e potenzialmente anti-concorrenziale, a cui si aggiunge la pervasiva proprietà pubblica degli operatori. Se il nuovo regolatore indipendente dei trasporti interverrà in modo radicale sul comparto, nei prossimi anni potrebbero osservarsi significativi progressi.
Telecomunicazioni (45%)
Benchmark: UK
Le telecomunicazioni rimangono un settore nel quale, in virtù della particolare situazione della telefonia fissa, permangono serie criticità, per quanto il settore sia in costante crescita (quest’anno +3 punti rispetto al 2011). L’operatore dominante continua ad avere un’ampia fetta di mercato, senza contare la forte influenza (seppure indiretta) esercitata dalla politica su tutte le scelte che lo coinvolgono. Inoltre il modello di separazione della rete appare insoddisfacente, con le conseguenti difficoltà nello switching e nell’accesso dei concorrenti a condizioni eque.