Fa sempre lo stesso caldo
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Le temperature globali non aumentano più, nonostante i catastrofisti. Forse le dodici orche
marine che ieri sono rimaste intrappolate sotto uno strato di ghiaccio formatosi in soli due giorni nella baia di Hudson, in Canada, avevano dato troppo ascolto a chi sostiene che i ghiacci del nostro pianeta si stanno irrimediabilmente sciogliendo. Le orche si sono poi salvate da sole, se avessero aspettato l’intervento del “team di esperti” con navi rompighiaccio, sarebbero ancora lì. Mentre i cetacei nuotavano sotto la banchina verso il mare, l’Economist riprendeva i dati del Noaa, l’agenzia federale che si occupa di clima negli Stati Uniti, la quale sostiene, dati alla mano, che il 2012 è stato l’anno più caldo da quando in America si misurano le temperature. La notizia fa allarmare, soprattutto se data insieme a quella per cui il mondo è sempre sudato dato che i dieci anni più caldi mai registrati sono tutti negli ultimi quindici. Non è così semplice: nessuno nega che negli ultimi anni del secolo scorso le temperature globali siano aumentate (semmai il dibattito è sulle cause del riscaldamento), il punto è che da allora non sono più salite. In altre parole, i dieci-anni-più-caldi-di-sempre sono anche stati tutti uguali. Altra obiezione alle conclusioni tratte dall’Economist: perché adesso le temperature che aumentano in America fanno notizia, mentre quando qualche anno fa non aumentavano il dato veniva snobbato dagli esperti spiegando che gli Stati Uniti rappresentano appena l’1,5 per cento del pianeta?
Il clima, si sa, è il regno dell’interpretazione, come si è visto in questi giorni sui giornali dopo che il Met Office britannico ha pubblicato una lunga ricerca su clima e meteorologia azzardando previsioni per i prossimi anni: in estrema sintesi, il servizio di meteorologia inglese spiegava che per i prossimi cinque-dieci anni non ci si aspetta un incremento significativo delle temperature. La notizia è stata criticata da chi ha fatto del catastrofismo climatico una religione, oltre che una fonte di reddito, eppure il Met Office si è limitato ad applicare una vecchia regola di chi fa le previsioni: nel dubbio, dire che domani sarà come oggi. Sembra dunque che tra chi maneggia questi dati si stia facendo largo una certa cautela: il panel Onu di scienziati che studiano il clima, ha fatto sapere di non aspettarsi significativi aumenti degli eventi estremi nei prossimi anni (altro che “più Sandy per tutti”) e la Nasa ha reso noto che secondo i suoi studi anche piccole variazioni dell’attività del Sole possono incidere sul clima terrestre. Curiosità: come detto, dopo essere cresciuto per anni, il riscaldamento è fermo da una decade. Nel frattempo però le emissioni prodotte dalle attività umane non sono diminuite. Forse che a causare il global warming sia anche qualcos’altro? A corredo dell’articolo dell’Economist c’è anche un grafico: su un mappamondo sono segnati gli otto luoghi in cui negli ultimi cento anni si sono toccate temperature record e l’anno in cui il record è stato toccato. Sei su otto sono tra il 1905 e il 1977. Quando i Suv non esistevano ancora. Il Foglio, 11/1