Sartori: «Politica e giovani ostaggio della demagogia»
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Da Bersani a Monti, i leader inneggiano alla società civile. Il politologo Sartori avverte:
«Avremo l'Aula piena di dilettanti». .di Gabriella Colarusso
Ultima, in ordine di tempo, è arrivata la candidatura di Giampaolo Galli, ex direttore della Confindustria marcegagliana, nelle fila del Pd, in quota bloccata. Ma l'elenco degli esponenti della società civile chiamati nelle ultime settimane a dare la propria disponibilità per le prossime elezioni è lungo e trasversale.
IL MITO DELLA SOCIETÀ CIVILE. Dal Pd al Movimento 5 stelle, passando per la lista civica di Mario Monti e i 'rivoluzionari' del brand Ingroia, è tutto un fiorire di candidature rigorosamente estranee alla politica di professione. Travolti dal vento dell'anti-Casta, i partiti cercano il riscatto nella società civile.
I DILETTANTI DELLA POLITICA. Rinnovamento? «Nient'affatto», dice il politologo Giovanni Sartori, che pure non è mai stato un difensore del posto fisso in parlamento. «Mi pare piuttosto una sbornia demagogica che spero passi presto», spiega a Lettera43.it. «I problemi della politica sono diventati complicatissimi, e noi rischiamo di avere un parlamento di persone per carità finalmente oneste, ma in balia di discorsi di cui non capiscono niente e di argomenti che non conoscono».
DOMANDA. Sembra diventato d'obbligo candidarsi in quota società civile per avere chance di elezione certa.
RISPOSTA. È una moda sciocca che non porterà da nessuna parte. Così rischiamo di avere un parlamento fatto di persone che non sanno leggere un bilancio ne scrivere un progetto di legge. E invece governare implica queste conoscenze.
D. Che neppure la politica tradizionale però spesso ha dimostrato di possedere.
R. L'innovazione è necessaria, ma doveva essere fatta in maniera graduale e con più equilibrio. Così è un salto nel buio. Siamo affidati a Dio, o a Lucifero, dipende dalla religione di ognuno.
D. Non crede che la società civile possa rappresentare meglio gli interessi dei cittadini di quanto abbiano fatto finora i politici di lungo corso?
R. È un'idea sciocchina che nasce dalla demagogia trionfante. Io sono uno studioso di scienza politica e faccio molta fatica a seguire la mia letteratura. Figurarsi questi altri poveracci della cosiddetta società civile che si troveranno a recitare discorsi di cui non capiscono niente e a maneggiare argomenti che non conoscono.
D. Meglio i professionisti della Casta?
R. La politica non può essere una professione nel senso weberiano del termine, perché quando l'unica occupazione diventa quella di essere eletto in parlamento allora si creano le clientele, i collegi sicuri, la corruzione. Detto questo però, inondare le Camere di persone che non hanno nessuna competenza sulle cose di cui devono decidere mi lascia assai preoccupato.
D. La scelta dei partiti è quindi un calcolo elettorale?
R. Oggi è di moda fare così, ma i problemi sono grossissimi, difficili, complessi. Anche gli specialisti non hanno le idee chiare, figurarsi persone che fino al giorno prima si occupavano di atletica.
D. Esiste una terza via?
R. Avevo avanzato una proposta, che i politici fossero rieleggibili solo due volte. Con una interruzione ogni due legislature. Questo avrebbe impedito ai candidati eletti oggi di occuparsi subito e solo di costruirsi una clientela e un elettorato sicuro per la successiva rielezione.
D. Com'è andata a finire?
R. Mi sembrava una soluzione equilibrata, evidentemente non è stata accolta. Ma credo che passata questa sbornia molto demagogica, poi si tornerà a una soluzione più ragionevole.
D. Sembra però che il mito della società civile abbia contagiato tutti, centro, destra e sinistra, da Monti e Bersani.
R. La scelta di Monti è forzata, perché lui non ha un partito ne un suo elettorato e non può fare altro che attingere alla società civile. Per il Pd di Bersani questo problema non esiste. Eppure ha ceduto alla demagogia dominante.
Mercoledì, 09 Gennaio 2013