Chi è la Comunità di Sant’Egidio

PAUPERISMO E MARKETING. TER¬ZOMONDISMO E POLITICA. TANTA MASSONERIA E POCO VATICANO.

ECCO A VOI LA COMUNITÀ DI SANT’EGIDIO – DA 30 ANNI, UNA DELLE PIÙ POTENTI LOBBY DEL PAESE GRAZIE ALL’APPOGGIO DI POLITICI DI OGNI PARTE E GIORNALONI – CON L’ASCESA DEL FONDATORE RICCARDI, L’“ONU DI TRASTEVERE” E’ FINITA AL GOVERNO – LA RIUNIONE DI MONTI NEL CONVENTO DELLE SUORE DI SION GRAZIE A DON PAGLIA CHE VI ALLOGGIA QUANDO SCENDE A ROMA…. Di Stefano Zurlo 31/12

Pauperismo e marketing. Ter¬zomondismo, ma senza perdere la consuetudine con il potere. L'abilità è la prima virtù nella co¬munità di Sant'Egidio, uno degli snodi strategici nelle ore in cui Monti sta partorendo la sua crea¬tura. E la nascita è assistita dai gu¬ru della comunità, elegante bi¬glietto da visita delle migliori istanze pacifiste della nostra epo¬ca. Sant'Egidio ha meriti indub¬bi, per esempio aver portato la pa¬ce nel Mozambico devastato da una lunghissima guerra civile, ma Sant'Egidio gode anche di buona stampa.

Specialmente quella di sinistra che poi è quella che forma buona parte della co¬scienza nazionale. E Sant'Egidio ha ottime entrature nei palazzi che contano, nelle stanze di chi comanda, nelle sagrestie più ac¬creditate. Così quando nel 1992 la diplomazia parallela della co¬munità fece scoppiare la pace nel paese africano, nessuno si ricor¬dò d¬ell'opera preziosa e infatica¬bile del sottosegretario Gabrielli. I giornali lo oscurarono, come ca¬pita in una eclissi, e tributarono la standing ovation d'ordinanza alla comunità romana.

IL CAPO DELLA SANT EGIDIO VINCENZO PAGLIA

In principio, un trentina d'an¬ni fa, c'erano due preti. Don Vin¬cenzo Paglia, classe 1945, e don Matteo Zuppi, di dieci anni più giovane. Il primo è stato per molti anni parroco della basilica roma¬na di Santa Maria in Trastevere, l'altro il suo vice. Poi, sia pure a tappe, entrambi hanno fatto car¬riera. Oggi Paglia è vescovo di Ter¬ni, Zuppi è vescovo ausiliare di Roma con raggio d'azione fra i vip del centro storico. Il terzo del gruppo, Andrea Riccardi esce dai fermenti postsessantottini del Virgilio, uno dei licei storici della Capitale. I tre fondano San¬t'Egidio, una comunità che met¬te le proprie energie al servizio dei poveri. È un po' la loro chiave di violino: il cristianesimo viene a liberare gli ultimi. E i poveri, per loro, sono soprattutto quelli che non ce la fanno, che non arrivano alla fine del mese, che faticano a mettere insieme il pranzo con la cena.

Intendiamoci: non c'è nien¬te di più cristiano, ma l'enfasi è tutta in quella direzione perché Nostro Signore è venuto a salvare tutti, chi sta bene e chi se la passa male. Insomma, la realtà viene letta con il cannocchiale della tra¬dizione cattolica democratica. Un menù perfetto per la sinistra, anche se la comunità sa essere trasversale. Lo si capisce bene quando Paglia diventa, il 2 aprile 2000, vescovo di Terni: la consa¬crazione avviene davanti a mi¬gliaia di persone nella basilica d San Giovanni in Laterano. Paglia fa il giro del tempio, manco fosse il Papa, per raccogliere l'applau¬so scrosciante dei fedeli fra i quali ci sono politici di tutto l'arco costi¬tuzionale.

Paglia, e con lui i suoi amici e col¬laboratori, è fatto così: sembra intimo della destra, del centro e della sinistra e infatti, come una lobby superaddestra¬ta, Sant'Egidio batte cassa con tut¬ti i governi. Ma il cuore sta a sini¬stra, nella cornice di quel paupe¬rismo che privilegia chi si dibatte in fondo alla scala sociale. Dove il povero non è il povero di spirito ma quello cui manca tutto. A San¬t'Egidio invece non manca nulla: finanziamenti, consenso, soste¬gno dei grandi giornali. Se Cl e l'Opus Dei sono sempre state nel mirino dei quotidiani progressi¬sti, con accuse talvolta al limite della fantascienza, Sant'Egidio e i suoi capitani sono sempre stati portati in palmo di mano e la co¬munità ha sempre ricevuto cospi¬cui aiuti per i propri progetti: per esempio 600 milioni di lire per combattere l'Aids in Mozambi¬co con tanto di assegno arrivato da Bill Gates tramite il presidente di Microsoft Italia Roberto Pao¬lucci.

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