I Fratelli Musulmani schierano Regeni nella guerra a Sisi
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Gli islamisti brandiscono la morte del ricercatore contro il “regime fascista” che sta con “l’assassino sionista Netanyahu”
di Giulio Meotti | 01 Aprile 2016 ore 14:45
Roma. Sul caso di Giulio Regeni sono in corso due partite: la legittima richiesta della famiglia del ricercatore italiano per ottenere giustizia e verità sulla fine atroce del giovane ricercatore (ieri si è parlato di un dossier su Regeni che era presente al ministero dell’Interno del Cairo) e la campagna, molto meno legittima, che i Fratelli Musulmani stanno conducendo in Egitto brandendo il nome del ragazzo italiano. Proprio ieri, l’Alleanza in sostegno alla legalità, una sigla di opposizione egiziana creata dai Fratelli Musulmani, ha organizzato una manifestazione contro il governo del presidente Abdel Fatah al Sisi. Con una nota diffusa tramite i social network, l’opposizione egiziana sostiene che oggi inizierà una nuova settimana di proteste sotto lo slogan “salvate l’Egitto rapito”.
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Nell’appello si chiede di organizzare al Cairo e in altre città del paese le manifestazioni dopo la preghiera del venerdì islamico contro il governo definito “golpista” e per chiedere la cacciata di al Sisi. Da settimane, i mezzi di comunicazione della Fratellanza islamica hanno impugnato la bandiera di Regeni per attaccare il governo Sisi. La campagna inizia il 13 febbraio, quando i Fratelli Musulmani dichiarano: “L’Egitto è un cimitero per gli avversari, i poveri e i turisti. L’arresto, la sparizione forzata e l’uccisione dello studente e ricercatore italiano Giulio Regeni è un metodo ‘standard’ usato da parte del regime attualmente al potere e dei suoi apparati di sicurezza contro migliaia di egiziani, in mezzo a un vergognoso silenzio internazionale”. Si continua il 19 febbraio: “Il regime golpista che recentemente ha ucciso il giovane studente italiano Giulio Regeni è lo stesso regime che ha ucciso i turisti messicani e sta uccidendo egiziani nelle carceri e nelle strade. Lo stesso regime repressivo è anche in possesso di due giovani turchi che potrebbero fare a loro quello che ha fatto a Regeni”.
Il 7 marzo il Muslim Brotherhood Supreme Administrative Committee, l’organo di governo della Fratellanza, chiede “un’indagine internazionale indipendente per proteggere i detenuti da persecuzioni, torture, restrizioni assurde e maltrattamenti utilizzate da parte delle autorità del colpo di stato per costringerli a firmare false confessioni di crimini di cui sono innocenti. L’uccisione orribile dello studente italiano Giulio Regeni ne è una testimonianza”.
L’11 marzo, Abdul Mawgood Dardery, portavoce del Partito della Giustizia e della Libertà, la sigla con cui la Fratellanza si è presentata alle elezioni, chiede un giro di vita al ministero dell’Interno egiziano: “Il ministero dell’Interno del regime golpista è determinato a continuare a demonizzare i Fratelli Musulmani con false accuse e bugie. Stanno cercando di coprire i propri crimini, in particolare l’uccisione di centinaia di buoni giovani egiziani e dello studente italiano Giulio Regeni”. Nello stesso giorno, l’Anti-Coup Pro-Legitimacy National Alliance, una delle organizzazioni chiave con cui si esprime oggi la Fratellanza fuori legge, dichiara: “Il regime assassino che ha ucciso lo studente italiano Giulio Regeni è lo stesso che ha ucciso migliaia di egiziani. L’assassino Sisi si è unito alla Russia criminale per distruggere la Siria e sta spingendo un sionista come candidato per la presidenza della Lega araba”. Molto attivo su Regeni è anche il portale a favore dell’ex presidente Mohammed Morsi, “Democracy on trial”: “Lungi dall’essere un ‘incidente isolato’, il caso Regeni dipinge il quadro di uno stato in cui sparizioni, torture e disprezzo per i diritti civili e la libertà di stampa sono diventati la norma”. E ancora: “E’ lo stesso regime fascista che si coordina con l’entità sionista per eliminare il popolo palestinese e che elogia l’assassino sionista Netanyahu…”. Nel catalogo di definizioni usate anche in Italia contro Sisi manca soltanto quest’ultima.
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