Molenbeek prova che non esiste l'islam moderato
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Quante Molenbeek abbiamo permesso crescessero nei nostri Paesi in nome dell'accoglienza e del multiculturalismo?
Alessandro Sallusti - Sab, 19/03/2016 - 15:45 Giornale
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Alla fine l'hanno preso, Salah Abdeslam, il terrorista islamico detto «la bestia», capo del commando che la sera del 13 novembre scorso, al grido di «Allah Akbar», assaltò a Parigi il Bataclan.
In quella discoteca rimasero a terra i corpi di 93 persone, per lo più giovani che avevano l'unica colpa di essere occidentali. Salah riuscì a fuggire dal luogo dell'attentato e dopo qualche avvistamento sparì nel nulla, diventando il ricercato numero uno del terrorismo islamico in Europa. Si pensò anche che avesse trovato rifugio nel califfato dell'Isis a lui tanto caro. Nulla di tutto questo. Si nascondeva a casa sua, a Molenbeek, quartiere islamico di Bruxelles, a meno di un chilometro dal palazzo sede e simbolo dell'Europa.
Per quattro mesi Salah si è preso gioco delle polizie e dei servizi segreti, al massimo ha cambiato qualche appartamento, l'ultimo in una palazzina di proprietà del Comune. Ha potuto farlo perché evidentemente ha goduto di aiuti e protezioni che sono andati ben oltre la sua cellula, per altro decimata nella notte di Parigi. Per quattro mesi un quartiere islamico, Molenbeek, ha fatto da rifugio, scudo attivo e passivo per un feroce criminale di Allah che ha sulla coscienza 93 ragazzi. Cosa sono a Molenbeek, tutti terroristi o anche solo estremisti? No, sono quelli che in molti definirebbero «islamici moderati», «integrati», «fratelli in altra fede». Sono l'equivalente di quei «cittadini onesti» che in Sicilia hanno protetto nell'omertà la latitanza di Totò Riina e Bernardo Provenzano, i capimafia ricercati per anni in tutto il mondo che se ne stavano tranquillamente a casa loro.
Quello che è successo a Molenbeek è la prova che non esiste l'islam moderato, civile, rispettoso. L'islam è una religione, ma anche una setta: non esiste il giusto o sbagliato, il bene o il male. Vale solo «o con me o contro di me». E chi è contro è un infedele, che se non va colpito direttamente certamente non va aiutato a estirpare ciò che per noi è il male. Neppure di fronte a mani sporche di sangue innocente. Salah era, e resta, innanzitutto uno di loro. Infatti oggi nessuno festeggia a Molenbeek per l'arresto di una bestia. Semmai c'è rabbia e tristezza. Già, ma quante Molenbeek abbiamo permesso crescessero nei nostri Paesi in nome dell'accoglienza e del multiculturalismo?