La Germania non è pronta alla rivoluzione culturale degli immigrati

Parla il sociologo Soeffner: come mantenere lo stato di diritto?

di Andrea Affaticati | 22 Gennaio 2016  Foglio

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Immigrati accolti alla stazione di Colonia

Milano. “Non capire che con i profughi importiamo anche i loro conflitti vuol dire non guardare in faccia alla realtà”. Il sociologo tedesco Hans-Georg Soeffner ha idee forti sui fatti di Colonia e più in generale sull’impatto che il milione di profughi giunti nel 2015 in Germania potrà avere sulla società tedesca. Soeffner è professore emerito e fondatore della Scuola di sociologia ermeneutica dell’Università di Costanza. “Siamo una società pluralistica”, dice Soeffner al Foglio, e dunque “caratterizzata da una tensione tra la religione e la secolarizzazione di cui va tenuto conto”. Soeffner già in un articolo di qualche giorno fa per la Frankfurter Allgemeine spiegava: “L’Europa è la regione del mondo più secolarizzata in assoluto, ancora più degli Stati Uniti. Il suo modello di società, frutto ed eredità dell’Illuminismo, ci ha portato a convincerci che il nostro sia l’unico modello applicabile universalmente, perché basato sulla ragione. Questa presunzione ci porta a non riuscire a concepire che per altri questo modello non sia oggetto di ammirazione, ma anzi, che possa suscitare avversione”. Negare questo stato di fatto è pericoloso. Per questo Soeffner critica la lentezza con la quale si sta muovendo il governo tedesco.

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Secondo il sociologo sono queste le basi per una vera integrazione e per quello che lui chiama un “contratto civico”. Un contratto stipulato da una società dove ogni suo singolo componente comprende e accetta le differenze, conosce le sovrastrutture, la loro interazione, i linguaggi e i ruoli, e se ne sappia avvalere. Un contratto civico in cui tutti collaborano al mantenimento dello stato di diritto. “Invece siamo di fronte a una disorganizzazione totale. Non siamo nemmeno in grado di registrare velocemente tutti i nuovi arrivati. E’ assurdo per un paese come il nostro, dove il diktat dell’ordine è sovrano”. E così ci si chiede tuttora cosa abbia spinto Merkel ad abbracciare la variante tedesca del “Yes we can!”: “C’entra probabilmente la sua storia personale, lei è figlia di un pastore protestante. E la speranza che con questo gesto venisse cancellata l’idea di una Germania xenofobo. Quando si guarda a Berlino non si può mai prescindere dalla sua Storia

Categoria Estero

Commenti

Massimo Buonocore • 4 ore fa

Mi chiedo come sia possibile che in Germania si consenta all' Imam di Colonia di affermare che quanto è successo sia colpa delle donne che: 1) vestono in modo indecoroso; 2) si profumano per attirare gli uomini.

Non conosco le leggi tedesche ma a me sembra una affermazione agghiacciante ed ancora peggio se ci fosse un indifferente silenzio da parte delle autorità.

In pratica quell' individuo ha dato delle puttane a tutte le vittime dello scempio.

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Fabrizia Lucato • 7 ore fa

È davvero molto interessante quanto dice Soeffner, ed è ancora più interessante che lo possa dire adesso, senza tirarsi dietro valanghe di critiche. Visto che la Storia la fanno sempre e comunque gli esseri umani, con tutte le loro storie, è molto probabile che la decisione della Merkel nasca dal fatto che è figlia di un pastore protestante; che è della ex Germania Est, e quindi cresciuta in un clima di estrema colpevolizzazione della storia passata con magari il desiderio di riscattarla; e forse anche da tutte le accuse di freddezza, insensibilità e mancanza di empatia che le piovvero addosso dopo un incontro con una ragazzina migrante. Tutti le dissero allora che era senza cuore. In realtà, a me era parsa molto onesta e pure affettuosa. Ma cosa conta la realtà dei fatti, davanti alla "narrazione" degli stessi fatti?

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