L’Intifada del “presidente moderato”. Il Foglio svela l’Abu Mazen connection
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Esclusiva. Ecco una prova della responsabilità di Abu Mazen negli attacchi terroristici che hanno ucciso trenta persone in Israele. Così gli ufficiali della sua Guardia presidenziale gestiscono le piattaforme dell’odio
di Giulio Meotti | 05 Gennaio 2016 ore 06:03
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Dimostranti palestinesi lanciano pietre contro la polizia israeliana a Gerusalemme est (foto LaPresse)
Roma. Aprile 2002, culmine della Seconda Intifada. L’esercito israeliano compie un’incursione a Ramallah e negli uffici di Fatah scopre documenti che dimostravano il passaggio di ordini da Yasser Arafat a Marwan Barghouti, percorrendo tutta la catena del terrore. Soldi, cinture di tritolo, armi, tutto annotato in lettere. Oltre a invitare al “martirio”, Arafat forniva consapevolmente i soldi per la preparazione degli attentati alle Brigate di al Aqsa. Prove che sarebbero servite a far condannare Barghouti a cinque ergastoli (un anno fa un tribunale di New York ha anche condannato l’Autorità nazionale palestinese per il suo diretto coinvolgimento in sei attentati).
Per spiegare la “Terza Intifada”, che in questi due mesi e mezzo ha causato trenta morti e trecento feriti fra gli israeliani, non è possibile ricorrere a documenti simili. Con un dollaro a Ramallah ora puoi acquistare i coltelli da cucina usati per pugnalare gli israeliani, con la stessa cifra nelle strade trovi i cd con la “musica dell’Intifada” e, più che in lettere su carta, gli ordini oggi corrono sulla rete. “Is Palestinian-Israeli violence being driven by social media?’”, chiede la Bbc.
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La risposta è “sì” e le prove portano diritto alla “Muqata” di Ramallah, il palazzo di Abu Mazen, il presidente dell’Autorità nazionale palestinese. Quasi tutti gli attentatori in quest’ultima ondata di terrore hanno lasciato messaggi su Facebook. Il primo fu Muhannad Halabi, il terrorista palestinese che ha accoltellato a morte due persone a Gerusalemme, che aveva postato sul suo Facebook le motivazioni del duplice assassinio: “La Terza Intifada è iniziata. Ciò che sta accadendo alla Moschea di al Aqsa è ciò che sta accadendo ai nostri luoghi santi, è la via del nostro Profeta Maometto, è ciò che sta accadendo alle donne di al Aqsa e alle nostre madri e sorelle. Io non credo che il popolo soccomberà all’umiliazione. Il popolo si solleverà e sarà davvero Intifada”.
Finora, media e analisti hanno portato come “prove” del coinvolgimento di Abu Mazen figure come Ahmed Ruweidi, consigliere del presidente per gli affari di Gerusalemme, che ha detto: “Sono orgoglioso dei combattenti che adoperando il sangue, gli arresti, gli attacchi e le percosse sono riusciti a espellere gli ebrei con i loro corpi. A loro va tutto il mio rispetto e apprezzamento”. E’ l’incitamento all’odio del “moderato” Abu Mazen su cui il mondo punta, che chiama le piazze con i nomi dei terroristi e lascia che le sue tv e i suoi siti siano pieni di incitamento. Il Foglio in questa esclusiva è in grado di fare di più: dare un nome e un volto a uno dei principali burattinai di questa Terza Intifada.
Uno dei principali canali di indottrinamento per gli assalti palestinesi con i coltelli e le auto è una pagina Facebook traducibile dall’arabo come “Vietato l’ingresso agli ubriachi”. Il logo è un ragazzino palestinese con la kefiah, una lama in mano e la scritta: “Vigilate sulla Palestina con il coltello”. La pagina, fino a oggi, ha raccolto un milione e mezzo di like. Si trova sotto la sezione “arte e intrattenimento” ed è stata lanciata nel 2011 durante la cosiddetta “primavera araba”.
Un burattinaio di nome Husam Nabil Adwan
Da quando è stata promossa la Terza Intifada, alla fine di settembre, la pagina ha registrato un’impennata giornaliera di visitatori. Un’analisi attenta di questa pagina rivela un antisemitismo esasperato e l’invito giornaliero a uccidere ebrei israeliani.
Il 14 ottobre si chiede ai palestinesi di asfaltare gli israeliani in attesa dell’autobus, accompagnato da tanto di contachilometri: “Figli di Palestina, accoltellate e passate sopra con l’auto”. L’11 dicembre: “Vi invito in Palestina a testimoniare la rivoluzione contro l’occupazione sionista”. E ancora: “Figli di puttana (rivolto agli ebrei, ndr), che Allah vi maledica”. Ovunque immagini degli attentatori: “La sua anima è in paradiso”. Un soldato israeliano? “Figlio di cane”. Il 12 dicembre ci sono fotografie di assalti palestinesi a civili e soldati: “A coloro che dubitano della Palestina e del suo stato, guardate che eroismo”. Il 9 dicembre, con foto di israeliani portati via in ambulanza: “Allah il Grande ha ucciso un sionista”. Due giorni fa è arrivato, puntuale, anche un elogio di Nashat Melhem, il terrorista che venerdì ha ucciso due ragazzi israeliani nel caffè di Tel Aviv: “Che Allah lo protegga”. Gli ebrei sono chiamati ovunque “figli di scimmie e maiali”. Il 31 dicembre hanno avuto un modo originale di fare gli auguri: “Tutti aspettano Capodanno. Noi aspettiamo la testa di Netanyahu nelle mani della resistenza palestinese”.
Chi c’è dietro questa piattaforma terroristica? Husam Nabil Adwan. E’ un palestinese nato nel 1988 e cresciuto ad Al Ezaria, un sobborgo di Gerusalemme est. Perché è importante? Perché dal 2006 Adwan ha le mostrine con le spade ricurve della Guardia presidenziale di Abu Mazen, il corpo d’élite responsabile della sicurezza del presidente palestinese e dei suoi ospiti stranieri in visita a Ramallah. Nella sua pagina Facebook, si fa fotografare con alle spalle la moschea di al Aksa, il Corano in una mano e il kalashnikov nell’altra. Ci sono poi le foto con i volti più noti della politica e della sicurezza palestinese, fra cui la storica guardia del corpo di Arafat, Mohammed Daya, e l’ex primo ministro Abu Ala. Questa terza non è affatto una “Intifada spontanea” ma ha un software preciso, l’incitamento all’odio, e alti ufficiali e pretoriani dell’Autorità nazionale palestinese che gestiscono le maggiori piattaforme di questa “guerra silenziosa”.
Nei giorni scorsi il dottor Ofer Merin, capo dell’unità traumi dell’ospedale Shaare Zedek di Gerusalemme, ha tenuto una conferenza stampa sulle vittime della Terza Intifada: “Gli attentatori sanno sempre dove colpire, le ferite che vediamo non sono mai casuali”. Colpiscono sempre per uccidere.
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COMMENTI
Maria • 2 ore fa
Caro DGiulio spero che il tuo articolo venga letto e preso in considerazione non solo dai laici di tutta l italia bensi dalla stampa vaticana e dalla Santa Sede che precipitosamente hanno il 2 gennaio 2016 riconosciuto lo stato di Palestina. Ho il cuore pieno di dolore perche stimo Papa Francesco e ho sempre rispettato la Santa Sede che per anni ebbi contatti ottimi ma oggi sono allibita e stupita da questa decisione presa sopratutto in base al contenuto dell accordo che esplicitamente elude la responsabilita di Mahmoud Abbas e dell Autorita Palestinese nei continui attacchi a soldati israeliani e a civili inermi basti pensare al tragico venerdi scorso 1 gennaio 2016 a Tel Aviv. Permettemi caro Giulio e cara direzione del Foglio di evidenziare non in nome dell odio ne della vendetta le forti contradizioni riscontrate nell accordo del riconoscimento che mi hanno lasciata perplessa poiche provengono dalla Santa Sede che con diplomazia dovrebbe condannare che festeggia e onora gli attentati perpetrati in Israele anche se lo stato ebraico non e perfetto siamo tutti degli uomini per cui ci deve essere comprensione. Bando ora alle ricriminazioni ed ecco lo stridente contrasto con la grave situazione in Israele riscontrato nell accordo LA SANTA SEDE RICONOSCE QUALE SEGNO DI RICONOSCIMENTO DEL DIRITTO DEL POPOLO PALESTINESE ALL AUTODETERMINAZIONE ALLA LIBERTA E DIGNITA IN UN PROPRIO STATO INDIPENDENTE LIBERO DALLE CATENE DELL OCCUPAZIONE. Questa definizione assurda e un violento schiaffo alle famiglie israeliane che da tre mesi e dal 1948 subiscono violenze ed attentati. Dove e andata a finire la bellissima omelia sulla misericordia di Dio tenuta da Papa Francesco e ampiamente riportata dal Foglio??? Stamane a Gush Etzion ci sono stati gia due attentati. Melhem,il terrorista di Tel Aviv e introvabile ed e armato di una mitraglietta. Bibi Netanyahu che segui il suo recente discorso tenuto alla knesset invitava i rappresentanti arabi alla knesset di condannare l attacco a Tel Aviv. Il silenzio e l indifferenza piu totale!! E questa sarebbe la catena o le catene dell occupazione??? Dov e Mahmoud Abbas e i suoi collaboratori perche lodano i terroristi?? Il cristianesimo come l ebraismo condannano severamente gli attacchi assassini che vengono osannati e festeggiati a suon di musica e distribuzioni di danaro alle famiglie di questi assassini!!! Tutte le scuole a Tel Aviv e i luoghi di ristoro,i centri dei trasporti urbani ed inter-urbani sono sotto stretta sorvenglianza fino a quando Melhem che e aiutato da complici simpatizzanti di DAESH verra arrestato. Anche Herzelya cittadina sul mar mediterraneo e nel mirino dei terroristi. E dell ultima ora e spero che venga smentita la notizia che Al Qaida in Libia sta guadagnando terreno minacciando l Egitto di Al Sisi!!! Aguro a tutti in modo particolare a Giulio una serena giornata. Non mi perdero d animo perche la battaglia sara durissima ma alla fine il bene vincera. Maria
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guido valota • 2 ore fa
Stavo giusto per scrivere che i nazicomunisti europei sono entusiasti del terrorismo antisemita e che in quanto descritto nel pezzo non troverebbero nulla di strano, ma vedo che sono stato preceduto da uno di questi. Quando i topi sanno di essere davvero in tanti, solo allora escono allo scoperto, prima si limitano a squittire di sionismo.
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Maria guido valota • 28 minuti fa
Caro Guido Valota purtroppo anche LA SANTA SEDE il 1 gennaio 2016 ufficialmente ha riconosciuto uno stato palestinese nonostante i continui attacchi mortali in atto. Per cui non solo i nazicomunisti europei giustificano il terrorismo antisemita,bensi indirettamente e lo dico con tanto dolore anche la SANTA SEDE. Rimpiango PAPA GIOVANNI XXIII e GIOVANNI PAOLO II quelli si che rano dei veri Papi. Maria
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Vincenzo Mannello • 3 ore fa
Abu Mazen .. farebbe bene armare il suo popolo,come sono armati militari e civili #occupantisraeliani
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Maria Vincenzo Mannello • un'ora fa
Caro Vincenzo Mannello la invito cortesemente a chiarirmi perche lei considera gli israeliani degli occupanti?? Dove ha lasciato la violenza mortifera di Hamas votata a suo tempo dai Palestinesi?? Che cosa sa su i palestinesi sull autorita palestinese sulle loro intenzioni?? Perche giustifica gli attacchi di Tel Aviv e di tutte le altre citta israeliane compresa Gerusalemme?? Lo sa che nel 1947 l ONU aveva decretato la spartizione di due stati uno per gli ebrei e uno per gli arabi?? E storia e non di parte. Israele in parte nacque per dare un focolare agli ebrei dopo millenni di persecuzioni e infine il terribile olocausto!! Lei incita alla violenza mentre Israele dopo i continui attacchi mortali a ristoranti,mezzi di trasporto che si susseguono dal 1948 d Israele dovette difendersi per non venire annientata come avvenne con l olocausto!! Ci sono stati diversi incontri con i Palestinesi per trovare una soluzione,ma i loro capi rifiutarono sempre. S informi per favore sui Palestinesi sulla loro intenzione di gettare a mare tutti gli ebrei!! Siamo solo 8 milioni in Israele contro miliardi di musulmani. I Palestinesi sono arabi usati dalle politiche degli stati che sostengono il terrorismo per distruggere Israele. Spero che il Foglio non censuri il mio commento come sta facendo. Maria
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