Socialisti spagnoli e portoghesi sono a disagio con i Sel locali
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Il tentativo dei socialisti dei due paesi, riuscito a Lisbona e in discussione a Madrid, di formare coalizioni di maggioranza con formazioni antagonistiche e anticapitalistiche
di Sergio Soave, Italia Oggi 30.12.2015
Le recenti elezioni che si sono svolte in Portogallo e in Spagna e il tentativo dei socialisti dei due paesi, riuscito a Lisbona e in discussione a Madrid, di formare coalizioni di maggioranza con formazioni antagonistiche e anticapitalistiche, sembrano segnalare una nuova prospettiva per la sinistra europea, che segue lo spostamento su posizioni antisistema del nuovo segretario del partito laburista britannico (che però ha dovuto subire una rivolta del gruppo parlamentare sulla questione delle missioni militari contro il califfato islamico).
Le precedenti esperienze segnalavano una direzione opposta, dalla socialdemocrazia tedesca che fa da sgabello ad Angela Merkel quando non riesce a formare coalizioni con i liberali ai socialisti del Pasok greco che sono quasi scomparsi dopo aver appoggiato il governo moderato. Diversa ma comunque orientata verso il centro la strategia di François Hollande, che ha fatto votare per i moderati nelle regioni in cui avrebbe potuto affermarsi il Front National, o quella di Matteo Renzi che si è svincolato dall'alleanza ulivista con Sel e cerca di sfondare nell'elettorato moderato.
Le due esperienze iberiche, peraltro, sono differenti tra loro, coincidono solo nell'obiettivo di mandare all'opposizione formazioni moderate uscite prime dalle consultazioni ma senza maggioranza autosufficiente. Il premier portoghese Antonio Costa ha messo insieme una maggioranza che è tale sia in Parlamento sia nell'elettorato, mentre il segretario socialista spagnolo Pedro Sanchez dovrebbe aggiungere ai voti di Podemos, l'appoggio di partiti regionali compresi i secessionisti catalani, il che suscita reazioni fortemente ostili tra i socialisti delle altre zone, che in una recente riunione hanno proibito a Sanchez di accettare la condizione principale posta da Podemos, quella di accettare un referendum secessionista in Catalogna (che peraltro sarebbe incostituzionale e sul quale potrebbe pronunciarsi anche il Senato, dove i moderati del Partido popular mantengono la maggioranza assoluta).
Non mancano guai nemmeno per l'esecutivo portoghese, che si è visto negare i voti dei comunisti che fanno parte della maggioranza per un salvataggio bancario, sostituiti per senso di responsabilità da quelli dei moderati all'opposizione. Non è detto, proprio per queste difficoltà derivanti dalle differenze programmatiche vistose nelle coalizioni di sinistra, che alla fine si torni a consultare il corpo elettorale o si dia vita anche nei due paesi iberici a governi basati su coalizioni tra socialisti e moderati. In ogni caso è interessante osservare le manovre che parte del socialismo europeo cerca di mettere in campo per evitare di imitare la Spd tedesca, che una volta rappresentava un esempio e una guida per tutti.
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