Asilo e sussidi ai terroristi Il lungo suicidio dell'Europa
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L'Italia è stata il primo Paese a considerare "rifugiato" un capo di Al Qaida. E da vent'anni il buonismo permette ai jihadisti di scorrazzare indisturbati
Fausto Biloslavo - Lun, 16/11/2015 - 08:19 Il Giornale
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Da una parte ci tagliano la gola o predicano la guerra santa. Dall'altra sfruttano il buonismo europeo incassando sussidi di stato e ottenendo l'asilo politico.
Decine di terroristi o cattivi maestri, in Italia e negli altri paesi europei, hanno fatto finta di essere agnellini perseguitati. Almeno uno dei kamikaze di Parigi aveva il passaporto di un rifugiato sbarcato in Grecia pochi mesi fa e passato per la Serbia dove ha chiesto asilo politico.Abdul Rahman Nauroz è un islamista già in carcere per altri reati spuntato nell'inchiesta che questa settimana ha scoperchiato la rete jihadista europea guidata daL mullah Krekar. Nauroz viveva a Merano dove aveva ottenuto l'asilo politico e gli erano stati garantiti un appartamento ed il sussidio versato dalla provincia di Bolzano. L'appartamento di Merano era pagato dai servizi sociali.Lo stesso capo rete, mullah Krekar, era arrivato in Norvegia nel 1991 dal nord dell'Iraq ottenendo lo status di rifugiato e la cittadinanza per moglie e figli. Solo 11 anni dopo gli è stato revocato l'asilo per il suo coinvolgimento nella guerra santa.L'Italia si fece fregare da un pezzo grosso della costellazione jihadista, Es Sayed Abdelkader, referente di Al Qaida nel nostro paese a fine anni Novanta. A Roma era arrivato il 24 maggio '98 dove ottenne lo status di rifugiato «rendendo alle autorità italiane dichiarazioni mendaci o incomplete sulla sua situazione di perseguitato politico», secondo un rapporto della Digos di Milano. Non sapendo di essere intercettato Abdelkader raccontava ridendo ad un compagno di lotta di aver trasformato «un semplice incidente stradale», nel quale sarebbe morta sua figlia, in un attentato dei servizi segreti egiziani. In seguito partito per l'Afghanistan sarebbe morto sotto i bombardamenti Usa dopo l'11 settembre.Un'altra figuraccia buonista l'abbiamo fatto con i terroristi tunisini Sami Ben Khemais Essid e Mehdi Kammoun. I due erano finiti in una famosa inchiesta sul terrorismo dell'allora pm Stefano Dambruoso. Fra il 2008 e 2009 sono stati entrambi espulsi verso la Tunisia. Il ricorso presentato alla Corte europea dei diritti dell'uomo ha condannato l'Italia perché li abbiamo spediti a casa loro dove vige la pena di morte. Diverse organizzazioni come Amnesty International hanno duramente protestato con il governo italiano denunciando il rischio che gli espulsi jihadisti venissero torturati. In realtà lo scoppio della primavera araba a Tunisi li ha rimessi in libertà. E dal 2012 hanno continuato a cavalcare la guerra santa. I due terroristi sono stati immortalati in una famosa foto con alle spalle la bandiera nera dello Stato islamico assieme ad Abu Iyad, fondatore di Ansar al Sharia, l'organizzazione integralista messa fuori legge in Tunisia.L'Inghilterra aiuta tutti a cominciare dalle sue serpi in seno. Abu Anas Al Liby, il terrorista catturato dagli americani a Tripoli lo scorso anno, poi morto in carcere, aveva ottenuto asilo politico a Londra nel 1995. Peccato che dopo fece i sopralluoghi fotografici per far saltare in aria le ambasciate Usa in Kenya e Tanzania tre anni più tardi. Abu Hamza, il predicatore radicale con l'uncino, perché aveva perso un braccio ed un occhio combattendo in Afghanistan, otteneva il sussidio per le menomazioni di guerra dal governo inglese. Abu Qatada, ispiratore di terroristi kamikaze, ha vissuto con i sussidi di povertà fino al 2001 quando gli hanno scoperto un conto di oltre 262mila euro utilizzato per finanziare se stesso e la guerra santa internazionale. Nel 2005, dopo il secondo attacco alla metroprolitana di Londra, Hamdi Adus Issac, uno dei terroristi falliti, è stato arrestato a Roma. Dalle casse britanniche fra assegni di disoccupazione, appartamenti gratis, benefit per la moglie ed i figli riceveva oltre 32mila euro l'anno. Gli altri 4 componenti della cellula africana ottenevano in sussidi un totale superiore ad 84mila euro l'anno
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