In Europa c’è polemica su quanto costa un rifugiato (e su chi deve pagare)
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L'Italia chiede flessibilità al Patto di Stabilità per affrontare la spesa eccezionale legata alla crisi dei migranti, ma nella Commissione c'è chi dice che i rifugiati sono un'opportunità economica
di David Carretta | 01 Ottobre 2015 ore 17:30
Bruxelles. L’Ecofin, il Consiglio Economia e finanza dell’Unione europea, ha chiesto alla Commissione di verificare se la crisi dei rifugiati possa costituire una “circostanza eccezionale” ai fini del Patto di Stabilità e l'Italia ne ha subito approfittato per chiedere uno 0,2 per cento di flessibilità in più nelle rigide regole di bilancio europee. Ma la battaglia per ottenere quello “spazio di manovra in più” invocato nella nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza (Def), convincendo la Commissione ad accogliere “la richiesta del governo di riconoscere la natura eccezionale dei costi relativi all'accoglienza degli immigrati” è tutta in salita. Non che il commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici, non riconosca il problema. Nella riunione della Commissione del 23 settembre, Moscovici ha spiegato ai suoi colleghi che “una stima preliminare” compiuta dai suoi servizi “valuta l'impatto annuale di breve periodo sul bilancio tra 4 mila e 17 mila euro” per ogni migrante accolto. Il costo in termini di bilancio “varia considerevolmente da paese a paese: dallo 0,1 allo 0,6 per cento”, ha detto Moscovici, secondo il verbale della riunione. Ma dentro alla Commissione, così come all'Eurogruppo, sta prevalendo un altro orientamento: la crisi dei rifugiati non può essere considerata un costo eccezionale, semmai un fattore positivo che contribuirà a migliorare le prospettive economiche di medio periodo della zona euro.
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Secondo il vicepresidente responsabile della Crescita, Jyrki Katainen, il Patto di Stabilità è “già sufficientemente flessibile”. In altre parole, non c'è bisogno di altri sconti oltre a quelli già previsti per riforme e investimenti. “Nessuna decisione è stata presa”, spiega al Foglio una fonte comunitaria. Ma dentro alla Commissione ci sono dubbi che una crisi destinata a durare anche il prossimo anno possa essere considerata “temporanea” e “imprevista”, aggiunge la fonte. Verrebbero così meno le due precondizioni per considerare la crisi dei rifugiati una “circostanza eccezionale” ai fini del Patto di Stabilità. Inoltre – prosegue la fonte – la Commissione “sta già fornendo una consistente assistenza finanziaria” ai paesi in prima fila nella crisi dei rifugiati.
Con rare eccezioni come l'Austria, nemmeno i ministri delle Finanze della zona euro sembrano orientati ad accogliere la richiesta dell'Italia di considerare i costi derivanti dall'ondata di migranti come una “circostanza eccezionale”. All'ultimo Ecofin, il tedesco Wolfang Schäuble ha rigettato l'ipotesi di uno sconto per i rifugiati, sottolineando che “ogni scusa è buona” per violare le regole del Patto. “Anche se il dibattito non è stato finalizzato”, dentro l'Eurogruppo “non c'è entusiasmo al 100 per cento per scontare completamente i costi dei rifugiati”, dice un alto responsabile europeo. In un intervento al 10° anniversario del Think Tank Bruegel a Berlino il 28 settembre, Moscovici ha riconosciuto che “nel breve periodo, gestire una quantità enorme di richiedenti asilo avrà di certo un impatto di bilancio”. Ma il commissario ha avvertito che “sarebbe di corta veduta considerare i rifugiati, e i migranti in generale, esclusivamente come un peso” per i bilanci pubblici.
Moscovici lo aveva già detto al collegio dei commissari il 23 settembre: è necessario promuovere l'idea che i migranti siano considerati come “una risorsa per un continente con una popolazione che invecchia”. Secondo i suoi servizi, a livello macroeconomico c'è un “impatto favorevole nel medio termine se i rifugiati sono ben integrati nel mercato del lavoro”. Davanti al Bruegel, Moscovici ha implicitamente applaudito la scelta di Angela Merkel di sospendere Dublino per i rifugiati siriani. “In media sono meglio istruiti di altri richiedenti asilo”, ha detto il commissario: “il 21 per cento dei richiedenti asilo che sono arrivati in Germania tra l'inizio del 2013 e il settembre 2014 hanno detto di essere andati all'università contro una media del 15 per cento”. Insomma, per Moscovici, “la chiave è vedere le politiche di integrazione dei rifugiati come un investimento”. Per gli investimenti esiste un'altra clausola di flessibilità prevista dal Patto di Stabilità. Ma il governo italiano l'ha già invocata per uno 0,3 per cento di pil.
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