Non solo Corbyn. C’è una sinistra europea che sogna una nuova internazionale antagonista
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In attesa di capire se otterrà consensi elettorali consistenti, la risposta alla crisi della sinistra riformista in Europa ribalta maggioranze interne ai partiti e crea nuovi poli radicali. Durerà?
di Redazione | 14 Settembre 2015 ore 13:22 Foglio
La risposta alla crisi della sinistra riformista, che non può obiettivamente differenziarsi molto da quella moderata, suscita reazioni che si esprimono o nella costituzione di nuovi poli di aggregazione antagonistici, com’è accaduto in Grecia con Syriza e come sta accadendo in Spagna con Podemos, o in un ribaltamento delle maggioranze all’interno dei partiti di ispirazione socialdemocratica o democratica a vantaggio delle posizioni più estremistiche, come è accaduto in Gran Bretagna col successo trionfale di Jeremy Corbyn (e con l’inaspettato rilievo della candidatura di Bernie Sanders nelle primarie democratiche in America).
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Non è un fenomeno nuovo: nel 1995, in dissenso con le misure di risanamento finanziario adottate con lungimiranza dal cancelliere socialdemocratico Gerhard Schroeder, l’ex presidente della Spd Oskar Lafontaine fondò la Linke, formazione di estrema sinistra che contribuì a impedire alla socialdemocrazia tedesca di diventare effettivamente competitiva nei confronti della Cdu-Csu di Angela Merkel. In Italia, dove la tradizione delle scissioni a sinistra è assai ricca, si assiste a un irrigidimento dell’opposizione interna al Partito democratico, che non esclude esiti laceranti, come lascia intendere l’accenno di Massimo D’Alema alla sua volontà di sostenere le battaglie di Gianni Cuperlo all’interno o anche dall’esterno del partito.
Si tratta di un ciclo politico che iniziò con la battaglia vinta da Tony Blair per una trasformazione del Labour party portandolo fuori dalla sterile contrapposizione alle riforme liberiste di Margareth Thatcher, e che ora pare concludersi con la riconquista di quel partito, da sempre punto di riferimento essenziale per la sinistra non comunista, da parte delle tendenze egualitarie e pacifiste. Corbyn non ha lesinato le lodi per le nuove formazioni di sinistra mediterranee, da Syriza a Podemos, mettendo le basi per una sorta di internazionale antagonista, in una prospettiva assai lontana da quella del Partito socialista europeo e della internazionale socialista.
Probabilmente si tratta solo di una suggestione destinata a dissolversi, specialmente se non otterrà consensi elettorali consistenti, ma intanto il panorama della sinistra ha subito una trasformazione ampia per le dimensioni territoriali e profonda per le divergenze negli obiettivi.
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