Nel duo che dovrebbe trainare la Ue Hollande è purtroppo l'anatra zoppa
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François Hollande, è appunto un dead president walking, cioè un presidente inesorabilmente destinato a essere eiettato dalla prestigiosa poltrona che sta occupando all'Eliseo.
di Pierluigi Magnaschi Italia Oggi 10.9.2015
Il regista Timm Robbins, con il suo celebre film dal titolo Dead man walking (letteralmente: uomo morto che cammina; oppure, più estensivamente: condannato a morte), ha introdotto, dal 1995, nel lessico internazionale, una nuova frase che ha avuto un grande e persistente successo e che si adatta perfettamente, dal punto di vista politico, alla condizione del presidente della repubblica francese, François Hollande, che è appunto un dead president walking, cioè un presidente inesorabilmente destinato a essere eiettato dalla prestigiosa poltrona che sta occupando all'Eliseo.
Lo dice con estrema esattezza il sondaggio condotto dall'Ifop per conto dell'emittente radiofonica nazionale RTL e del più diffuso quotidiano francese, le Figaro. Da questo sondaggio infatti salta fuori che Hollande, oltre a non vincere al primo turno nelle elezioni presidenziali francesi del 2017, non sarebbe nemmeno in grado di andare al ballottaggio. E ciò, qualunque sia il suo avversario di centrodestra (o Nicholas Sarkozy oppure anche Alain Juppè). In base alle intenzioni di voto registrate da Ifop, il più importante istituto francese di sondaggi, il politico che prenderebbe più consensi al primo turno sarebbe Marine Le Pen (che raggiungerebbe il 27% del consensi nel caso che il suo antagonista di centrodestra fosse Sarkozy e il 29% se fosse Juppè).
Dietro Le Pen (che sarebbe la più votata al primo turno) verrebbero, in base alla attuali intenzioni di voto, o Sarkozy o Juppè, a seconda che il centrodestra candidi l'uno o l'altro. Il presidente Hollande invece sarebbe, in ogni caso, il terzo eletto con solo il 19% dei voti e quindi sarebbe escluso dal ballottaggio che sarebbe combattuto solo fra i due esponenti della destra e del centrodestra. Cioè, una cosa è certa, visto anche il suo trend: Hollande, alla fine del suo primo mandato, perderà la presidenza della repubblica.
La situazione politicamente disperata di Hollande, perché essa è ormai irrimediabile, viene confermata anche da altri due fatti. Il primo è che Hollande è crescentemente abbandonato anche dal suo elettorato, visto che, dal 2012 ad oggi, ha già perso il 6% dei consensi. Il secondo dato è che, oggi, ben il 78% dei francesi si augura che Hollande non sia ricandidato nel 2017.
Un presidente così messo male è un problema, non solo per i francesi, ma anche, e soprattutto, per l'Europa, e quindi anche per noi. L'Europa (visto che non è ancora riuscita a diventare una entità sovranazionale capace di guidare il Vecchio continente) avrebbe bisogno di essere guidata da una diarchia di paesi: la Germania e la Francia. Purtroppo, questa diarchia ha funzionato perfettamente solo fino al crollo del Muro di Berlino (anzi, in quegli anni, prevaleva la leadership francese). Dopo la riunificazione della Germania, questa diarchia ha cominciato a essere squilibrata a favore di Berlino. Nel quindicennio post crollo del Muro di Berlino, l'esuberanza economica tedesca è stata però tenuta a freno dalla necessità, da parte di Berlino, di riconvertire economicamente e spiritualmente la Germania orientale, che era stata inquinata, fin nelle sue falde più profonde, da un comunismo brutale e totalizzante.
Successivamente, la distanza fra Berlino e Parigi è andata crescendo a dismisura. Oggi Parigi non riesce nemmeno a rispettare il rapporto del 3% fra debito e pil (rispettato persino dall'Italia) ed è stata costretta, vergognandosi come un bove, a chiedere, in proposito, una imbarazzante deroga alla Ue. Di fatto, quindi, oggi, la Francia non è più uno dei due motori della Ue. Infatti la Ue, oggi, è, in pratica, trascinata da Berlino. Questo fatto comporta un problema politico delicato che è dovuto al fatto che, agli occhi degli altri paesi Ue, il Vecchio continente, in assenza di una potente architettura federale (che, purtroppo, è di là da venire), non è più guidato da Germania e Francia assieme ma solo dalla Germania, dal paese cioè che, per dirla con le parole del mio amico francese Jean Boissonat, che pure è un vero amico ed estimatore della Germania, «ha un fedina penale sterminata».
È vero, intendiamoci bene, che la Germania di oggi non è certamente quella nazista, ma è anche vero che, nella percezione collettiva internazionale (anche se sbagliata, ma bisogna tenerne conto), la Germania viene vissuta come il paese che ha tentato, per ben tre guerre (1875, 1914, 1939), di mettere le mani sul resto dell'Europa. Per cui c'è chi, sbagliando, ritiene che oggi la Germania stia tentando di realizzare il suo disegno egemonico, già reiteratamente fallito per via militare, percorrendo la via economica e istituzionale.
Ecco perché una Francia guidata dall'anatra zoppa Hollande, e indebolita da fragilità economiche che non riesce a disinnescare, non facilita certo il cammino della Ue perché finisce per esporre la sola Germania nel ruolo, imbarazzante, di primo della classe. Un ruolo, questo, che potrebbe essere ridotto (almeno sul piano della sua percezione) se la leadership europea fosse condivisa con almeno un altro grande paese.
Per fortuna la Merkel (che si sta connotando come un vero gigante politico europeo), spalancando le porte del suo Stato ai profughi siriani e impegnandosi ad accoglierne mezzo milione all'anno, ha dimostrato di non avere a cuore solo i parametri economici e le norme coercitive rigidamente applicate, ma di essere anche disposta a misurarsi con i grandi problemi che aggrediscono l'Europa e che gli altri paesi (specie i più ricchi) preferirebbero nascondere sotto il tappeto o lasciarli in mano ai paesi lazzaroni come alcuni considerano l'Italia e la Grecia. Che, in quanto lazzaroni (ammesso che sia vero), meriterebbero di essere puniti. Anche se, spesso, sono soltanto più furbi. Tiè!
Merkel invece, con la sua decisione di accogliere tutti i profughi siriani che glielo chiederanno, ha fatto saltare questo altarino delle ipocrisie. E l'Europa, grazie a lei, ha ingranato la marcia superiore. Speriamo bene. Arri-tiè.
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