Il primato di Schäuble. Non solo decimali. Il clash culturale tra la “student politics” di Tsipras & Podemos e l’ordoliberalismo tedesco
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“Ci siamo assunti la responsabilità della decisione per prevenire la realizzazione degli obiettivi più estremi, quelli che si erano dati le forze conservatrici più radicali dell’Unione europea”.
di Marco Valerio Lo Prete | 13 Luglio 2015 ore 19:53
Roma. “Ci siamo assunti la responsabilità della decisione per prevenire la realizzazione degli obiettivi più estremi, quelli che si erano dati le forze conservatrici più radicali dell’Unione europea”. Così lunedì mattina il premier Alexis Tsipras, nel suo comunicato ufficiale successivo ai vertici europei del fine settimana, ha annunciato ai cittadini greci che il “no” referendario rivolto ai creditori si è andato a far benedire. Il rigore fiscale, le riforme e perfino la supervisione della Troika sono tornati a bussare alle porte di Atene che, richiedendo i prestiti a stati europei e Fondo monetario internazionale, mostra per il momento di temere l’uscita dall’euro più di ogni altra cosa. Ma il riferimento di Tsipras alle oscure e innominate “forze conservatrici”, così come quello alla sofferta “responsabilità della decisione” che si è dovuto assumere, tradiscono ancora una volta uno stile e una formazione politica quantomeno originali per gli standard eurobrussellesi.
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Mark Mazower, della Columbia University, intervenendo sul New York Times l’ha definita “student politics”, politica da studenti universitari: “Questa retorica non viene dal nulla. Porta i segni di un milieu in cui si è formato Tsipras, cresciuto negli anni successivi alla fine della dittatura dei colonnelli nel 1974. Una cultura studentesca fiorita nei decenni successivi che assegna un valore aggiunto all’attivismo, e che intravvede un potenziale rivoluzionario in ogni occupazione scolastica”. Da qui le intemerate pubbliche contro i creditori “terroristi”, la minaccia a mezzo intervista del default ellenico che può trascinare Italia e compagnia nel baratro, le registrazioni semiclandestine dell’Eurogruppo, il referendum convocato via agenzia stampa mentre gli altri ministri europei sono riuniti, e poi quella spruzzata di retorica marxisteggiante (con tanto di foto della rivoluzione cubana del 1959 che campeggia fuori dall’ufficio dello stesso Tsipras ad Atene). Insomma, non sono stati soltanto i decimali delle manovre fiscali a dividere Atene da Berlino. Anche stile e formazione politica del dirigente quarantenne di Syriza lo hanno posto agli antipodi della sua nuova bestia nera, il settantaduenne tedesco Wolfgang Schäuble. Dal 2009 ministro delle Finanze di Angela Merkel, dal 2005 al 2009 ministro degli Interni, Schäuble è fautore del gradualismo e non del ribellismo, uno che cita Karl Popper contro i sostenitori dell’ingegneria istituzionale, ed Edmund Burke contro qualsiasi tentazione giacobina. L’ordoliberalismo di cui si è nutrito, nella tradizione gloriosa del suo predecessore Ludwig Erhard e dell’economista Walter Eucken, è la nemesi della student politics.
L’ordoliberalismo, per quanto reinterpretato dal governo Merkel alla luce di evidenti interessi nazionali, prevede non soltanto la preminenza della stabilità nelle finanze pubbliche e nella politica monetaria (altro che spesa clientelare con i capitali altrui), ma è animato pure dalla convinzione che libertà e responsabilità dell’individuo siano inscindibili (altro che assunzione di responsabilità come concessione eroica, come da comunicato di lunedì di Tsipras). Un altro mondo rispetto a quello per cui ha combattuto gagliardamente Tsipras, che nel 2001 fu respinto mentre tentava di unirsi alle proteste anti G8 di Genova. Un altro pianeta pure rispetto a quello sognato dal collega Pablo Iglesias, fondatore di Podemos in Spagna, con la sua giovane carriera politica tra centri sociali ed Erasmus a Bologna per abbeverarsi ai comunicati di Luca Casarini, l’esaltazione dell’“azione collettiva e conflittuale”, della gente che preferisce “l’incredibile opposizione all’opposizione credibile” (dal suo libro “Disobbedienti”, uscito per Bompiani). Il liberalismo delle regole che informa l’Eurozona contemporanea – la Soziale Marktwirtschaft è nel Trattato di Lisbona – stavolta ha suonato la campanella: la student politics è rimandata a settembre
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