Che cosa ci fanno i sauditi e i russi a braccetto con un tesoro da 10 mld di dollari
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Investimento record di Riad a Mosca. Sorrisi tra il principe e lo zar, nemici storici, tra accordi nucleari e di armi
Re Salman con Vladimir Putin
di Anna Zafesova | 08 Luglio 2015 ore 06:01
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Milano. Apparentemente non hanno nulla in comune. Sono i due maggiori produttori e concorrenti nel mercato del petrolio. Hanno amici ai lati opposti delle barricate. Si sono fatti dispetti non irrilevanti. Eppure ora cercano un’alleanza inedita, che si è palesata a sorpresa nei sorrisi tra il presidente russo Vladimir Putin e il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman, che si sono intrattenuti a lungo ai margini del Forum economico di San Pietroburgo, e si è concretizzata un paio di settimane dopo nel più grosso investimento di un fondo sovrano in Russia: 10 miliardi di petrodollari sauditi, un record che fa esultare Mosca. Lo stanziamento del Public Investment Fund (Pif) sarà distribuito in una decina di progetti da concludere entro fine anno, che secondo il capo del Fondo russo per gli investimenti diretti (Rdif) Kirill Dmitriev riguarderà settori lontani dal petrolio: agricoltura, logistica, medicina, immobiliare e commercio al dettaglio.
ARTICOLI CORRELATI Anche l’embargo sulle armi all’Iran complica il negoziato di Vienna La “politica del rischio calcolato” con l’Iran non ha fatto bene i calcoli Soltanto tre anni fa il regno saudita aveva cancellato la settimana del business russo, rispedendo a casa una delegazione di imprenditori arrivati da Mosca, per protesta contro il sostegno del Cremlino al rais siriano Bashar el Assad. I russi pure avrebbero nei confronti di Riad una serie di lamentele, dall’appoggio alla guerriglia cecena (che i finanziamenti sauditi hanno contribuito a indottrinare nella svolta dal nazionalismo all’islamismo) ai recenti sospetti che la monarchia petrolifera avesse fatto crollare il prezzo del barile su richiesta degli Stati Uniti, per mettere in ginocchio Putin. La Russia non ha mostrato entusiasmo nemmeno per l’intervento saudita in Yemen, è tra gli sponsor principali del deal con l’Iran, incubo di Riad, e ha pestato i piedi ai sauditi sottraendo, grazie ai megacontratti con Pechino, parte del mercato asiatico. Ma l’accordo sul nucleare di Teheran, in cottura a Vienna almeno fino a venerdì, lancia un valzer delle alleanze asimmetriche che va a scompaginare la regola della Guerra fredda sugli amici degli amici, e gli amici dei nemici diventano partner commerciali, se non alleati. Anche se il direttore dell’Istituto di studi mediorientali di Mosca Evgheny Satanovsky sospetta che quello dei sauditi sia “solo teatro, lo fanno periodicamente pensando di ingelosire gli Stati Uniti”, pare che gli alleati di Washington abbiano intenzioni serie con Putin. Il principe Saud bin Khalid al Feisal, direttore dell’altro fondo saudita Sagia, specializzato nell’attirare investimenti a Riad – ha appena firmato un altro accordo con i russi –, la butta sull’economia: il regno ha una crescita demografica che richiede prodotti, servizi e tecnologie, che potrebbe comprare nella Russia messa in difficoltà dalle sanzioni occidentali. Siccome, ricorda il senatore russo Andrey Klimov, “con i sauditi abbiamo due cose in comune: non condividiamo i valori occidentali e non amiamo sentire le critiche americane”, ecco che da appena un miliardo di interscambio annuale si passa a progetti ambiziosi.
Merito diplomatico personale di Putin, che forse si è trovato più a suo agio con i principi che con i governi occidentali: dopo la chiacchierata di San Pietroburgo sono saltati fuori sei accordi tra cui quello su 16 centrali nucleari che i russi potrebbero fornire a Riad (a Teheran ne vogliono contemporaneamente vendere otto). Si parla anche di forniture di armi: Mosca potrebbe vendere ai sauditi i missili Iskander (in precedenza non destinati all’esportazione), e ha organizzato per il principe una presentazione di navi di pattuglia e guardia costiera a San Pietroburgo. Che servirebbero a contenere l’Iran, al quale i russi vogliono spedire il sistema antiaereo S-300. Quando non si tratta dell’occidente, i russi abbandonano l’ideologia per il pragmatismo. Mosca promuove il deal iraniano, ma teme che il ritorno di Teheran sul mercato petrolifero faccia crollare il prezzo del greggio, e così cerca fonti di guadagno alternative.
COMMENTI
- franco bolsi • 4 ore fa
Se anche la Russia venderà reattori nucleari ai Sauditi oltre che agli iraniani (cosa già fatta) l’incubo nucleare ritornerà come negli anni sessanta. Tutti temevamo che un Iran con la bomba avrebbe innescato una corsa agli armamenti nella regione. Non occorre essere laureati a Yale per capirlo. E’ per questo che le sanzioni alla Russia, per la vicenda Ucraina, sono idiote. I russi sono terribilmente pragmatici e all’occorrenza vendicativi. I sostenitori delle sanzioni contro la Russia, Italia e Ue, sono affidabili come Tsipras. Obama sarà uno sciocco, ma noi siamo ben peggiori perché questi personaggi li abbiamo al di la del mare. Senza contare Israele che in queste condizioni si trova una banda di deficienti che vuole riconoscere lo stato di Palestina. E’ un altro tassello per l’incubo nucleare. Si parla molto di Grecia, di conti e di euro ma la debolezza dell’Europa senza stato è di un’evidenza sconfortante. In sintesi abbiamo diminuito l’export, avremo paesi islamofascisti nuclearizzati, parteggiamo per Hamas e accogliamo con gioia maomettani. Siamo ben sotto la soglia di un QI normale, non solo noi ma anche Hollande, Merkel e quella farsa di parlamento europeo. Dovevamo fare carte false pur di stringere accordi con russi e americani per evitare la nuclearizzazione del Medio Oriente. Idioti che siamo.
- Davide SCarano • 7 ore fa
La Politica è come una partita a scacchi: con una mossapuoi perdere tutto e dare un vantaggio definitivo all'avversario. Obama per avvicinarsi all'Iran sta perdendo l'Arabia Saudita. Non guadagna nell'Oceano
Pacifico per il consolidamento cinese in quell'area e per l'avvicinamento tra Russia e Cina.
Nel contempo l'Africa ed il medio oriente sono più instabili per il terrorismo islamico e l'ideologia espansionistica sottostante, che, evidentemente, era imbrigliata dai dittatori laici e da una maggiore deterrenza politico - militare dell'Occidente, rendendo così l'Europa, e l'Italia in particolare, terra di sbarchi.
Love Wins, così ha dichiarato Obama dopo la storica sentenza della Corte di Giustizia sul matrimonio omosessuale, sembra però che Obama, al di fuori dalla sinistra liberal, non sia così amato.
Ultimo ma non ultimo: se "il Foglio" facesse un inchiesta sul "chi" e sul "come" è stato assegnato -ex ante-
il Nobel per la pace ad Obama, così da poter intraprendere le nostre personalissime sanzioni?
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