Grecia, l’intesa era davvero impossibile?. In pensione a 67 anni, tagli alla Difesa e Iva con nuove aliquote
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i punti a cui la Grecia ha detto no. Ma Tsipras non ha aperto neppure sul salario minimo. Ecco le posizioni di Atene e Bruxelles
30/06/2015 MARCO ZATTERIN CORRISPONDENTE DA BRUXELLES La Stampa
«Eravamo a un passo da chiudere», dicono sul fronte dei creditori di Tsipras, ripensando a venerdì sera. «Ci volevano strangolare», ripetono i greci puntando il dito contro le istituzioni creditrici. Nei loro confronti Atene ha contratto un debito corposo: 73,6 miliardi col programma di salvataggio del 2010-2012; altri 142,5 con il secondo piano. Il denaro è stato pagato per salvare le banche che si sono allegramente scoperte quando la crisi finanziaria è esplosa in America nel 2007. Il baratto comportava «misure di riequilibrio strutturale e finanziario contro liquido anticrisi». A ottobre si poteva firmare col cristiano-democratico Samaras, ma hanno frenato i falchi. Appena arrivato, Tsipras ha ottenuto una proroga del secondo piano, fino a stasera. L’intesa non è mai stata raggiunta. Ora nelle casse elleniche non c’è più un cent.
Per quattro mesi si è trattato inutilmente. Ecco cosa chiedeva l’ultimo progetto di compromesso. E come avrebbe cambiato la terra di Platone, e adesso, anche di Syriza.
La riforma dell’Iva
La proposta chiedeva tre aliquote: il 23% già esistente per i consumi ordinari, allegato a ristoranti e il catering; il 13% di imposta «ridotta» per alimentari, energia, alberghi e l’acqua; un 6% di «super-ridotta» sui farmaci, i libri e i teatri. Si auspicava inoltre l’eliminazione degli sconti sulle isole e si prospettava la possibilità di rivedere le aliquote a fine 2016, a patto che il gettito rimanesse invariato a 1,8 miliardi l’anno. Lo schema non modificava la struttura della tassazione del valore aggiunto, quanto la ripartizione. I greci intendevano fra le altre cose mantenere i ristoranti al 13% insieme con gli alberghi. Sono stati accontentati a metà.
L’età della pensione
«Sistema insostenibile», valuta l’ex Troika. Rappresenta un costo da 13 miliardi l’anno, il 16% della spesa pubblica. La proposta centrale dei creditori era di elevare l’età dell’accesso al vitalizio a 67 anni, oppure a 62 con 40 anni di contribuzione, a partire dal 2022. Un limite, questo da applicare a tutti, con l’eccezione dei lavori usuranti e alle madri con figli disabili. Necessario? In effetti, circa un greco su sei di età compresa fra i 50 e i 59 è in pensione, dato che vale quattro volte la media Ue. I cinquantenni che hanno lasciato il lavoro costano 300 milioni al mese e sono il gruppo di pensionati più corposo. Fra le componenti del riequilibrio invocato dai «Tre» l’aumento dal 4 al 6% in media del contributo per la salute dei pensionati.
La difesa
Per recuperare margini di spesa si suggeriva di tagliare di 400 milioni il bilancio militare che, secondo le stime Nato, è il secondo più alto dell’Alleanza insieme con quello britannico (vale oltre il 2 per cento del pil). Atene lo mantiene florido per l’arcano timore di una guerra con la Turchia, ma anche per una forma di sostegno all’economia e all’occupazione.
Le imprese
«Alzare la tassa societaria dal 26 al 28 per cento» e introdurre una imposta sulla pubblicità televisiva. Semplice, a volere.
Le navi
L’idea dell’ex Troika era di colpire i ricchi, o comunque i benestanti, che in Grecia hanno a che fare col mare e tutto ciò che lo attraversa. «Estendere il campo di applicazione della tassa di lusso alle imbarcazioni di almeno dieci metri». E alzarla dal 10 al 13% a partire dall’anno fiscale 2014.
I controlli
Uno dei punti deboli dell’amministrazione greca, sinora, è stata l’Agenzia delle Entrate, sostanzialmente inesistente, come il catasto. I creditori: «Dovete adottare un quadro legislativo che crei un’agenzia autonoma».
Il salario minimo
Qui si auspicava il lancio di una consultazione sulla remunerazione minima che, in Grecia, è di 683 euro, il doppio dei Baltici e dell’Ungheria, più elevato di Portogallo e Polonia, il che spiega molte ritrosie. L’obiettivo era quella di valutare la fattibilità di una sua riduzione, anche temporanea. Tsipras e i suoi non erano d’accordo.
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