I migranti meritano più di un Ban Ki-moon
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Ridicolo e ipocrita il segretario dell’Onu sulla crisi dell’immigrazione
di Redazione | 28 Aprile 2015 ore 06:18
Ban Ki-moon (foto LaPresse)
Come se il Mediterraneo, l’Africa e l’Europa non avessero già i loro problemi nel gestire e risolvere questa marea umana di migranti che affondano e approdano. Ci si è messo anche il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, che ieri era in Italia per parlare di immigrazione con il premier Matteo Renzi e il Rappresentante della politica estera europea Federica Mogherini. In una intervista di domenica alla Stampa, il primo funzionario del Palazzo di vetro ha detto che è “sbagliato colpire i barconi” e che è assolutamente reprensibile l’idea di “una soluzione militare” alla carneficina per acqua a cui assistiamo da mesi. Una lingua di legno ipocrita, visto che l’inviato di Ban in Libia, Bernardino León, non è ancora riuscito a incidere in positivo sul collasso politico del paese, e considerato pure il ruolo finora presenzialista ma fatalista dell’agenzia onusiana Unhcr a proposito dei rifugiati.
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Non si capisce in generale la ratio secondo cui Ban Ki-moon si sente in diritto di dare lezioni all’Europa su come gestire questo caos africano senza precedenti. A questo proposito è utile la lettura di un saggio di un funzionario italiano, Francesco Bastagli, che per la rivista americana New Republic ha scritto un articolo dal titolo “Justice Undone”. Bastagli era stato l’inviato delle Nazioni Unite per il Sahara occidentale: “Dopo essermi dimesso, ho visto come il nuovo segretario generale Ban Ki-moon ha assunto una politica anche più opportunista” del suo predecessore. L’Africa si merita di più dell’Onu e di Ban Ki-moon. Mentre poi la coalizione dei volenterosi si imbarcava nella fallimentare avventura a Tripoli, all’Onu presenziava come “esperta dei mercenari” la signora Najat al Hajjaji, navigata apparatchik all’Onu per conto del colonnello Gheddafi, che dei mercenari stava facendo proprio grande uso per stroncare la sollevazione dei ribelli libici. Tanto per citare un solo caso di doppio standard di Ban Ki-moon. E poi non era stato lo stesso signor segretario dell’Onu che nel 2007 firmò per il Washington Post un articolo dal titolo “A Climate Culprit in Darfur”? Chi mastica un po’ di inglese avrà già compreso l’idiozia che soggiace alla sua tesi: le stragi sudanesi di animisti e cristiani, consumatesi in un deserto inospitale, sarebbero state conseguenza del surriscaldamento del clima.
Di questo passo, Ban Ki-moon arriverà presto a opinare che novecento persone sono andate a picco nel canale di Sicilia a causa dell’innalzamento del livello del mare. E allora non resterà che prendersela con i maledetti combustibili fossili, più che con gli ignari schiavisti umani.