Noi accogliamo tutti, gli Usa riportano indietro i barconi trovati in mare
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Per evitare gli sbarchi da Cuba, la guardia costiera perlustra quotidianamente l'ocenao tra L'Havana e Miami
Andrea Indiano - Dom, 26/04/2015 - 14:33 Il Giornale
Se dopo l'ultima terribile strage del Mediterraneo in Italia si discute in primo luogo su cosa fare con gli immigrati e poi quale programma di sicurezza sia meglio fra Mare Nostrum e Triton, negli Stati Uniti le politiche semplici e risolute del governo di Washington non lasciano adito a dubbi né tanto meno a polemiche.
Il metodo degli USA è talmente chiaro da essere conosciuto con il suo soprannome, ovvero “Wet feet, dry feet”, traducibile in “Piedi bagnati, piedi asciutti”. Se un immigrato è intercettato quando ancora si trova in mare, viene immediatamente rispedito a casa. Se riesce a toccare la terra statunitense, ovvero mettere i piedi all'asciutto, può restare fino a che la sua situazione non è esaminata dagli organi competenti che analizzano ogni singola richiesta.
Le possibilità di arrivare sulla costa della Florida (il luogo più vicino a Cuba) sono molto remote data la costante perlustrazione messa in atto dalla guardia costiera americana, la US Coast Guard. Elicotteri, motovedette, grandi e piccole imbarcazioni sono usate quotidianamente dai militari per pattugliare il piccolo pezzo di oceano lungo circa 140 km che separa L'Havana da Miami.
Il flusso di migranti non è paragonabile a quello del Mediterraneo, ma questo anche perché negli ultimi anni il governo statunitense ha fatto capire a suon di respingimenti quanto sia difficile riuscire nell'impresa. Circa quattromila cubani ogni anno cercano di arrivare in Florida via mare, ma la maggior parte, se non la totalità, viene bloccato quando ancora si trova in acqua e riaccompagnato (anche sulle navi stesse della US Coast Guard, se quelle dei migranti sono giudicate non idonee) a Cuba. Lo stesso avviene per i migranti dei paesi caraibici vicini, come Haiti e Repubblica Dominicana, per un totale di circa diecimila tentativi all'anno. E in quasi tutti i casi si tratta di “wet feet”.
Il governo americano stanzia ogni anno circa 1000 milioni di dollari per la US Coast Guard che li utilizza per l'aiuto in mare, il pattugliamento e anche l'invio di navi soccorso verso le zone disagiate come fatto con Haiti durante e dopo il terremoto. Un modo per aiutare le popolazioni in bisogno nei loro luoghi e scoraggiare il tentativo di un pericolosa traversata. L'operazione Mare Nostrum del governo italiano costava circa 200 milioni all'anno, mentre ora il programma Triton dell'Unione Europea ha un costo di 60 milioni di euro.
Quella degli USA è una spesa sostanziosa che però garantisce acque sicure, impaurisce gli scafisti e impedisce l'invasione di disperati pronti a tutto. Anche per questo le nuove politiche di Obama, che ha aperto a Cuba, spaventano i cittadini statunitensi timorosi ora di veder arrivare un flusso crescente di emigranti cubani. Fino ad oggi la politica del “wet feet, dry feet” ha funzionato e soprattutto ha evitato quelle stragi in mare che siamo abituati a vedere nel Mediterraneo.