Al vertice sugli sbarchi i paesi europei promettono solidarietà, (ma è un problema vostro)

Ha avvertito Cameron: “Le persone che vengono salvate siano portate nel paese sicuro più vicino, molto probabilmente l’Italia, e non abbiano diritto di chiedere asilo nel Regno Unito”

di David Carretta | 23 Aprile 2015 ore 20:49 Foglio

 Bruxelles. Con il Vertice europeo straordinario convocato d’urgenza dopo la tragedia di domenica nel Mediterraneo “ci sono le condizioni per cambiare l’approccio in Europa”, perché l’immigrazione “non è più solo un problema dell’Italia o di Malta, ma è una questione di diritto umanitario, di giustizia, di sicurezza”, ha detto giovedì il presidente del Consiglio, Matteo Renzi. E’ necessario “salvare” i migranti in mare, “ma anche schiacciare le gang e stabilizzare la regione. La Gran Bretagna come sempre aiuterà”, ha risposto David Cameron, annunciando l’invio della nave porta elicotteri Bulwark, di tre elicotteri e di due pattugliatori. Ma alle “giuste condizioni”, ha avvertito Cameron: “Le persone che vengono salvate siano portate nel paese sicuro più vicino, molto probabilmente l’Italia, e non abbiano diritto di chiedere asilo nel Regno Unito”. Impegnato in una campagna elettorale in cui è insidiato dal partito anti immigrazione Ukip, Cameron ha sintetizzato alla perfezione l’antinomia che impedisce all’Unione europea di avere una politica comune sulle migrazioni: la solidarietà nei confronti dell’Italia o dei migranti si scontra con il limite della sovranità nazionale e delle ragioni di politica interna. Dopo un naufragio con centinaia di morti, tutti si dicono pronti a dare una mano. Giovedì sono piovute promesse di navi ed elicotteri, che dovrebbero prendere parte a un’operazione di Politica di difesa e sicurezza comune (Pesd) per distruggere le imbarcazioni dei trafficanti. I leader europei hanno anche deciso di mettere mano al portafoglio triplicando i fondi per la missione di sorveglianza alle frontiere Triton. Sono due passi in avanti in linea con le richieste di Renzi. Ma quando si tratta di spartirsi il fardello dei disperati – migranti economici o richiedenti asilo – ognuno per sé: Italia, Malta e Grecia devono tenersi le decine di migliaia di persone che sbarcano, salvo lasciarle espatriare verso altri paesi europei in tutta discrezione, perché altrimenti si violerebbero le regole di Dublino.

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