L'occidente paralizzato di fronte alla pulizia etnica islamista
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“Da parte delle élite dirigenti e dell’opinione pubblica, l’assuefazione all’orrore per il massacro di cristiani sta prendendo il sopravvento”.
Una liturgia siriaca ortodossa a Derik, in Siria (foto LaPresse)
di Giulio Meotti | 22 Aprile 2015 ore 16:01
Roma. “Da parte delle élite dirigenti e dell’opinione pubblica, l’assuefazione all’orrore per il massacro di cristiani sta prendendo il sopravvento”. Il sorboniano Georges Bensoussan è fra i massimi intellettuali francesi viventi, orientalista di fama e direttore del Mémorial de la Shoah di Parigi. “Ciò che stupisce in queste tragedie che continuano a ripetersi è che ci si stupisce del silenzio dei potenti”, spiega Bensoussan al Foglio. “Non sorprende l’opinione pubblica, che è sempre commossa, ma coloro che possono agire, le potenze politiche, economiche e militari. Non c’è nulla di nuovo dalla tragedia degli Herero del 1904 fino al Ruanda del 1994, passando per gli Armeni del 1915, gli ebrei del 1942 e i Cambogiani del 1975. L’unico passo avanti compiuto in un secolo, ed è importante, è stata la creazione di un tribunale penale internazionale”. E proprio questa Corte, alcuni giorni fa, ha liquidato come irrealistica la costruzione di un caso legale contro lo Stato islamico.
ARTICOLI CORRELATI Il Papa mette in riga i perbenisti Numeri alla mano, i cristiani di Francia sono tra i più discriminati. Ma a Valls non interessa Quei cristiani iracheni (in fuga) che denunciano l'islam politico Secondo Bensoussan, l’esodo di massa dei cristiani ricorda quello dei loro fratelli ebrei dai paesi arabo-islamici dopo il 1948, anno della creazione di Israele. “E’ un identico processo di ‘purificazione etnica’ fatto allora in nome dell’arabismo e oggi in nome dell’islam. Un processo che inizia molto prima con il genocidio degli Armeni e coi massacri pre-genocidiari del 1897”. E’ impressionante vedere come, salvo la condanna del Papa e di poche voci isolate, lo sterminio dei cristiani, la loro offerta in olocausto all’islam politico, non smuova le élite. “Si finisce con l’abituarsi ai peggiori spettacoli di orrore, nessuna illusione a questo proposito. La compassione non dura che un momento, e non sostituisce l’analisi politica che è la sola a farci capire che quando la campana suona a morto per lo straniero, in realtà suona per noi, come scriveva il poeta inglese John Donne nel XVII secolo”. Anche perché l’occidente, soprattutto l’Europa, “fatica a considerare il pericolo islamista che ha di fronte. E ne ha tanto più paura – si vedano le contorsioni semantiche al solo nominarlo – dal momento che il pericolo è dentro le sue stesse mura. Ma anche perché, in un mondo confortevole ed edonista come è questo ricco occidente, si fa sempre più fatica a concepire una guerra. Una guerra che è oramai arrivata, che la si accetti o che la si rifiuti, ma che non dipende più da noi”.
Il medio oriente viene giù, da Tripoli a Damasco, ma resiste Israele oasi per tutte le minoranze massacrate dagli islamisti: i Bahai fuggiti agli ayatollah iraniani, i drusi, gli yazidi e i cristiani. “Ciò che la tragedia che sta avvenendo potrebbe insegnare è che Israele è una democrazia, uno stato rifugio anche, e non solo, per gli ebrei”, conclude Bensoussan. “In questa regione abbandonata a una ferocia demente, lo stato maledetto e vilipeso dalla doxa si rivela essere il solo stato di diritto, cioè umanitario, che accoglie e cura. Non certo tutte le miserie del mondo, ché nessuno potrebbe. Ma una parte sì. Come i bambini palestinesi di Gaza, malati di cuore, operati nell’ospedale ebraico Hadassa di Gerusalemme. Ciò che Israele mostra in questa tormenta è lo sfasamento tra la maledizione universale della quale è oggetto e la realtà”.