L’occidente che si piange addosso
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Senza considerare l’islam non si può interpretare il caos nel Mediterraneo
di Redazione | 22 Aprile 2015 ore 14:13 Foglio
La riflessione dei commentatori più autorevoli sulle ragioni profonde della tragedia dei migranti verte sulle responsabilità dell’occidente, del quale si assisterebbe a una sorta di “naufragio”. Si tratta di un’analisi che risente di una sorta di imperialismo culturale, come se i valori dell’occidente, a cominciare dalla libertà e responsabilità della persona di origine giudeo-cristiana, fossero davvero universalmente accettati. Non è così: ci sono altre civiltà che, pur avendo in qualche modo subìto o accettato gli elementi materiali della civiltà occidentale, la tecnologia, i consumi, il mercato, li innestano in una visione dell’uomo diversa. Avviene in Cina e in India, così come nei paesi islamici.
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Questa alterità irriducibile, che è stata illustrata in modo magistrale da Joseph Ratzinger a Ratisbona, non può essere cancellata o trascurata quando si tratta di interagire con quei popoli e quei paesi. L’illusione che il conflitto di fondo sia scomparso è un’eredità fallace del periodo coloniale, quando il dominio militare dell’occidente aveva tacitato o sopito le tensioni e le contraddizioni, che si sono ripresentate da quando è cessato l’equilibrio e il duplice controllo bipolare degli anni della Guerra fredda. Questo non significa, naturalmente, che non sia necessaria un’azione politica diplomatica e probabilmente militare per stroncare i fenomeni più aberranti, dalla dissoluzione degli stati in contese tribali alla crescente influenza delle centrali terroristiche alla tratta dei migranti. Se però si parte dall’autoflagellazione dell’occidente non si va da nessuna parte. Ci può e ci deve essere un approccio razionale, una realpolitik che faccia affidamento sui rapporti con i regimi più stabili, senza chiedere a nessuno i documenti di affidabilità umanitaria – come peraltro si fa da sempre per esempio con l’Arabia saudita, che non è certo un esempio di libertà religiosa. Tutto ciò, non può essere contenuto dentro un involucro di retorica sui valori basata sulla fallace convinzione che essi siano effettivamente condivisi, o sull’esportazione della democrazia che poi si traduce nel disastro anarcoide delle primavere arabe, finite quasi ovunque nell’anarchia o nella restaurazione delle dittature militari tradizionali.
Non è un atteggiamento cinico quello che riconosce le differenze e che punta a realizzare i propri obiettivi partendo dall’esigenza di intese e di scontri con altri da noi, che hanno la loro visione e che portano la responsabilità delle conseguenze tremende degli errori e dei crimini commessi spesso in nome di una religione o di una civiltà. Se l’occidente si assume anche le colpe che non ha, rischia di perdere l’autorità che deriva dalla sua forza economica e militare, ma anche dalla sua concezione della vita e della libertà, che deve essere difesa dai suoi nemici, oggi come settant’anni fa.
COMMENTI
1-Malossi Alberto • un'ora fa
Articolo perfetto! Con il buonismo e i sensi di colpa non si va da nessuna parte occorre forza e determinazione e introdurre il concetto che la guerra è un'opzione accettabile.
2-Moreno Lupi • 2 ore fa
L'Occidente che si piange addosso. Così Giancarlo Perego, a proposito delle proposte del governo: “Se è vero che occorre un piano internazionale di intervento nel Nord Africa, deve essere di pace, di messa in sicurezza delle persone e di una collaborazione con tutte le realtà e le forze locali per combattere i trafficanti". Uno si chiede, beata ignoranza, chi sia il signore che così parla. Un monsignore, che ricopre la carica di direttore della Fondazione Migrantes, promossa dalla Cei. Lo stesso che in occasione dei cristiani buttati in mare, in quanto tali, invitava alla cautela a riguardo della lite scoppiata su un barcone per motivi religiosi. In perfetta sintonia con quanto dichiarato nell'occasione, dalla Laura Boldrini. Eh sì, i motivi del "non resta che piangere", ci sono, eccome se ci sono.
3-Fabrizia Lucato • 2 ore fa
Bellissimo articolo. È proprio vero che troppi in Occidente danno per scontato che il resto del mondo condivida i nostri valori. Ma così non è. Bisogna rendersi conto che l'orizzonte culturale di chi non è occidentale non combacia con il nostro. Finora, i nostri valori nascevano dal cristianesimo. Ma adesso?
4-Raffaella Conti • 3 ore fa
Sono d'accordo. L'Occidente tratta l'Africa come un minus habens bisognoso di tutela, sulla base di un incomprensibile senso di superiorità. Ognuno ha la sua storia e i suoi percorsi. Se parliamo di colonialismo, anche i Francesi dovrebbero recriminare contro l'Impero Romano.