Libia: Al-Thani cerca a Mosca le armi che l’Occidente gli nega
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L’Italia e l’Occidente perdono tempo e non premono sulle Nazioni Unite per l’abrogazione dell’embargo sulle armi alla Libia e il governo laico di Tobruk, guidato da Abdullah al-Thani, guarda alla Russia e alla Cina
di Gianandrea Gaiani 19 aprile 2015, pubblicato in Commenti RUSSIA-LIBYA-POLITICS-ENERGY
da La Nuova Bussola Quotidiana
L’Italia e l’Occidente perdono tempo e non premono sulle Nazioni Unite per l’abrogazione dell’embargo sulle armi alla Libia e il governo laico di Tobruk, guidato da Abdullah al-Thani, guarda alla Russia e alla Cina.
Impegnato a combattere i jihadisti dello Stato Islamico e le milizie islamiche (Fratelli Musulmani e salafiti) del Fronte Alba della Libia che controlla Tripoli, il premier al-Thani, in visita a Mosca, ha dichiarato di essere pronto a “collaborare con chiunque, anche con il diavolo,” pur di avere forze di sicurezza efficaci.
“Noi chiediamo all’Occidente di sostenere il nostro governo legittimo, chiediamo assistenza nell’addestramento del personale militare e della polizia. Se non dovessimo ottenere tale sostegno, siamo pronti a collaborare con chiunque, anche con il diavolo, per raggiungere tali obiettivi – ha detto Thani all’agenzia di stampa Interfax per poi accusare ai microfoni di Russia Today soprattutto il Regno Unito di sostenere il mantenimento dell’embargo.
“Abbiamo bisogno di armi e se l’Occidente ci abbandona abbiamo il diritto di fare qualsiasi cosa in nostro potere per garantirci una vita dignitosa; cercheremo di ottenere le armi in qualche altro modo”. Già ieri, chiedendo il sostegno di Mosca per la revoca dell’embargo, al-Thani aveva sottolineando come la Libia sia oggi “fortemente dipendente” da russi e cinesi per poter contrastare il terrorismo.
I libici possono farcela, ha dichiarato, ma hanno bisogno del sostegno di “Paesi amici” come la Russia per armare l’esercito e fornire sostegno di intelligence. Al-Thani ha concluso ieri una visita di tre giorni a Mosca, accompagnato dal viceministro per gli Affari di sicurezza, Almahdi Allabad, dal ministro degli Esteri, Mohamed Dairi, e dal ministro della Difesa Masoud Erhouma. S
econdo l’ufficio di Beida dell’agenzia di stampa libica LANA, i colloqui di questi giorni puntano a rilanciare i rapporti bilaterali con l’obiettivo di concludere un accordo di cooperazione militare e tecnico.
Al-Thani non ha fatto mistero di voler riattivare “molti” degli accordi siglati con Mosca dal regime di Muammar Gheddafi, tra cui molti di carattere militare. Questione già sollevata lo scorso febbraio durante la visita al Cairo del presidente russo Vladimir Putin, quando si recò nella capitale egiziana anche il capo di Stato maggiore dell’esercito libico, il generale Abdulrazek al Nadoori.
Il portavoce di Nadoori, Ahmed al Mismari, ammise allora che “armare l’esercito libico è stata una delle questioni discusse dai presidenti egiziano e russo al Cairo”, ricordando che la Libia ha “contratti per forniture belliche russe del valore di decine di miliardi di dollari, datati prima della rivoluzione del 17 febbraio 2011, che, se applicati, porterebbero a una rapida vittoria dell’esercito libico. Da sempre gli armamenti dell’esercito libico arrivano da Est, dalla Russia, e abbiamo la conoscenza militare e tecnica per usare immediatamente queste armi” aveva aggiunto.
Supporto e forniture militari russe alla Libia potrebbero venire pagate dall’Arabia Saudita o dagli Emirati Arabi Uniti che già sovvenzionano il riarmo egiziano o potrebbero venire saldate dallo stesso governo di Tobruk con petrolio o con cessioni di sfruttamento alle società russe degli immensi giacimenti della Cirenaica meridionale.
Il disinteresse dell’Occidente per la lotta all’islamismo in Libia rischia quindi di consentire a Mosca di mettere le mani sul Paese in termini di commesse e concessioni energetiche. Uno sviluppo che suonerebbe come una beffa per l’Italia e per quei Paesi occidentali che si mobilitarono nel 2011 per far cadere il regime di Gheddafi e mettere le mani sulla Libia.