Taiwan si prepara: droni stealth e guerra asimmetrica come risposta a un’invasione cinese
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Nel caso di uno scontro che si concentrasse nello Stretto di Taiwan, largo 180 km, la strategia difensiva di Taipei….
Davide Bartoccini 2 Settembre 2025 insideover.com letura2’
Taiwan sta preparando un esercito di droni da guerra per fronteggiare la temuta “invasione cinese“. Siano aerei o navali, i nuovi sistemi d’arma dovrebbero contribuire a difendere l’isola dallo spettro incombente di Pechino, che, secondo molti analisti, sta pianificando, o quanto meno mettendo al vaglio l’opzione militare che la porterebbe a riacquisire il completo controllo della Repubblica insulare della Cina.
Taipei vede nei droni di produzione nazionale la verra chiave della sua strategia di difesa, ma gli analisti affermano che i piani degli strateghi di Taiwan, per quanto al passo con gli scenari proposti dai nuovi conflitti bellici, “non sarebbero sufficienti“. Nessuna delle piattaforme schierate da Taipei basterebbero a “respingere la flotta d’invasione cinese” che Pechino minaccia di inviare per riportare la sua influenza sul Taipei, assaltando le cosiddette “spiagge rosse“, ossia le spiagge identificate dagli analisti della difesa come potenziali settori di sbarco dell’Esercito Popolare di Liberazione . Ciò nonostante nei droni stealth, esplosivi e per la ricognizione e l’acquisizione di dati utili all’intelligence – forse in connessione con ben altri sistemi d’arma a supporto, viene riposta una certa dose di fiducia.
Nel caso di uno scontro che si concentrasse nello Stretto di Taiwan, largo 180 km, la strategia difensiva di Taipei potrebbe riversare tutte le sue capacità tattiche nel protrarsi di un conflitto asimmetrico bastato su armi suicide “monouso”, come i droni impiegati dai russi, o i barchini esplosivi impiegati dagli ucraini, per rallentare Pechino, e convincere i comandanti del People’s Liberation Army e della forza navale subordinata che traghetterebbe il contingente di sbarco, che un’invasione sarebbe in finale “troppo costosa” in termini di sforzo, mezzi e uomini.
Su Al Jazeera una figura interna al governo di Taiwan ha recentemente dichiarato che i droni sono un elemento essenziale nella cosiddetta “strategia del porcospino” di Taipei. Proprio in seguito ad una attenta osservazione e analisi del conflitto ucraino e delle nuove tattiche basate sulla combinazione di sistemi d’arma come i droni – ma anche come i lanciatori spalleggiabili per eliminare obiettivi come aerei, elicotteri e tank, e solo in ultimo le armi di precisione a lungo raggio che pure Taiwan possiede – Taipei sembra aver rafforzato la convinzione a che gli UAV / USV – rispettivamente unmanned aerial vehicle e unmanned surface vessel – possano rivelarsi “decisivi” per respingere una forza militare che supera in numero le sue forze armate.
Secondo le stime condotte dall’Ammiraglio Davidson, al vertice del Comando Indo-Pacifico degli Stati Uniti, l’Esercito Popolare di Liberazione di Pechino potrebbe essere pronto a invadere Taiwan già entro il 2027. Fino ad allora, i progressi di Taiwan nello sviluppo dell’industria nazionale e degli armamenti potranno corrispondere o meno la minaccia, mettendo Taipei nella condizione di trovarsi pronta o preparata o parzialmente impreparata di fronte alle mosse di Pechino, che pure sembra puntare da un lato sulle manovre di guerra, e dall’altro su metodi più silenziosi e sotterranei. Quelli che farebbero affidamento su una temuta “Quinta colonna” che sarebbe già presente sull’isola contesa.


