La sentenza. Il caso Le Pen e la nuova tappa della campagna anti-europeista. Si delinea ancora una volta
- Dettagli
- Categoria: Estero
un fronte che va da Putin a Trump, che promette sostegno all’estrema destra per indebolire l’Unione europea, ovviamente in nome della libertà,
Francesco Cundari 1 Aprile 2025, linkiesta.it lettura3’
scrive Francesco Cundari nella newsletter “La Linea”. Arriva tutte le mattine dal lunedì al venerdì più o meno alle sette
La condanna di Marine Le Pen a quattro anni, con incandidabilità per i prossimi cinque, emessa ieri da un tribunale francese, non poteva non alimentare le accuse di volerla eliminare dalla corsa per le presidenziali del 2027. Sono tempi duri per i garantisti, ma è evidente che ci muoviamo su un terreno molto scivoloso – l’utilizzo di fondi destinati agli assistenti del gruppo per pagare invece il personale del partito in Francia – in cui non si può escludere il rischio di una interpretazione particolarmente restrittiva, da parte dei giudici, di un comportamento in linea con un malcostume diffuso.
Intanto, in attesa di vedere come andrà l’appello, Le Pen è già passata al contrattacco, presentandosi come vittima di una sentenza politica.
Ma certo non aiuta la credibilità della campagna il fatto che tra i primi a schierarsi pubblicamente al suo fianco ci sia il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, secondo il quale «sempre più capitali europee stanno imboccando la strada della violazione delle norme democratiche».
Il riferimento è ovviamente alla Romania, già al centro della famigerata invettiva di J.D. Vance contro l’Unione europea alla conferenza di Monaco. Elon Musk, impegnato proprio in questi giorni nel distribuire soldi agli elettori per condizionare l’elezione di un giudice della corte suprema del Wisconsin, non ha tardato a twittare: «Quando la sinistra radicale non riesce a vincere col voto democratico, abusa del sistema giudiziario per incarcerare i propri oppositori. Questo è il loro copione standard in tutto il mondo». Esattamente la stessa linea espressa dal portavoce della Russia, Paese in cui si viene arrestati anche solo per avere mostrato in piazza un foglio bianco. Del resto, è noto che il partito di Le Pen in passato è stato generosamente finanziato dalle banche di Mosca.
Non per niente, oltre a Putin e a Musk, a manifestare solidarietà alla leader del Rassemblement national sono stati Viktor Orbán e Matteo Salvini, suoi compagni nel gruppo dei Patrioti al Parlamento europeo. Per quanto riguarda l’Italia, è significativo il contrasto tra la durezza delle dichiarazioni del leader leghista, che non esita a collegare la sentenza di Parigi con la questione del riarmo («Quella contro Marine Le Pen è una dichiarazione di guerra da parte di Bruxelles, in un momento in cui le pulsioni belliche di von der Leyen e Macron sono spaventose») e il silenzio o comunque l’estremo distacco degli altri partiti della maggioranza. Il portavoce di Forza Italia, Raffaele Nevi, dice per esempio: «Il caso Le Pen vale come tanti altri in Italia. Siamo garantisti con tutti, è innocente fino al terzo grado di giudizio. Noi siamo concentrati più sui problemi del nostro paese».
In cuor suo Meloni, come gran parte di Fratelli d’Italia, la pensa in realtà come Salvini, e solo ragioni di carattere diplomatico le impediscono di dirlo troppo esplicitamente, almeno per ora. D’altra parte, la nostra presidente del Consiglio ha appena ribadito la sua piena condivisione del discorso di Vance a Monaco, quando cioè, in una conferenza convocata per parlare dei problemi della sicurezza europea, dinanzi all’aggressione di Putin, il vicepresidente degli Stati Uniti spiegò candidamente che i rischi peggiori venivano dall’Europa stessa, citando per l’appunto la sentenza contro il candidato putiniano alle elezioni rumene, oltre a un paio di altri episodi minori, piuttosto grotteschi, come esempi della deriva illiberale dell’Unione. Si delinea insomma ancora una volta un fronte che va da Putin a Trump, che promette ampio e generoso sostegno all’estrema destra per indebolire l’Unione europea, ovviamente in nome della libertà.