L'Aia inaugura la caccia allo stato ebraico

La Corte penale internazionale emette mandati d’arresto per Netanyahu e Gallant per conto dello “stato di Palestina” governato da Hamas. Un attacco alla legittimità di Israele

Giulio Meotti 21 nov 2024 ilfoglio.it lettura2’

La Corte Penale Internazionale dell’Aia ha emesso mandati d’arresto a carico di Benjamin Netanyahu, primo ministro israeliano, e Yoav Gallant, ministro della difesa. Accomunare i leader israeliani democraticamente eletti agli autori del peggiore attacco contro gli ebrei dalla Seconda guerra mondiale aveva già mostrato quanto la Corte fosse una farsa pericolosa. Poi Israele ha eliminato tutti i leader di Hamas inseriti dal procuratore dell’Aia, Karim Khan, togliendo ai soloni della Corte anche la foglia di fico dell’equivalenza fra Hamas e Israele. Così sono rimasti Netanyahu e Gallant.

L’espediente dell’Aia consiste nel dichiarare che sta perseguendo questi mandati per conto dello “stato di Palestina”.

Ma chi governa quello stato? A Gaza è Hamas dal 2007, due anni dopo che gli israeliani hanno ritirato tutti gli ebrei, civili e militari, e persino le tombe ebraiche.

La Corte dell’Aia sta dunque aiutando una delle organizzazioni terroristiche più odiose del mondo a mantenere il proprio potere e persistere nelle sue politiche, queste sì, genocide. È un po’ come se un tribunale internazionale avesse emesso un mandato d’arresto contro Winston Churchill per i bombardamenti su Dresda e Amburgo. Contro l’Aia c’è bisogno di una mobilitazione internazionale, sia degli ebrei che dei non ebrei, perché dare la caccia a colui che si difende intimidito da mandati d’arresto non è una minaccia solo per Israele, ma per tutto il mondo libero che non vuole finire nella morsa del terrorismo e del sopruso.

Ora c’è da capire come potrà Israele evitare di essere trasformato in uno stato paria.

La Corte ha giurisdizione solo nei paesi che hanno firmato un trattato del 1998 noto come Statuto di Roma. Israele non l’ha firmato. E nemmeno gli Stati Uniti. Ma l’Europa l’ha firmato e, se domani Netanyahu e Gallant mettessero piede in un paese europeo, questo sarebbe legalmente tenuto ad arrestarli. I leader israeliani sono di fatti banditi da 120 paesi firmatari dello Statuto.

L’Aia sorge non lontano da Amsterdam, dove due settimane fa è andata in scena la caccia all’ebreo. I giudici hanno appena dato il via alla caccia allo stato ebraico.

Commenti   

#3 walter 2024-11-21 15:57
Tajani sul mandato d'arresto per Netanyahu: "Valuteremo con alleati. La corte non svolga ruolo politico"
Il ministro degli esteri italiano commenta il verdetto del tribunale dell'Aia contro il premier israeliano e il suo ministro della Difesa: "Vedremo i contenuti della decisione" ilfoglio.it
#2 walter 2024-11-21 15:03
Guerra a Gaza, dalla Corte dell’Aja un mandato di arresto per Netanyahu e Gallant: «Crimini contro la guerra e l’umanità». Ora cosa cambia
21 Novembre 2024 - 14:36 Massimo Ferraro open.online
La decisione della Corte penale internazionale sul premier e l'ex ministro della Difesa israeliano dopo la richiesta del procuratore dello scorso maggio. Raggiunto dal mandato anche Deif, leader militare di Hamas
Accogliendo le richieste del procuratore generale Karim Khan, la Corte penale internazionale ha emesso due mandati di arresto per il premier Benjamin Netanyahu e l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant, licenziato dal capo del governo lo scorso 26 marzo. Secondo le indagini della procura dell’Aja, sarebbero i responsabili di crimini di guerra per la conduzione del conflitto sulla Striscia di Gaza, con i bombardamenti iniziati dopo gli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023. La Camera preliminare I della Corte dell’Aja ha spiccato i mandati «per crimini contro l’umanità e crimini di guerra commessi almeno dall’8 ottobre 2023 fino ad almeno il 20 maggio 2024», giorno in cui la Procura ha depositato le domande di mandato di arresto, «per un attacco diffuso e sistematico contro la popolazione civile di Gaza» ….open.online
#1 walter 2024-11-21 14:59
Editoriali
Mancavano giusto le lodi papali all'Iran
Dopo la richiesta di indagare sul genocidio a Gaza, un altro colpo a Israele. Il Papa ritiene la creazione cardinalizia del vescovo di Teheran “un’onorificenza per tutto il paese”, aggiungendo che non è affatto vero che il governo degli ayatollah non piaccia a Roma
Redazione ilfoglio.it

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