Biden Sì ai missili americani contro le basi russe
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I due imperatori americani e la guerra mondiale vicina: Biden spiazza Trump (siamo sicuri?) e per Macron la potenza di Putin è un bluff
Paolo Guzzanti 19.11. 2024 alle 11:04 ilriformista.it lettur4’
Il Presidente uscente ha autorizzato Kiev a usare gli Atacms, politica opposta a quella annunciata dal suo successore. Ora Mosca parla di guerra americana, e l’Unione europea è spaccata fra sostegno all’Ucraina e i timori di un’escalation
L’America ha due imperatori, uno morente e uno vincente, ma quello morente compie un gesto clamoroso e difficile da interpretare: concede agli ucraini il diritto di lanciare missili americani nella profonda Russia proprio quando l’imperatore vincente, ma ancora in stand by, ha già fatto la sua apertura per una pace fra Russia e Ucraina in cui l’Ucraina perde. Joe Biden annuncia un atto di escalation che va nella direzione di una possibile vera guerra.
Di qui il sospetto: giocano le due parti in commedia, il poliziotto buono e quello cattivo, essendosi accordati fra loro? Oppure il vecchio imperatore è come Sansone che fa crollare tutto morendo con i suoi filistei? Quel che sappiamo è che mai come in questi giorni tutta le diplomazie, i servizi di intelligence e di analisi, sono stati sottoposti a una pressione tanto stressante. Sullo sfondo si profilano i paesi che giocano per arrivare allo scontro militare con la Russia e sono a quanto sembra la Francia, la Polonia e le Repubbliche baltiche.
Joe Biden ha scelto la platea del G20 a Rio De Janeiro per far esplodere la sua mina domenica rendendo noto di aver autorizzato Zelensky ad usare i missili americani nel territorio russo, dove si trovano le basi dei missili che colpiscono l’Ucraina. È stato il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, a dare la risposta russa: “Quei missili non possono essere guidati dagli ucraini perché sono guidati dai satelliti americani e quindi il loro uso sarà considerato un atto di guerra”. Molte sono le voci di un dialogo segreto fra Putin e Trump, ma sono più le smentite che le prove. L’ipotesi di un accordo segreto fra Biden e Trump non ha riscontri e – se fosse reale – non dovrebbe averne.
Kursk, i nordcoreani e i missimi americani
Il Presidente uscente si era sempre rifiutato di concedere l’uso dei missili americani contro basi russe per non favorire i rischi di guerra globale. Oggi spiega la sua decisione accusando la Russia di aver introdotto un nuovo squilibrio schierando un contingente nordcoreano che sta per dare l’assalto agli ucraini che dal 6 agosto occupano l’oblast russo di Kursk.
Dal allora Kiev ha organizzato una difesa tecnologica e una linea di rifornimenti, con la speranza di poter mantenere il controllo di quel lembo di territorio russo da giocare al momento delle trattative. Le dichiarazioni di Trump subito dopo l’elezione sono state chiare: non più un solo dollaro o un solo fucile all’Ucraina, che si vedrà costretta a cedere gran parte dei territori che la Russia si è presa con la forza in quasi tre anni di guerra.
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Biden ha sostenuto che l’intervento nordcoreano in una guerra di aggressione contro un paese europeo. non può essere accettato come un fatto compiuto. Biden è sostenuto in questa decisione da un fronte interno di uomini e generali del Pentagono che sanno di avere i giorni contati perché Donald Trump ha già annunciato una vera purga contro di loro come in America non se ne sono mai viste, per eliminare tutto il personale civile e militare a lui ostile. Mancano due mesi all’uscita di Biden dalla Casa Bianca per cedere il passo a Trump e su questi mesi soffiano pesanti venti di guerra sia in America che in Europa, considerando che la Polonia ha assunto un atteggiamento di preparazione al combattimento seguita dalle Repubbliche Baltiche e dalla Finlandia che a nessun costo vorrebbero una vittoria russa sul campo.
La potenza russa è un bluff
Ma la Russia, come era prevedibile, ha confermato oggi quel che aveva detto in passato: poiché i missili a lunga gettata ATACMS possono essere usati soltanto da personale americano, la Russia si considererà colpita dagli Stati Uniti. Il presidente francese Emmanuel Macron, anche lui a Rio de Janeiro per il G20, ha versato benzina sul fuoco dicendo che la Russia ha dimostrato con il massiccio bombardamento di domenica dell’Ucraina, di “non volere la pace e di non essere pronta per un negoziato”.
Il “National security adviser”, Jack Sullivan, aveva anticipato la mossa dicendo che il Presidente in carica ha dato ordine di raccogliere tutte le risorse militari che il Congresso ha autorizzato per consegnarli immediatamente a Kiev. Jon Finer, stretto collaboratore di Biden ha detto che se “se le condizioni evolvono, evolviamo anche noi e modifichiamo le nostre decisioni per permettere agli ucraini di difendere la loto sovranità”.
A Washington lavora un team in contatto con Kiev per avere informazioni in diretta sulle intenzioni degli ucraini, ma la situazione rischia di andare fuori controllo perché cresce il numero e la forza degli Stati favorevoli a una resa dei conti con la Russia, sostenuto anche dal francese Macron. Il partito della resa dei conti sostiene che la potenza russa è un bluff visto che quella che era ritenuta la seconda potenza militare del pianeta ha fatto finora una figura molto misera, spedendo al fronte detenuti, liceali senza addestramento, ceceni, mercenari di ogni genere e ora nordcoreani che forniscono alla Russia anche missili. Tutti pensano e dicono che Putin tratta segretamente con Trump, ma manca per ora ogni prova.
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Trump ha scarnificato l’aggressione all’Ucraina fino a renderla una guerra locale da risolvere parlando con Putin il linguaggio comune della legge del più forte. Per fortuna ci sono gli ucraini, ingegnosi e geniali
Paola Peduzzi, ilfoglio.it
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