Noi e l'America Election Day – 17 C’era una volta la guerra fredda. Erano tempi brutali ma chiari. La storia è lunga, ma è una lunga storia.
- Dettagli
- Categoria: Estero
Elezioni USA, quegli incontri tra Putin e Trump e la guerra fredda mai estinta. In gioco c’è il futuro dell’energia
Paolo Guzzanti 20 Ottobre 2024 alle 06:30 ilriformista.it lettura5’
C’era una volta la guerra fredda. Erano tempi brutali ma chiari. La storia è lunga, ma è una lunga storia che porta a una domanda obbligata.
Dove prenderemo l’energia di cui l’Italia e quasi tutti i paesi europei hanno vitale bisogno? Tutto dipende da chi vincerà in America: se alla Casa Bianca tornerà Trump probabilmente ci sarà una pace bullizzata dalla Russia e si riapriranno i rubinetti di gas, petrolio e propaganda. Se vincesse Kamala Harris (oggi ben quotata) che non viene dalla carriera politica, avremo ancora il problema di trovare energia non russa.
Per Putin è una partita di potere e, nella sua mente, di prestigio imperiale. Ma anche lui viene dalla storia del suo paese che si chiamava Unione Sovietica e che, dopo aver cominciato la guerra dalla parte di Hitler, poi dovette difendersi da lui e schierarsi con le democrazie. Solo in Russia non si insegna che la guerra cominciò il primo settembre del 1939. Fu così che ebbe in premio alla conferenza di Yalta il dominio occupante negli “Stati satelliti” che oggi hanno quasi tutti scelto la Nato e già nel 1947 – con il discorso di Churchill a Fulton, in America, cominciò un braccio di ferro militare travestito da confronto ideologico. Nacquero così la Nato e il Patto di Varsavia, ma per nostra fortuna il terrore atomico bloccò la corsa verso l’Apocalisse. Da allora sono più o meno tutti morti e chi è venuto dopo non può ricordare.
La guerra fredda non si è mai estinta
L’elezione del presidente americano ci riguarda perché la guerra fredda non si è mai estinta. Lo scontro oggi ha come posta in gioco l’Europa della vecchia Nato, che ha accolto molti paesi che la Russia considerava di sua proprietà come l’Ucraina, la Polonia, le Repubbliche Baltiche. L’Occidente ama arricchirsi non per rifare gli imperi ma per godersi e far godere la vita, consumando un oceano di energia. L’America, il paese che più di tutti crea, scopre, inventa, ha la sua energia. A distanza segue la Francia che sogna con Macron di portare in Europa la Russia bianca di Tolstoj e Dostoevskij lasciando il resto ai cinesi. Xi Jinping lo adora. Chi ha vissuto con angoscia la prima e ora vede la seconda, non ha dubbi: c’è uno scontro frontale tra la Russia imperiale e petrolifera e il mondo dell’Ovest guidato dagli Stati Uniti, abituato leggere e vedere notizie, fare manifestazioni e cacciare i primi ministri. Questo gap fra sogno imperiale russo e dolce vita occidentale non sarà mai colmato, a meno che una delle due parti non occupi l’altra il che è impossibile.
Gli incontri di Trump con Putin
È per questo che al di là delle baruffe e delle curiosità della campagna elettorale americana, siamo non soltanto curiosi di sapere se vincerà Trump amico di Putin, o Kamala in politica per caso. Abbiamo visto che problemi e tradizioni americane non collimano con quelle europee e per fortuna ognuno fa come gli pare. Ma, saziata la curiosità, ci chiediamo se dovremo pagare con una riduzione di libertà il pieno della macchina ed i termosifoni. Ma abbiamo appena appreso da una rete televisiva americana e poi dalla viva voce di Trump che lui in questi quattro anni ha avuto ben sette incontri segreti e personali con Putin. Non sappiamo se in video o in qualche luogo segreto ma la notizia è certa perché lo ha ammesso lo stesso Trump rifiutandosi di commentare la notizia, e poi dicendo che se fosse vera sarebbe stata soltanto una cosa buona, “pretty smart”, visto che conoscersi è essenziale in politica. Viceversa, la Harris, cresciuta come vice di Joe Biden, il quale è stato a sua volta l’ombra di Barack Obama e di Hillary Clinton: tornando indietro fino a Bill Clinton la tradizione della sinistra democratica americana è stata antisovietica ieri e antirussa oggi.
Di qui la domanda: c’è un ufficio studi che faccia le simulazioni su quel che accadrà dopo, visto che l’Europa tutta vive trasformando materie prime? E le due Americhe che cosa rispondono? C’è qualcuno che lo chiede, anche per curiosità industriale? Se vince Trump sembra che abbia in mente una autocrazia militarizzata aggirando la Costituzione e darà a Putin tutto ciò che quello gli chiede. E noi? E Kamala che dice? Ci venderà il gas liquefatto a prezzi stracciati? Oppure? Per fortuna è viva e vitale la catena di comando americana che considera l’Europa sia madre che figlia e il luogo delle sue alleanze non solo storiche ma strategiche. L’Europa non ha pozzi di petrolio (ma c’è chi come la Francia fabbrica energia con le centrali nucleari) ma ha riempito prati e montagne di orridi mulini a vento eolici. Restano da considerare i campi petroliferi del Medio Oriente e dell’Iran, mentre prevale – e giustamente – la questione della garanzia di vivere libero e sicuro di Israele, ed è in corso una guerra che non terminerà prima che Israele non si consideri sicuro. Anche la stazione di servizio Saudita è in pericolo e per ora non si sa se Israele ha intenzione di colpire l’Iran in modo solo simbolico o portando distruzione e fuoco nei pozzi di petrolio.
La questione energetica
Tutto ciò – dalla solitudine di Israele alla questione energetica connessa con la Casa Bianca, e le relazioni speciali fra Russia e Iran – dovrebbero essere tema di risoluzioni e decisioni non ipocrite delle Nazioni Unite e del loro segretario generale Antònio Manuel de Oliveira Guterres, il quale evita arditamente rogne e lascia che il male se lo facciano altri. La Germania, motore d’Europa, perde colpi facendoli perdere anche a tutte le imprese italiane del nord est sicché la produzione europea langue.
E Putin lo sa e bullizza ripetendo che gli europei sono schiavizzati dagli americani. Ma detta in forma breve e netta, la domanda resta senza risposta: se vince Trump, davvero Vladimir Putin comanderà sulle nostre teste e imporrà il suo gas e il suo petrolio ai nostri rubinetti e alle nostre stazioni di servizio? Se vincerà Kamala mentre in corso lo scontro con la Russia noi europei senza materie prime dove e come e a che prezzo compreremo l’energia?
Io non credo affatto che l’America abbia interesse a farci restare a secco con le pompe per speculare e venderci i suoi gas liquefatti. Ma ecco che in questo momento Vladimir Putin, come potete verificare guardando tutte le clip che lui stesso mette in rete ogni giorno, sembra preso da un evidente nervosismo. Ieri ha postato un video in cui diceva: “Ma che aspetta la Germania a comprare da noi 180 miliardi di metri cubi di gas a buon prezzo, che noi siamo pronti a venderle? L’Europa si sta impiccando per un puntiglio solo americano perché gli europei sono servi dell’America”. Ed è il ritornello dei social infestati dai filorussi. Vladimir Putin spera visibilmente in una vittoria di Trump anche se gli hanno consigliato di dire il contrario per non danneggiarlo.
Ma l’Italia in che modo affronta le due alternative e con quali disegni e prospettive? Come diceva il comico Riccardo Pazzaglia: “Ah, saperlo, saperlo…”.