NON BASTANO LE MINACCE DELLA NATO: LA CINA NON MOLLERA’ LA RUSSIA –

XI JINPING VUOLE SPACCARE L’OCCIDENTE (DIVIDERE L’UE DAGLI USA) E PER FARLO SFRUTTA PUTIN –

14.7.2024 dagospia.con lettura3’

AL DI LÀ DELLA RELAZIONE PERSONALE TRA I DUE AUTOCRATI, PECHINO VUOLE EVITARE UNA SCONFITTA RUSSA IN UCRAINA, CHE POSSA CAUSARE UN CAMBIO DI REGIME – SEQUI: “A PECHINO SI PENSA CHE SE PUTIN DOVESSE CADERE, IL CONTENIMENTO E L'ACCERCHIAMENTO DELLA CINA DIVENTEREBBE INSOSTENIBILE. IN CASO DI COLLASSO DEL REGIME PUTINIANO LA REPUBBLICA POPOLARE INTERVERREBBE PER PRESERVARE L'ATTUALE SISTEMA AUTOCRATICO RUSSO, ANCHE SE NON CON FORZE MILITARI…”

Estratto dell’articolo di Ettore Sequi per “La Stampa”

La Cina affronta oggi alcune difficoltà che possono divenire rischi nel breve periodo e compromettere, nel medio-lungo, la realizzazione del "Sogno Cinese". Quel Sogno di Risorgimento nazionale secondo il Presidente Xi dovrà restituire alla Cina il suo posto al centro del mondo -e cioè di leadership globale- entro il 2049, a 100 anni dalla fondazione della Repubblica popolare. Oggi i meccanismi di sviluppo economico cinese sembrano inceppati; la Nuova Via della seta è in crisi e la stessa immagine internazionale della Cina si è appannata. Vi è inoltre il prepotente emergere dell'India […]

La Repubblica Popolare è alle prese con una minaccia esistenziale: evitare la "trappola del medio reddito", patologia comune a varie economie che esauriscono una fase di sviluppo sostenuto ed entrano in una dinamica di stagnazione. Tale scenario, se si realizzasse, impedirebbe al governo cinese di offrire una occupazione ai circa 11-12 milioni di giovani che si affacciano ogni anno sul mercato del lavoro, compromettendo la tenuta stessa del regime.

La Cina, incapace di alimentare il proprio sviluppo grazie ai consumi interni ha necessità vitale di accedere ai mercati di Europa e Stati Uniti, ricorrendo a sussidi per le proprie imprese e immettendo sottocosto sui nostri mercati proprio quei beni, tecnologicamente avanzati, necessari alla nostra transizione verde. In sintesi, l'eccesso cinese di capacità produttiva viene scaricato sui mercati internazionali ed è per questo che la Cina ha un interesse strumentale e tattico a coltivare rapporti non eccessivamente conflittuali con l'Occidente.

Nel tempo gli obiettivi della Repubblica Popolare non sono cambiati: affermarsi come potenza dominante nella regione (anche grazie alla riunificazione con Taiwan e all'affermazione della propria sovranità nel Mare Cinese Orientale e in quello Meridionale); ottenere il riconoscimento di uno status paritario con gli Stati Uniti, il cosiddetto G2; mantenere aperti i propri mercati di sbocco nonché l'accesso alle materie prime strategiche, soprattutto in Africa e America Latina.

Il raggiungimento di questi obiettivi implica precise scelte di politica estera: disarticolare la convergenza euroatlantica rispetto al contenimento anti-cinese; impedire l'inasprimento o l'attuazione di misure di sicurezza economica che nuocciano all'export e allo sviluppo tecnologico del Paese; consolidare un ruolo di guida o influenza sul Sud Globale a sostegno dei propri interessi prioritari; mantenere il dominio su alcune catene strategiche del valore; sostenere, in maniera più o meno diretta, tutti i possibili antagonisti del fronte euroatlantico.

In questa complessa strategia il rapporto con la Russia è centrale. Al di là della relazione personale tra XI e Putin, vi è a Pechino una generale diffidenza circa l'efficienza russa e la gestione del conflitto ucraino. Resta comunque fondamentale per la Cina evitare una eventuale sconfitta russa in Ucraina, suscettibile di causare un cambio di regime (e di schieramento) a Mosca. L'impegno di Pechino, grazie a un uso disinvolto del concetto di "aiuto non letale", si traduce in un massiccio sostegno all'economia di guerra russa, sul piano dell'interscambio commerciale, dell'acquisto di energia e con la fornitura di materiali, tecnologia e componenti "dual use", che i russi utilizzano per la guerra in Ucraina.

A Pechino si pensa che se Putin dovesse cadere, il contenimento e l'accerchiamento della Cina diventerebbe insostenibile. In caso di collasso del regime putiniano la Repubblica Popolare probabilmente interverrebbe per preservare l'attuale sistema autocratico russo, anche se non con forze militari. Russia e Cina, insieme ad altri attori del Sud Globale, si profilano come potenze revisioniste e hanno l'interesse comune a sfidare l'ordine internazionale esistente e la preminenza americana limitando l'uso del dollaro come valuta per gli scambi commerciali e finanziari internazionali.

La Cina non ha comunque, almeno per ora, l'interesse a legarsi in una maniera indissolubile a Mosca ma intende mantenere un rapporto con l'Occidente che consenta l'accesso alle sue tecnologie e ai suoi mercati. Un approccio "turbomercantilista" a proprio uso e consumo.

In questo quadro l'Europa è per i cinesi terreno politico "contendibile" nel gioco a due con gli Stati Uniti. La Cina vuole evitare un appiattimento europeo sulle politiche americane di contenimento anti-cinese e, a tal fine, intende giocare la carta dei rapporti commerciali bilaterali. I cinesi sono maestri nel "divide et impera" e preferiscono trattare separatamente con i singoli Paesi europei […]

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