Nervosismo cinese. La nave rottame Sierra Madre fa litigare di nuovo le grandi potenze

Incagliata nell’Indo-Pacifico, baluardo di un territorio filippino rivendicato da Pechino è stato nei giorni scorsi ancora oggetto di schermaglie. E Manila starebbe per invocare l’intervento delle forze americane

21-6-2024 linkiesta.it lettura2’

Come in un bizzarro film su una nave fantasma, la Sierra Madre, vecchio scafo da guerra arrugginito al largo delle Isole Spratly, nel Mar Cinese Meridionale sembra svegliarsi puntualmente per creare fastidiosi mal di testa al governo di Pechino. I cigolii sinistri, però, non hanno nulla di soprannaturale, ma si debbono alle azioni degli incursori della marina filippina che puntualmente rinforzano la loro nave incagliata nella barriera corallina per evitare che vada alla deriva e smetta così di essere un baluardo territoriale di un’area rivendicata dalla Cina.

È accaduto di nuovo una manciata di giorni fa: i militari filippini sono stati avvistati per l’ennesima volta trasferire materiale da costruzione sulla nave, anche se le autorità di Manila smentiscono l’episodio. La Sierra Madre è mantenuta artatamente incagliata dal 1999 per ribadire il diritto di giurisdizione delle Filippine in un’area molto contesa per le rotte commerciali, ma sulla quale anche la Cina rivendica la sovranità. Una posizione, quella di Pechino, considerata a livello internazionale una rivendicazione espansiva che viola le norme delle acque territoriali. Nonostante nel 2016 un tribunale internazionale abbia respinto le richieste di Pechino sulla regione la Sierra Madre è ad oggi il punto più a rischio per un eventuale conflitto nell’Indo-Pacifico.

Lunedì scorso Manila ha accusato Pechino di aver condotto la reazione più aggressiva da quando la Cina ha iniziato a monitorare la zona. Washington ha risposto avvertendo Pechino che il trattato di mutua difesa tra Stati Uniti e Filippine si applica anche alla Sierra Madre. Jose Manuel Romualdez, ambasciatore filippino negli Stati Uniti, ha respinto in un’intervista ogni addebito, ribadendo che «si tratta di un relitto, una nave della Seconda Guerra Mondiale che si trova lì dagli anni Novanta, quindi necessita di frequenti riparazioni. Stiamo semplicemente compiendo un atto umanitario per dare ai militari di stanza lì un minimo di agio.

Fonti dei servizi americani hanno però confermato che le Filippine stanno effettivamente aumentando le missioni di rinforzo del rottame. «La Cina, che attende da 25 anni il momento in cui la Sierra Madre scivolerà via dalla barriera corallina, sta mostrando un pericoloso nervosismo», ha affermato al Financial Times, Bonnie Glaser, esperta cinese presso il German Marshall Fund. «Il rischio di un conflitto armato per questa minuscola struttura sommersa è in aumento esponenziale».

La sensazione che riferiscono molti osservatori internazionali è che si attende soltanto che ci scappi il morto. Così sono state lette le parole del presidente Ferdinand Marcos Jr che ha avvertito: «Qualsiasi azione cinese che dovesse creare una sola vittima filippina è da considerarsi un atto di guerra». In questa fase di turbolenze geopolitiche mondiali e di impegno su tanti fronti, gli americani valutano il rischio di un conflitto nella zona come un evento da scongiurare. Zack Cooper, esperto di sicurezza asiatica dell’American Enterprise Institute, ha detto che gli Stati Uniti e le Filippine si stanno avvicinando a invocare l’articolo V del trattato di mutua difesa, che impone loro di agire con la forza». E si tratterebbe, sempre secondo Cooper, di un raro precedente: «Nella NATO l’Articolo V è stato invocato solo una volta, in risposta agli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001».

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