Pace Svizzera Il summit internazionale Conferenza di pace in Svizzera, la dichiarazione finale:

“Riaffermare integrità dell’Ucraina”, ma i Brics non firmano il documento

Luca Sebastiani — 16 Giugno 2024 ilriformista.it lettura4’

Dopo il G7 in Italia, la conferenza di pace in Svizzera si è conclusa con risultati più o meno importanti. Il vertice tenutosi al Burgenstock, un resort vicino Lucerna, ha visto la partecipazione di decine di delegazioni per cercare il dialogo in merito alla guerra in Ucraina. La Russia e la Cina sono stati i grandi assenti, con Mosca che da lontano ha cercato di sminuire il summit proponendo anche un suo piano per la pace, irricevibile per Kiev e l’Occidente viste le tante pretese. Nella dichiarazione conclusiva gli sherpa hanno lavorato a un testo in cui si cerca di promuovere il dialogo tra le parti, affermando comunque l’impegno per il rispetto all’integrità territoriale dell’Ucraina. La maggior parte dei paesi ha firmato il documento, ma alcuni Stati hanno deciso di non avallare le conclusioni.

Conferenza di pace, la dichiarazione conclusiva: integrità dell’Ucraina

Nel comunicato finale, quindi, i firmatari hanno affermato il rispetto per “l’integrità territoriale” di tutti i paesi, compresa quella di Kiev, e l’esigenza del “coinvolgimento e il dialogo tra tutte le parti” per trovare una soluzione duratura al conflitto. Nella dichiarazione conclusiva del summit in Svizzera spicca anche il sollecito allo scambio di prigionieri di guerra così come al ritorno dei bambini ucraini deportati dalla Russia negli ultimi due anni. Secondo l’accusa del governo di Volodymyr Zelensky, sarebbero più di 20mila i minori ucraini presi e trasferiti in territorio russo da parte dell’esercito e le autorità di Mosca. Nella conclusione anche la denuncia della “militarizzazione della sicurezza alimentare”.

Conferenza di pace, quali sono i paesi che non hanno firmato il documento finale

Ma le dichiarazioni conclusive non sono state firmate da tutti i partecipanti al summit di pace a Lucerna. A sottoscrivere il documento sono stati: Albania, Andorra, Argentina, Austria, Belgio, Benin, Bosnia, Bulgaria, Capo Verde, Canada, Cile, Costa Rica, Consiglio d’Europa, Croazia, Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca, Repubblica domenicana, Ecuador, Estonia, Commissione europea, Parlamento europeo, isole Fiji, Finlandia, Francia, Gambia, Georgia, Germania, Ghana, Grecia, Guatemala, Ungheria, Islanda, Iraq, Irlanda, Israele, Italia, Giappone, Giordania, Kenya, Kosovo, Lituania, Lettonia, Liberia, Liechtenstein, Lussemburgo, Malta, Moldova, principato di Monaco, Montenegro, Olanda, Nuova Zelanda, Macedonia del Nord, Norvegia, Palau, Perù, Filippine, Polonia, Portogallo, Qatar, Corea del sud, Romania, Ruanda, San Marino, Serbia, Singapore, Slovacchia, Slovenia, Somalia, Spagna, Suriname, Svezia, Svizzera, Turchia, Ucraina, Regno Unito, Stati Uniti e Uruguay.

Ottanta paesi sui 92 presenti, con vari gradi di rappresentanza. Nella lista non compaiono alcuni Stati, per lo più membri dei Brics e di quel sud globale di cui si è parlato molto negli scorsi mesi: Armenia, Brasile (osservatore), Colombia, Vaticano (osservatore), India, Indonesia, Libia, Messico, Arabia Saudita, Sud Africa, Thailandia ed Emirati Arabi Uniti.

Summit di pace, Zelensky e il secondo vertice

“Siamo in guerra, non abbiamo tempo, il lavoro per il prossimo vertice deve prendere mesi, non anni”. A dirlo è Volodymyr Zelensky al termine del summit, precisando di aver già proposto la creazione di “gruppi di lavoro“. “Quando saremo pronti, ci sarà un nuovo vertice e alcuni Paesi si sono già offerti di ospitarlo” ha aggiunto il leader di Kiev.

Von der Leyen sulla proposta di pace di Putin

“Nessun Paese accetterebbe mai i termini vergognosi di Putin. Il percorso per la pace reale richiede determinazione, alla fine toccherà all’Ucraina decidere i termini di una pace giusta. Chiedo alla Russia di ascoltare la voce della comunità internazionale” ha detto Ursula von der Leyen al margine della conferenza in Svizzera.

Conferenza in Svizzera, la posizione di Meloni

Oggi a prendere la parola nel vertice di pace è stata anche la premier italiana, Giorgia Meloni: “L’Italia ha sempre fatto la sua parte e non ha intenzione di voltare le spalle ma dobbiamo unire tutti i nostri possibili sforzi per aiutare l’Ucraina a guardare al futuro ed è quello che abbiamo fato al G7 sotto la presidenza italiana”. Durante il suo intervento in plenaria, la presidente del Consiglio ha aggiunto “Possiamo costruire molto dopo la discussione di oggi”. “La pace non significa resa, come Putin sembra suggerire. Confondere la pace con la soggiogazione sarebbe un pericolo precedente per tutti”, ha concluso Meloni.

Summit a Lucerna, le dichiarazioni dell’Ucraina

Durante la conferenza e a margine dei lavori, ha parlato anche il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba. Ai giornalisti, il ministro di Kiev ha reso noto il punto di vista ucraino riguardo il vertice: “I Paesi che non sono venuti al vertice vedono quello che sta accadendo: l’Ucraina sta costruendo consenso intorno alla formula di pace e questo ci permette di compiere enormi passi avanti verso una pace giusta, non a tutti i costi”. “Il prossimo summit dovrebbe portare alla fine della guerra e abbiamo bisogno che l’altra parte sia al tavolo: il nostro compito è portare l’Ucraina a quel tavolo il più forte possibile”, ha aggiunto.

 

Kuleba ha poi sottolineato: “Due settimana fa si scriveva che l’Arabia Saudita aveva declinato l’invito al summit e noi sapevamo che non era vero. Il fatto che sia qui dimostra che è impegnata nel processo di pace: Riad è nella partita”. Riad aveva parlato della necessità di “compromessi difficili”. “Noi rispettiamo le posizioni degli altri Paesi. La nostra posizione è chiara: i principi fondamentali del diritto internazionale e della carta dell’Onu devono essere al centro del processo di pace, sul resto possiamo parlare” ha detto il ministro degli Esteri.

Luca Sebastiani

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