A Gaza i terroristi usano i civili come scudi, ma sono peggio i noncuranti che glielo lasciano fare

L’ignominia evocata dal macellaio di Gaza, per quanto oscena, davvero non scopre la verità plateale e risalente dei civili usati come sacchi di sabbia:

Iuri Maria Prado — 13 Giugno 2024, ilriformista.it lettura2’

Il “sacrificio necessario” dei civili, il sangue dei civili che “infonde vita nelle vene della nazione”: che cosa ha impedito a queste parole di Yahya Sinwar, il capo di Hamas, di diventare altrettante notizie sorprendenti? È molto semplice: quelle lucide bestemmie della vita non hanno suscitato lo stupore di nessuno perché descrivono e rinfacciano una realtà perfettamente risaputa.

L’ignominia evocata dal macellaio di Gaza, per quanto oscena, davvero non scopre la verità plateale e risalente dei civili usati come sacchi di sabbia: la ripropone e la rivendica in faccia a un’opinione pubblica che non riesce neppure a indignarsene perché rappresenta un fatto non solo ordinario, ma ormai legittimato.

In tre decisioni della Corte Internazionale di Giustizia durante la Guerra di Gaza, pure ispirate all’esigenza di protezione dei diritti della popolazione civile palestinese, non c’è neppure un paragrafo, neppure una parentesi, neppure una nota a piè di pagina in cui faccia capolino la notoria condizione dei civili adoperati come carne da martirio. Nella pomposa e ipocrita richiesta di arresto formulata dal procuratore della Corte Penale Internazionale, pure riferita ai capi di Hamas oltre che a Benjamin Netanyahu e a un suo ministro, non c’è nemmeno un cenno alla pratica con cui i capi-tagliagole riducono centinaia di migliaia di civili palestinesi a un’immensa guarnigione posta a proteggere le belve del 7 ottobre, e a presidiare le architetture del terrore ricavate al di sotto delle scuole, degli ospedali e degli uffici della cooperazione internazionale.

Nelle decine di dichiarazioni date fuori in nove mesi dal segretario generale dell’Onu, tutte pur sempre palpitanti per la sorte dei civili, non c’è stato mai spazio neppure per una vaga deplorazione rivolta a quel fatto notorio, e cioè al fatto che la popolazione civile palestinese è vittima della coscrizione che la adibisce a materia sacrificale e la colloca, ma senza nessun trasalimento delle Nazioni Unite, al ruolo di posta necessaria e provvidenziale in quel bilancio mai abbastanza grave di morte e di sangue.

PUBBLICITÀ

LEGGI ANCHE

I “sacrifici necessari” di Sinwar, palestinesi usati come “scudi umani” per far ricadere colpe su Netanyahu

Israele a un bivio, dall’addio di Gantz alla guerra parallela per gli ostaggi: con Netanyahu solo l’ultradestra

A tacere degli ettari editoriali che il latifondo pacifista coltiva inseminandoli di inesauste implorazioni per la salvezza dei civili, ma senza neppure un lotto in cui sia dissodata la verità scandalosa di un popolo alternativamente istigato o obbligato a rimpolpare le accuse di genocidio e di pulizia etnica. Ed è, questo, il capitolo forse più ripugnante del romanzo insieme omissivo e contraffattorio che si sta scrivendo sulla guerra di Gaza. Perché tutte quelle morti non condannano solo quelli che se ne compiacciono e ne chiedono sempre più, ma anche quelli che, assistendo a questa verità, lasciano che resti ammantata da una coltre di indifferenza. C’è forse qualcosa di peggio che l’uso come scudi di quei civili da parte dei terroristi, ed è la noncuranza di quelli che glielo lasciano fare.

Iuri Maria Prado

Solo gli utenti registrati possono commentare gli articoli

Per accedere all'area riservata