-COSA SUCCEDE ORA L'effetto della rivendicazione dello Stato islamico sulla guerra contro Israele

-AL BANDO GLI AMICI DI ISRAELE Le pene degli spiriti liberi: le conseguenze che paga chi ha deciso di sfidare Hamas

5.1.2024 Micol Flammini, Meotti ilfoglio.it lettura2'

-COSA SUCCEDE ORA L'effetto della rivendicazione dello Stato islamico sulla guerra contro Israele

L'Isis ha detto di colpire ebrei e cristiani. Il fronte dei nemici dello stato ebraico cresce, ma al suo interno è frantumato, mentre si compatta quello degli alleati

MICOL FLAMMINI 05 GEN 2024 ilfoglio.it lettura3’

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L'Iran si fa sbugiardare dal Califfato, che rivendica l'attacco di Kerman

Il giornale iraniano Jam-e jam ieri mattina era uscito con una pagina in ebraico, che conteneva un avvertimento: “La vendetta arriverà”. Era riferito agli attentati di Kerman, alle due esplosioni che hanno fatto quasi cento morti tra la folla radunata attorno alla tomba del generale Qassem Suleimani. Con la scritta in ebraico, il quotidiano voleva addossare la responsabilità degli attacchi a Israele, ben sapendo che quello che era successo alla tomba di Suleimani non portava la firma dello stato ebraico: conosce bene i metodi dell’intelligence israeliana quando colpisce nel suo territorio e non lascia bombe in mezzo a posti affollati. A qualche ora di distanza lo Stato islamico, invece, ha rivendicato le due esplosioni in Iran, mostrando foto e nomi dei due terroristi, poi ha invitato a colpire gli ebrei ovunque, perché non c’è differenza tra gli “ebrei di Palestina” e gli ebrei in giro per il mondo, ha chiamato a raccolta contro i nemici comuni dell’islam: Israele, Stati Uniti, Iran e Hezbollah. Lo Stato islamico ha messo il suo sigillo sulla causa palestinese, facendone una questione religiosa e non di territorio. In qualche stanza del potere iraniano, probabilmente il regime sperava che questa rivendicazione non arrivasse mai, che le due esplosioni e le 84 morti potessero permettergli di portare avanti le minacce vaghe in caratteri dell’alfabeto ebraico per continuare ad aizzare le altre forze che si muovono contro Israele, unendole nell’unico fronte dell’Asse della resistenza, che adesso lo Stato islamico vuole delegittimare: non a caso ha colpito la tomba di Suleimani, autore di questa alleanza che circonda Israele.

-AL BANDO GLI AMICI DI ISRAELE Le pene degli spiriti liberi: le conseguenze che paga chi ha deciso disfidare Hamas

GIULIO MEOTTI 05 GEN 2024

    

C'è chi denuncia pubblicamente le azioni dell'organizzazione terroristica. Persone come Mus'ab Hasan Yusuf, figlio di un leader di Hamas, e gli scrittori Dalia Ziada, Omar Youssef Souleimane, Amin Maalouf e Boualem Sansal. Non senza ritorsioni

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Tombola contro Hamas

Mus'ab Hasan Yusuf, “the green prince”, il figlio del capo di Hamas in Cisgiordania, sui social è uno dei più accaniti a denunciare i crimini di Hamas. Ma può farlo solo perché vive a San Diego. “Dal 7 ottobre ho perso la maggior parte dei miei amici arabi” scrive sull’Express lo scrittore e poeta nato a Damasco, Omar Youssef Souleimane, che ha partecipato alle manifestazioni contro il regime di Bashar el Assad, ma, braccato dai servizi segreti, ha dovuto fuggire dalla Siria nel 2012. Rifugiato in Francia, Souleimane oggi pubblica con Flammarion. “Ai loro occhi, l’antisemitismo in medio oriente non dovrebbe essere rivelato agli occidentali, per non sostenere l’agenda sionista. Soprattutto nel mezzo della guerra israelo-palestinese. Molti mi hanno inviato messaggi per tagliare i ponti in seguito alla pubblicazione dei miei testi sull'odio verso gli ebrei. Sono stati pubblicati articoli in arabo in cui si spiegava che voglio essere famoso, che voglio soldi, che sono un traditore. La cosa più triste è che con alcuni di questi ex amici abbiamo manifestato insieme contro il regime in Siria. Sono stati miei compagni nella rivoluzione siriana, sanno benissimo che demonizzare Israele è una parte essenziale della propaganda del regime per restare al potere, uno spaventapasseri destinato a spaventare la popolazione”. Dopo il 7 ottobre, Souleimane è stato minacciato sui social. "Lo troverò e gli distruggerò la faccia", ha detto su Facebook un giornalista arabo che vive in Francia. “Ho ricevuto insulti in francese e in arabo, semplicemente per aver detto una verità che tutti conoscono. Sappiamo bene che la parola ‘ebreo’ è un insulto in medio oriente. Sappiamo che più di 800mila ebrei vivevano nei paesi arabi prima della creazione di Israele e che ne restano solo poche decine di migliaia, nonostante vi abbiano vissuto per secoli”.

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