1-IN MEDIO ORIENTE. L'accordo con Hamas rende l'autodifesa di Israele ancora più debole

2-L'EDITORIALE DEL DIRETTORE Un cessate il fuoco è nemico della pace. Tregua sì, ma senza dimenticare il 7 ottobre

23.11.2023 G.Ferrara, C. erasa, ilfoglio.it lettura2’

1-IN MEDIO ORIENTE. L'accordo con Hamas rende l'autodifesa di Israele ancora più debole

GIULIANO FERRARA 23 NOV 2023

    

Le pressioni americane, quelle del partito umanitario e dell’opinione pubblica israeliana, hanno indotto Netanyahu ad accettare la tregua. La scelta apre a un appeasement con l’Iran che sa di impunità

Ora gli occhi del mondo guardano all’accordo di tregua, alla sorte degli ostaggi di Hamas, alla lista dei prigionieri scambiati, all’incerta prospettiva di tregua e ripresa della guerra in una spirale di fatti che non è possibile prevedere in dettaglio. Le pressioni americane, quelle del partito umanitario e dell’opinione pubblica israeliana di fronte al dramma dei sequestrati hanno indotto Netanyahu, che sarà ancora in controllo fino alla fine del ciclo di guerra ma è strutturalmente delegittimato dal 7 ottobre, a votare in favore dell’accordo senza che la destra oltranzista potesse costruire un’alternativa di crisi e rifiuto. Israele venderà il deal come effetto della forte, durissima azione di devastazione inferta a Hamas, con i danni inevitabili ma orripilanti delle vittime civili a Gaza. Hamas sfrutterà la tregua per riorganizzare le sue difese, tentare un contrattacco, sopra tutto legittimarsi come soggetto della resistenza palestinese dopo aver sfidato ogni legge umanitaria e il senso stesso di una storia che viene da Auschwitz con il pogrom di sangue e orrore del 7 ottobre. I prigionieri liberati faranno con le dita il segno della vittoria e l’influenza politico-militare di Hamas, già enorme in Cisgiordania, è destinata a rafforzarsi e a ricollegarsi con l’asse della cosiddetta resistenza risalente alla guida iraniana. Asse potentemente sostenuto da un’opinione occidentale che già prima del 7 ottobre si esercitava nella retorica del boicottaggio e nella dannazione di Israele e del sionismo occupante, ma è esplosa dopo l’inizio dei combattimenti di autodifesa a Gaza…..  

2-L'EDITORIALE DEL DIRETTORE Un cessate il fuoco è nemico della pace. Tregua sì, ma senza dimenticare il 7 ottobre

CLAUDIO CERASA 23 NOV 2023

    

Dietro l'interruzione dei combattimenti si cela il rischio di dare a Hamas la possibilità di continuare a governare nella Striscia, di impedire all’esercito di Israele di eliminare i leader di Hamas, di preparare nuovi olocausti e, di tornare a minacciare nuovamente Israele e tutti noi

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Tregua senza resa. La guerra di libertà contro Hamas, ha scritto ieri giustamente l’Economist, si trova improvvisamente a fare i conti con la sua più grande contraddizione. Il 22 novembre, dopo settimane di negoziati, il governo israeliano, come sapete, ha approvato un accordo che prevede la liberazione di 50 donne e bambini da parte di Hamas, una piccola frazione dei circa 240 ostaggi detenuti a Gaza. Israele dovrà dunque fermare per qualche giorno la guerra contro gli stessi terroristi che il 7 ottobre hanno riportato l’orrore della Shoah dentro ai confini di Israele e dovrà mettere nel conto che la tregua umanitaria servirà a Hamas a prendere tempo, a riorganizzarsi, a riarmarsi, a utilizzare gli aiuti umanitari inviati ai palestinesi per alimentare i suoi tunnel del terrore, a creare le condizioni per tendere ulteriori imboscate alle truppe israeliane e a creare pressioni, con la complicità di un pezzo della comunità internazionale, affinché la guerra sospesa temporaneamente da Israele non riprenda più…..

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