LA CINA HA IMPARATO COME SI FA: PRESTARE OGGI PER INCULARE DOMANI –

LA REPUBBLICA POPOLARE CINESE È IL PRIMO ESATTORE DI DEBITI AL MONDO

8.11.2023 dagospia.com lettura2’

- DAL 2000 AL 2021 HA PRESTATO 1.340 MILIARDI DI DOLLARI A PAESI IN VIA DI SVILUPPO E ORA IL 55% DI QUEI CREDITI È ARRIVATO ALLA SCADENZA – MA SE PRIMA DAVA SOLDI PER INFRASTRUTTURE, DOPO LA PANDEMIA HA COMINCIATO A FORNIRE PRESTITI D’EMERGENZA AI PROPRI DEBITORI PER EVITARNE IL CRAC - LE PENALI PER IL RITARDATO RIMBORSO SONO SALITE DAL 3% DEL 2013 ALL’8% DEL 2021 E IL CONSENSO TRA I PAESI IN VIA DI SVILUPPO CALA…

Estratto dell'articolo di Guido Santevecchi per www.corriere.it

La Repubblica popolare cinese si trova a giocare un ruolo nuovo nell’economia globalizzata: quello di primo esattore di debiti nel mondo. Dal 2000 al 2021 ha prestato 1.340 miliardi di dollari a Paesi in via di sviluppo e ora il 55% di quei crediti accumulati da varie istituzioni finanziarie cinesi è arrivato alla scadenza. Ecco quindi la nuova veste di Xi Jinping e compagni: «gestori di crisi finanziarie internazionali», o esattori per usare un termine più brutale.

Il quadro è stato dipinto dai ricercatori americani di AirData. Il grosso dei finanziamenti cinesi è stato elargito tra il 2013 e il 2020, quando Xi spingeva il suo «progetto del secolo», la Belt&Road Initiative anche nota come Nuove Vie della Seta. Basta aprire il sito della BRI per osservare che Pechino vanta di aver investito in circa 150 Paesi nel mondo, per la costruzione di 20.985 progetti che vanno dai porti agli aeroporti, dalle autostrade alle ferrovie ad alta velocità, alle centrali elettriche.

Tutto questo fino al 2020, quando è scoppiata la pandemia che ha causato uno choc nell’economia mondiale: da allora la Cina ha cominciato a fare i conti anche con il proprio rallentamento nella crescita e ha ridotto i finanziamenti per le infrastrutture all’estero.

Da allora ha cominciato a fornire prestiti d’emergenza ai propri debitori per evitarne il crac.

[…] Invece che per aprire nuovi cantieri, le istituzioni finanziarie di Pechino hanno usato i fondi per permettere ai loro debitori di pagare gli interessi. Un rifinanziamento per mantenere a galla Paesi con l’acqua alla gola (Sri Lanka e Zambia sono citati dagli economisti come «casi di scuola»). […]

[ La Belt&Road Initiative è stata pianificata come la piattaforma per proiettare l’influenza geopolitica della Cina tra le nazioni in via di sviluppo: ma ora che il loro debito è diventato una montagna, i tecnocrati comunisti si trovano di fronte a una posizione scomoda, quella dei grandi creditori che debbono recuperare il capitale e gli interessi maturati.

Pechino cerca naturalmente di non alienarsi la simpatia e la riconoscenza dei Paesi dove ha investito, però il rifinanziamento del debito da parte cinese ha un costo elevato. Le condizioni dei prestiti d’emergenza sono tenute riservate, ma secondo la ricerca di AirData le penali per il ritardato rimborso sono salite dal 3% del 2013 all’8% del 2021. […]

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