1-Indecifrabile Qatar: ritenuto sponsor dei terroristi islamici ma indispensabile mediatore,

2-Onu il palazzo che dà voce agli aguzzini d'Israele 3- I labirinti del terrore

4.11.2023 Cingolani, Meotti, Ginzberg ilffglio.it lettura3’

1-RITRATTO DI UN PAESE. Indecifrabile Qatar: ritenuto sponsor dei terroristi islamici ma indispensabile mediatore

STEFANO CINGOLANI 04 NOV 2023

    

L’emiro Al Thani è un camaleonte e vuole evitare che s’inneschi una reazione a catena inimmaginabile in medio oriente e nel mondo intero. Quanto durerà il suo equilibrismo?

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Alto come Guido Crosetto (ma non così massiccio), sopravanza di una testa sia il presidente Sergio Mattarella sia Antonio Tajani. Baffetti arabi, capelli neri pettinati all’indietro, occhio di falco e sorriso astuto, abito azzurro con giacca un po’ tirata come va di moda, lo sceicco Tamim bin Hamad al-Thani, emiro del Qatar, in visita ufficiale in Italia nel marzo scorso, mostra tutte le sue molteplici doti. La finanza (guida il ricchissimo fondo sovrano), i media (al-Jazeera), il calcio (i mondiali a Doha lo scorso anno, il Paris Saint-Germain, la passione in serie A per la Lazio e il Napoli), la moda (Chanel e Valentino), gli affari e davvero tanti con l’Italia anche se un po’ meno che con la Francia e gli Stati Uniti. Poi la politica, dove non avendo la forza del leone moltiplica l’astuzia della volpe. Ospita nello stesso tempo i vertici di Hamas e una base americana, viene ritenuto sponsor dei movimenti islamici radicali, burattinaio della caduta di Gheddafi e delle primavere arabe in quanto sostenitore della Fratellanza musulmana come lo furono i suoi avi a cominciare dal trisnonno Abdullah bin (figlio di) Jassim. La famiglia al-Thani è il Qatar fin da quando nel 1847 lo sceicco Mohammed bin Thani della tribù Banu Tamim, nota già al tempo di Maometto, lasciò le sabbie arabe per raggiungere il mare. Oggi, nel bel mezzo della guerra di Hamas contro Israele che infiamma di nuovo il Levante, l’emiro vuole evitare che s’inneschi una reazione a catena inimmaginabile in medio oriente e nel mondo intero. Riuscirà a divincolarsi nei suoi azzardati giri di valzer o finirà per ruotare come un derviscio fino a crollare esausto al suolo?..

2-CRISI IN MEDIO ORIENTE Il grande teatro dell'assurdo Onustan, il palazzo che dà voce agli aguzzini d'Israele

GIULIO MEOTTI 04 NOV 2023

    

Se lo stato ebraico venisse distrutto, le Nazioni Unite dovrebbero sciogliersi. Non saprebbero più chi attaccare. Cinquant’anni di processi all’unica democrazia del medio oriente

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Nel 1975, il dittatore dell’Uganda Idi Amin Dada (almeno 200 mila morti sulla coscienza), tra gli applausi degli ambasciatori presenti, chiese l’espulsione di Israele dall’Onu e lo “sterminio” dello stato ebraico. Quel giorno l’Assemblea generale approvò – 72 voti a favore, 35 contro e 32 astensioni – la famigerata “risoluzione 3379” che è passata alla storia con il titolo “il sionismo è razzismo”. Era il 10 novembre, il trentasettesimo anniversario della “Notte dei Cristalli” del 1938, quando i nazisti bruciarono le sinagoghe e attaccarono le comunità ebraiche tedesche, prodromo della Shoah. Il Segretario generale dell’Onu, Kurt Waldheim, un ex nazista, rifiutò di condannare la risoluzione. L’ambasciatore americano, Daniel P. Moynihan, disse che “c’è qualcuno convinto che i nostri assalitori siano motivati dalle cose sbagliate che facciamo. Ha torto. Ci attaccano per le cose buone che facciamo. Perché siamo una democrazia. Non è un caso che mercoledì Sua Eccellenza il Maresciallo di Campo Al Hadji Amin Dada abbia invocato ‘l’estinzione dello stato di Israele’. E non è un caso, temo, che questo assassino razzista sia il capo dell’organizzazione per l’Unità africana. Israele è una democrazia. E le dittature cercheranno qualsiasi occasione per distruggere la cosa che le minaccia di più”.—

3-MAGAZINE I labirinti del terrore

SIEGMUND GINZBERG 04 NOV 2023

    

Da Kafka a Dürrenmatt alle gallerie di Gaza. Come i tunnel sono diventati l’incubo collettivo dell’umanità

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"Sembrava che la galleria scendesse, ma non ne ero sicuro perché spesso invece dovevamo arrampicarci, tanto si faceva ripida, e poi calarci con le corde verso incerte profondità. A tratti l’intrico di pozzi e gallerie era elaborato, e dotato di complessi sistemi di ascensori, a tratti tutto era indicibilmente primitivo, come costruito in tempi antichissimi, prossimo al crollo [a tratti] il labirinto pareva farsi più semplice. La galleria correva dritta, ma non riuscivo a capire in che direzione. A volte procedevamo per chilometri nell’acqua gelida che ci arrivava fino alle ginocchia. A sinistra e a destra di diramavano, dalla nostra, altre gallerie. Le pareti stillavano acqua, però a volte c’era un silenzio mortale, si sentivano solo i nostri passi".

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