1-Striscia di Gaza, Israele ritarda l’invasione in attesa «dei sistemi di difesa Usa

2-Cosa succede dopo la difesa di Hamas da parte del presidente turco Erdogan. Spezzare il rapporto tra Hamas e l’Iran..

25.10.2023 redazione open.online, lettura4’

1-Striscia di Gaza, Israele ritarda l’invasione in attesa «dei sistemi di difesa Usa». Dalla bozza sul vertice Ue sparisce il riferimento a Guterres

25 OTTOBRE 2023 - 18:12 di Redazione open.online

L’indiscrezione del Wall Street Journal mentre ancora tengono banco le parole del Segretario generale dell’Onu

Subito dopo l’attacco di Hamas nelle comunità ebraiche al confine con la Striscia di Gaza dello scorso 7 ottobre, diversi esponenti del governo di Israele hanno annunciato come «imminente» l’invasione del territorio da cui sono partiti gli attacchi per «debellare i terroristi». Da settimane su tutta la Striscia piovono migliaia di missili – l’ultimo bilancio aggiornato delle vittime diffuso dal ministero della Sanità di Hamas dice 6.546 morti e 17.439 feriti – ma l’esercito di Tel Aviv non ha ancora dato il via libera all’operazione di terra. Lo stesso Netanyhau ha più volte spronato i soldati a tenersi pronti, ma l’ordine di attacco non è ancora arrivato. Secondo il Wall Street Journal, le pressioni di Joe Biden per ritardare l’invasione stanno funzionando perché Israele ha accettato di aspettare finché gli Stati Uniti non dispiegheranno nell’area i propri sistemi di difesa aerea – per proteggere le truppe e le basi dislocate tra Emirati Arabi Uniti e Siria. Fonti israeliane avrebbero confermato che l’attesa è dovuta anche a ragioni umanitarie e di tutela degli ostaggi ancora tenuti prigionieri nella Striscia.

Il caso Guterres

Continua a tenere banco il caso Guterres, che ha acuito lo scontro tra l’Onu e il governo israeliano. Per cautela politica e diplomatica, dalla bozza del vertice dell’Unione Europea nel capitolo sul Medio Oriente dovrebbe sparire il riferimento alle parole di Antonio Guterres, mentre il testo precedente prevedeva «il sostegno all’appello del segretario generale per una pausa umanitaria». Sulla terminologia finale per il documento di conclusioni del vertice dei prossimi due giorni a Bruxelles il negoziato è ancora aperto: in bilico tra il termine «pausa», «pause» e quello di «finestre» umanitarie. «Le recriminazioni del popolo palestinese non possono giustificare i terribili attacchi di Hamas. Questi orrendi attacchi non possono giustificare la punizione collettiva del popolo palestinese», ha scritto oggi su X Guterres dopo aver chiesto un cessate il fuoco immediato e aver condannato «le chiare violazioni dei diritti umani nel territorio della Palestina». In risposta, Israele ha chiesto le sue dimissioni. E il ministro degli Esteri Eli Cohen ha rifiutato di incontrarlo a New York. Nella notte Tel Aviv ha attaccato alcune infrastrutture militari siriane. E due razzi provenienti dal Libano hanno tranciato un cavo elettrico, causando interruzioni di corrente le alture del Golan. Intanto a Beirut si è tenuto un vertice di Hamas, Hezbollah e Jihad Islamico.

2-Cosa succede dopo la difesa di Hamas da parte del presidente turco Erdogan. Spezzare il rapporto tra Hamas e l’Iran.e rafforzare il ruolo di Ankara negli accordi di Abramo: gli obiettivi del presidente turco, che vuole essere l’unico mediatore del conflitto

25 OTTOBRE 2023 - 15:58 di Dario Fabbri open.online lettura2’

Nelle ultime ore il presidente turco Recep Erdoğan si è platealmente schierato con Hamas, definendo i miliziani «liberatori», e bollando la reazione di Israele come «un’atrocità pensata per uccidere i bambini». La posizione della Turchia non deve sorprendere ed è pensata per perseguire due obiettivi tattici, contro l’Iran e contro gli accordi di Abramo. Nei limiti del possibile, Ankara e Gerusalemme intrattengono ottimi rapporti. Le intelligence collaborano e prima del 7 ottobre migliaia di turisti israeliani soggiornavano in Turchia. Soprattutto, i due Paesi sono nemici dell’Iran e sostengono apertamente l’Azerbaijan contro Teheran, vicinanza militare che ha determinato l’avanzata di Baku nel Nagorno Karabakh. Ed è qui che si inserisce il primo obiettivo della Turchia nella crisi in corso, ragione della retorica attuale, favorevole alla milizia che ha colpito lo Stato ebraico. Nel difendere le istanze di Hamas, Erdogan vorrebbe anzitutto spezzare il legame esistente tra l’organizzazione palestinese e la Repubblica Islamica.

I legami tra Ankara e Hamas

Da tempo Hamas è legata ad Ankara – il capo politico, Ismāʿīl Haniyeh, si muove con passaporto turco – anche per l’afferenza della Fratellanza Musulmana alla Turchia. Ma negli ultimi anni l’Iran è riuscito a proporsi, tramite il Qatar, come principale referente della milizia palestinese. Il presidente turco intende rompere tale sodalizio. Va ricordato che Ankara considera Gerusalemme come propria, «l’abbiamo costruita noi», ha più volte sostenuto Erdogan, ponendo la città sullo stesso piano (o quasi) di Mecca e Medina. Proprio l’afflato panislamico è sostanza del secondo obiettivo tattico. Gli accordi di Abramo siglati tra Israele, Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Marocco, Sudan, con l’Arabia Saudita prossima firmataria (almeno prima del 7 ottobre), descrivono un fronte arabo-israeliano costituito contro l’Iran. Uno sviluppo che non entusiasma la Turchia che vorrebbe porsi al centro di tale schieramento, al posto di Israele. Di qui il tentativo di rilanciare il panislamismo, utilizzando al solito la questione palestinese in forma strumentale, per segnalare ai regimi arabi che conviene affidarsi ad Ankara, anziché allo Stato ebraico. Possibilmente sfruttando l’attuale vulnerabilità del governo israeliano, stretto già su troppi fronti.

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