La maledizione della Shoah Israele entrerà a Gaza per sopravvivere, sapendo che non potrà salvare gli ostaggi

Hamas odia gli ebrei e lo proclama nel suo statuto attribuendo la fosca profezia a Maometto: «Il giorno del giudizio non verrà fino a che l’ultimo ebreo non verrà ucciso».

8.10.2023 Carlo Panella, linkiesta.it lettura4’

Lo Stato ebraico non è mai stato così debole. Ora, per garantirsi la sopravvivenza, si trova davanti all’atroce scelta di rispondere all’invasione di Hamas con i carri armati e di lasciare uccidere i prigionieri dai nazisti islamici

Barbarie islamica, ben più che terrorismo: donne e bambini mitragliati, fatti morire in case incendiate, una ragazza violentata col cavallo dei pantaloni zuppi di sangue, trascinata a Gaza ed esibita sui social, passeggeri di automobili trucidati per strada e bocconi sull’asfalto. Questo non perché israeliani, ma perché ebrei, perché Hamas odia gli ebrei e lo proclama nel suo statuto attribuendo la fosca profezia a Maometto: «Il giorno del giudizio non verrà fino a che l’ultimo ebreo non verrà ucciso».

La selvaggia ferocia dei miliziani di Hamas in questo disastroso 11 settembre di Israele contro i civili israeliani è davanti ai nostri occhi a dirci che i carnefici islamici e la loro organizzazione non combattono per «due popoli, due Stati» come fanno finta di credere quelli che adorano Hamas, ma «per cacciare a mare tutti gli ebrei e distruggere l’entità sionista».

Questo è il primo punto da tenere presente per commisurare la risposta bellica di un Israele che, per colpa di un governo inetto (due terzi dei suoi ministri non ha fatto il servizio militare… ), ha subìto la più grave sconfitta morale e politica della sua storia con trecento civili massacrati e millecinquecento feriti. Sono le Twin Towers di Gerusalemme. O la Pearl Harbour, se volete. Un 11 settembre israeliano che è l’altra faccia della invasione feroce dell’Ucraina della Russia di Putin da decenni fedelissima alleata dell’Iran che ha addestrato i miliziani di Hamas.

Ma il domani rischia di essere ancora più buio. A riprova della loro barbarie islamica, i miliziani di Hamas hanno trascinato a Gaza tra i calci e gli sputi decine e decine di ostaggi (160, secondo il Jerusalem Post, cifra non ufficiale), donne e bambini e vecchi rapiti dagli ospizi. E ora postano spavaldi in rete le immagini di una giovane donna ebrea irrisa e sputata, trascinata via mentre tenta di proteggere i suoi figli piccoli. Una parentesi: parliamo di barbarie islamica non per spregio, ma perché nell’Islam, nel suo Islam, Hamas rivendica la fonte della sua missione di morte.

Dunque, Israele si trova di fonte a un dilemma atroce mai vissuto: Hamas ha più di cento di ostaggi detenuti a Gaza, in maggioranza civili, ma anche qualche soldato. Mai Israele è stato così debole da avere permesso che si concretizzasse un tale incubo. Il solo precedente illustra questo disastro: il 25 giugno 2006, sempre al confine di Gaza, alcuni miliziani scavarono un tunnel sotto la rete, sbucarono in Israele e catturarono il caporale Gilad Shalit, di venti anni. Israele ha considerato quella singola presa d’ostaggio di un militare un vulnus irreparabile e attorno alla sorte del gracile caporale si è stretta col fiato sospeso tutta la nazione. Dopo anni di tentativi falliti per liberarlo dentro Gaza, nel 2011 Israele ha ceduto allo scambio e in cambio della sua libertà ha liberato ben cinque pericolosissimi terroristi detenuti, tra questi Yahya Sinwar l’attuale capo politico di Hamas, mandante delle stragi di oggi.

Contemporaneamente, in cambio delle salme di due militari israeliani, uccisi alla frontiera col Libano lo stesso giorno del rapimento di Gilad Shalit, Ehud Goldwasser e Elda Regev, Israele ha liberato centinaia di detenuti per atti di terrorismo dalle sue prigioni. Questo, elevatissimo, è il prezzo che Israele ha sempre pagato per i suoi ostaggi catturati dal nemico in omaggio alla propria, speciale, etica di guerra e di comunità, simbolo della protezione estrema, a prezzi elevatissimi, non solo della vita di ogni cittadino, ma anche e addirittura della degna sepoltura del suo corpo dentro le mura della sua patria-città. Antigone, insomma.

Ma oggi? Come può Israele condurre una massiccia operazione punitiva di terra dentro Gaza, l’unica risposta risolutiva, mentre decine di suoi cittadini sono rinchiusi nei tunnel e possono essere uccisi uno a uno per ritorsione da Hamas? Lo farà, lo dovrà fare perché la risposta dei bombardamenti aerei non è sufficiente, ed è indispensabile conquistare materialmente il territorio, strada per strada, quartiere per quartiere, casa per casa. Un’operazione ben più massiccia e difficile delle penetrazioni di alcune, poche, squadre di carri armati dentro Gaza dell’operazione Piombo Fuso del 2008.

Israele dunque occuperà Gaza, non ha alternative e dovrà pagare il prezzo dei suoi ostaggi trucidati. Un trauma terribile. L’unica risposta efficace a tanta barbarie islamica è l’occupazione militare estesa, utilizzando centinaia dei suoi 3.500 carri armati e dei 10.000 veicoli blindati per il trasporto truppe, che decapiti e polverizzi tutti i centri di comando e operativi di Hamas e della Jihad Islamica. Un’operazione complessa perché non può fermarsi al pur difficile controllo della superficie. Hamas ha infatti scavato un immenso labirinto di tunnel sotto tutta la città. Nei tunnel ci sono i centri operativi, sottoterra sono tenuti prigionieri gli ostaggi. Nei tunnel dovranno penetrare le brigate d’élite dei corpi speciali israeliani, la Golany, la Duvdevan, la Givaty, sparando e lanciando granate. Uno scenario apocalittico di guerra, da incubo.

Grandi saranno le perdite umane di Tshaal, l’esercito israeliano, e certa la perdita della vita di molti degli ostaggi. Di fatto, se oggi Israele subisse il ricatto degli ostaggi, non farebbe pagare ad Hamas lo scempio commesso. Soprattutto, si esporrebbe alla ripetizione dei massacri di questi giorni. Se così fosse, se l’apparato di guerra di Hamas non fosse definitivamente schiantato, sarebbe la fine di Israele.

È, ancora una volta, il dilemma della “Scelta di Sophie”, con gli ebrei che devono scegliere quale figlio salvare e quale fare uccidere dai nazisti, oggi nazisti islamici. La maledizione della Shoah continua.

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