-LA MAPPA Pechino si fabbrica i confini e fa arrabbiare tutti

- Zuckerberg frena la più grande campagna digitale di disinformazione della Cina

31.8.2023 G. Pompili, Redazione ilfoglio.it lettura3’

-LA MAPPA Pechino si fabbrica i confini e fa arrabbiare tutti

GIULIA POMPILI 31 AGO 2023

    

Una nuova (vecchia) mappa della Cina fa arrabbiare tutti. Le rivendicazioni di Xi sono sempre più estese

Ogni anno, il ministero delle Risorse naturali della Repubblica popolare cinese, che fino a qualche anno fa si chiamava ministero del Territorio, pubblica una mappa della Cina. E’ la mappa che secondo Pechino corrisponde ai suoi confini, e quella pubblicazione annuale serve ad aggiornare cartine geografiche negli uffici pubblici, nei libri di scuola, nel materiale che sono obbligati a usare, per esempio, i giornalisti dei media pubblici. La geografia è il chiodo fisso dei regimi, quasi quanto la storia. Ricostruire il passato a proprio vantaggio va di pari passo con la ricostruzione delle mappe e dei confini, insomma di tutto ciò che riguarda la territorialità. Per la Cina di Xi Jinping, sin dal suo arrivo alla leadership, geografia e storia hanno assunto caratteri sempre più prioritari, in chiave nazionalista….

- Zuckerberg frena la più grande campagna digitale di disinformazione della Cina

REDAZIONE 31 AGO 2023

    

Meta contro Spamouflage: la società che controlla i principali social network ha annunciato di aver rimosso ben 7.704 profili Facebook e 954 pagine, tutti collegati a una operazione online chiamata “Spamouflage”, legata alle forze dell’ordine cinesi

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Martedì Meta, la società che controlla Facebook, Instagram e WhatsApp, ha annunciato di aver rimosso ben 7.704 profili Facebook e 954 pagine, tutti collegati a una campagna di disinformazione cinese online chiamata “Spamouflage” – su cui l’azienda e alcuni importanti gruppi di ricerca come l’Australian strategic policy institute indagano dal 2019. Secondo Meta la campagna sarebbe attiva dal 2018 e collegata alle forze dell’ordine cinesi: Spamouflage, con la sua presenza su oltre 50 piattaforme, è la più grande operazione segreta di disinformazione online che sia mai stata identificata fino a oggi, si legge nel rapporto dell’azienda….

- LE STELLE DI MODI

L'India ha conquistato la Luna, ma prima ancora ha invaso il mercato globale con manager prestigiosi

STEFANO CINGOLANI 31 AGO 2023

    

Innovazione e formazione trainano un paese che compete con la Cina. E che ci chiede di scegliere da che parte stare

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Ajay Banga non è un personaggio del quale parla lo show business. Eppure viene considerato uno dei manager più capaci e importanti al mondo. Nel maggio scorso è stato nominato alla guida della Banca mondiale, indicato dal presidente americano Joe Biden. Il predecessore, David Malpass, nominato da Donald Trump, era entrato in contrasto con l’attuale Amministrazione e si è dimesso prima del tempo. Dalla sua nascita nel 1945, la poltrona della World Bank spetta agli statunitensi, la guida del Fondo monetario a qualcun altro. Ma Banga è un indiano con tanto di barba e turbante sikh. Formalmente la regola non è stata violata, perché possiede anche il passaporto americano, tuttavia è un’altra rottura, l’ultima di una serie che ha visto salire al vertice delle multinazionali e delle istituzioni globali gli esponenti della nuova India. Lo stesso Biden ha definito Banga “un leader innovativo”, forte di una “clamorosa approvazione” da parte del board dei governatori della Banca. Il presidente americano si dice ansioso di lavorare con lui per trasformare la Banca mondiale, che “rimane una delle istituzioni più importanti dell’umanità per ridurre la povertà”. Eppure Banga non assomiglia a Muhammad Yunus, il banchiere dei poveri. Per assumere la sua posizione a Washington ha lasciato la presidenza della Exor, la finanziaria degli Agnelli gestita da John Elkann. Nato 63 anni fa a Pune, grande città del Maharashtra, lo stato la cui capitale è Mumbai, la sua famiglia sikh è originaria del Punjab e il padre è un ufficiale dell’esercito distaccato un po’ qua un po’ là. Ajay così frequenta le scuole in mezza India prima di laurearsi a Delhi e tuffarsi in un lungo percorso nelle maggiori multinazionali. Comincia con Nestlé, poi alla Pepsi Cola cura il lancio dei fast food quando l’economia abbandona il socialismo indiano per aprirsi al mercato. Da allora è tutta un’ascesa anche nelle banche come la Citigroup, per la quale cura l’espansione nella microfinanza che in India ha una funzione davvero strategica, per salire poi al vertice di Mastercard. Nel 2007 diventa cittadino americano e si afferma come il più noto esponente del capitalismo in salsa curry.

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